Orti all'ombra dei grattacieli: Poggiofranco, dove cemento e verde convivono in sintonia
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giovedì 23 giugno 2016
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di Michele Castaldo
C’è la prima, quella confinante con i quartieri Carrassi e Picone, che si estende da via Papa Giovanni XIII fino a viale Kennedy, che rappresenta un normale quartiere di Bari, fatto di palazzi di media altezza, strade strette, piazzette, cantine e negozi. E’ quella che possiamo definire la Poggiofranco “bassa”. C’è poi la "nuova" Poggiofranco che si estende a ovest di via Camillo Rosalba: è la zona più moderna, quella dello Sheraton, di via Salvatore Matarrese e dei tanti bar alla moda. Una parte di Bari che al contrario della prima appare “fredda”, poco verde e dominata da tanti uffici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E infine c’è la terza zona, la Poggiofranco “alta”, delimitata da via Giulio Petroni, lo stradone di viale Gandhi/viale Madre Teresa di Calcutta, via Camillo Rosalba e via Mitolo. Un quadrilatero che appare molto diverso da qualsiasi altra zona di Bari. Qui non ci sono né uffici né negozi, ma solo ed esclusivamente appartamenti, sorti però attorno alla campagna. A Poggiofranco ci sono orti coltivati all’ombra di alti palazzi dall’architettura “postmoderna” o strette e sinuose stradine che vanno però a finire in larghe vie ad alta percorrenza. E ancora grattacieli che si stagliano su parchetti con altalene per bambini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un quartiere insomma dominato dai contrasti, che oggi vogliamo raccontarvi. (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio inizia in via Giulio Petroni: superato l’incrocio con via Petraglione, poco prima della struttura occupata dai missionari comboniani, sulla destra si apre una stradina pedonale, una rarità nella città di Bari. La via è costeggiata da alti muri tappezzati da colorati murales: graffiti che si alternano ai personaggi della Disney. La percorriamo e ci troviamo su via Di Cagno, una strada che girando su se stessa ci fa ritornare al punto di partenza. A Poggiofranco strade come questa sono frequenti: progettate per abbracciare interi condomini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte a noi un’indicazione sbiadita ci informa che il “parcheggio clienti” si trova a 20 metri a destra. In realtà si tratta di un parcheggio fantasma, quello dell’ex mercato coperto, una struttura di 2mila metri quadri inaugurata alla fine degli anni 90 ma chiusa dal 2003, abbandonata dai commercianti che non riuscivano a mantenere gli alti costi dei box. Si trova tra via Di Cagno e via Carrante e tra il 2010 e il 2011 era stata occupata da un gruppo di giovani per farne un “centro sociale”. Un tentativo che il Comune ha subito fermato facendo sgomberare la struttura che ora giace inutilizzata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte sorge un complesso di palazzi che formano un armonioso semicerchio: sembra quasi che il mercato rappresenti il palco di un immaginario anfiteatro. Il condominio in questione è uno dei tanti casi di architettura non banale presente a Poggiofranco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Proseguiamo a questo punto per via Carrante: una strada che oltre all’omonima scuola e a palazzi a sette piani con porticati, ospita tutt’attorno aree incolte: un paradiso dei cani che qui possono scorazzare liberamente. Torniamo indietro per imboccare sulla sinistra via Dioguardi. Superiamo l’incrocio con viale De Laurentis, grande arteria che taglia in due il quartiere e svoltiamo a destra per stradella del Caffè, una delle vie simbolo del rione: qui ha infatti sede il palazzo circolare che ospita il II Municipio Poggiofranco-Picone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torniamo su via Dioguardi e ci troviamo davanti a un parcheggio stracolmo di auto durante il giorno e completamente silente e anche un po’ spettrale, dopo il calar del sole. E’ “riservato” agli impiegati dei grandi uffici delle strade adiacenti: a quelli dell’hotel Hilton e soprattutto ai dipendenti della Telecom, azienda che qui ha edificato un enorme complesso bianco con richiami rossi, composto da due palazzi tra i più alti di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra l'ingresso del primo grattacielo e la chiesa Mater Ecclesiae, una rotonda ospita del verde e delle altalene. Si tratta di una delle tre zone attrezzate con giochi per bambini presenti in zona: proseguono per tutta la via, arrivando fino alla fontana circolare all'incrocio con via Camillo Rosalba. Queste aree verdi non hanno alcun tipo di recinzione e, forse anche grazie alle telecamere che da subito sono state montate nelle vicinanze, resistono agli atti vandalici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Costeggiamo la Telecom, per arrivare all’incrocio con via San Tommaso d’Aquino. E qui si apre un autentico panorama rurale. La zona tra la via del filosofo medievale e via Madre Teresa di Calcutta è in realtà una enorme area di campagna, per la gran parte coltivata da contadini che in mezzo ad altissimi palazzi continuano ad avere qui il proprio orticello. Come se non si fossero accorti che attorno a loro, nel frattempo, è arrivata la grande città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quella città che è anche fatta dal vociare dei ragazzi che ogni mattina si recano al Socrate, il liceo classico che sorge nelle vicinanze o al Marco Polo, l’istituto tecnico dalla facciata così blu da essere soprannominato dai residenti la “scuola dei puffi”.
Non ci resta ora che dirigerci verso l’estremità sud del quartiere. Ci troviamo in via Lucarelli, una strada caratterizzata da portici movimentati da qualche esercizio commerciale. La strada è un po’ sopraelevata rispetto al resto del rione e da una sorta di ponte/cavalcavia è quindi possibile ammirare il “panorama” di Poggiofranco. Qui dove cemento e verde convivono in sintonia, alla periferia di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
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Scritto da
Michele Castaldo
Michele Castaldo
I commenti
- Antonio - Distinguere poggiofranco Bassa dalla alta mi sembra fuoriluogo la zona bar moderno funziona bene Ed è. Il nucleo storico del quartiere