di Luca Carofiglio - foto Antonio Caradonna

Chiesa, castello, masseria e villa: a due passi da Bariblu c'è l'ex tenuta De Filippis
TRIGGIANO – Li si nota andando a Bariblu, il centro commerciale che si trova fra Triggiano e San Giorgio: sul cavalcavia che porta all’ipermercato basta guardarsi sulla destra per intravedere immersi tra la natura della vicina lama, una serie di edifici abbandonati ma particolari. Si tratta di ciò che resta della tenuta De Filippis, una villa antica di fine 800/inizio 900 la cui proprietà si estende su 34mila metri quadrati. (Vedi foto galleria)

L’edificio principale, abbandonato per decenni, è stato ristrutturato nel 1994 al fine di ospitare un centro di recupero per tossicodipendenti. La villa è stata praticamente ricostruita e a parte la forma non conserva nulla di “antico”. Si presenta ora con un color rosso acceso che predomina sugli infissi verdi e le decorazioni bianche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Accanto però alla comunità, all’ombra di altissimi pini marittimi, sorge una specie di piccolo “castello”, quella che probabilmente doveva essere la piccionaia della tenuta. Sembra un castello perché oltre alle decorazioni “merlate” della facciata presenta sul tetto alcuni pilastrini verticali che paiono delle piccole torri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’interno ci sono due ambienti che testimoniano però l’abbandono della struttura. I muri sono pieni di scritte, il pavimento è ricoperto di rifiuti e per terra si trovano alcune lastre con su inciso il nome del vecchio proprietario: De Filippis. In un angolo è persino presente un vecchio materasso a rete in pessimo stato: segno che qui qualcuno ci ha passato una o più notti.  Attraverso una fessura è possibile scorgere in lontananza il moderno edificio di Bariblu e un'altra struttura appartenente alla tenuta: la chiesetta color rosa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


La chiesa è immersa nella vegetazione, circondata da ulivi e mandorli e conserva nonostante l’abbandono una certa grazia. Costruita in mattoni presenta sulla facciata un timpano triangolare e una circonferenza che lascia pensare che lì un tempo ci sia stato un rosone. Anche qui però è la desolazione a regnare. Sul pavimento c’è di tutto, dalle bottiglie dell’acqua ai cartoni del latte e le pareti riportano “dediche d’amore”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciamo quindi dalla chiesa per andare incontro all’ultima costruzione della tenuta: la stalla. Si tratta di un edificio che pare una piccola masseria fatta di mattoni bianchi e invasa dalla vegetazione. Facendoci largo tra le piante entriamo e ci ritroviamo in un ambiente illuminato dai raggi del sole che filtrando da una finestra coperta dagli arbusti creano un interessante gioco di colori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Anche qui ci sono rifiuti ovunque (tra cui un mattone con inciso il nome dei De Filippis), anche se la presenza di scope quasi nuove e due materassi ricoperti da cuscini, coperte e maglioni ci fanno capire come qualcuno dentro ci abiti. Nel “cortile” una fila di mangiatoie conferma la destinazione dell’immobile a stalla e una scala permette l’accesso al terrazzo dominato per terra da tegole rosse, vegetazione spontanea e travi di legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta quindi che lasciare questa “tenuta” abbandonata. Sembra che la proprietà sia stata divisa tra una signora che risiede a Valenzano e due fratelli che oggi vivono in America. A detta di molti i due vorrebbero vendere la loro parte per 300mila euro. Non sappiamo se ci potrà mai essere qualcuno interessato a rimettere in piedi queste “rovine”, che però ancora oggi, così immerse nella natura e così isolate, mantengono un evidente fascino che sa di “antico”. 

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Li si nota andando a Bariblu: sul cavalcavia che porta all’ipermercato basta guardarsi sulla destra per intravedere, immersi tra ulivi, mandorli e alti alberi, una serie di edifici particolari. Si tratta di ciò che resta della tenuta De Filippis, una villa antica di fine 800/inizio 900 la cui proprietà si estende su 34mila metri quadrati
L’edificio principale, abbandonato per decenni, è stato ristrutturato nel 1994 per ospitare un centro di recupero per tossicodipendenti. La villa è stata praticamente ricostruita e a parte la forma non conserva nulla di “antico”. Si presenta ora con un color rosso acceso che predomina sugli infissi verdi e le decorazioni bianche
Accanto però alla comunità, all’ombra di altissimi pini marittimi, sorge una specie di piccolo “castello”, quello che probabilmente doveva essere la piccionaia della tenuta
L'edificio sembra un castello perchè oltre alle decorazioni “merlate” della facciata, presenta sul tetto alcuni pilastrini verticali che paiono delle piccole torri
All’interno ci sono due ambienti che testimoniano l’abbandono della struttura. I muri sono pieni di scritte...
...il pavimento è ricoperto di rifiuti e per terra si trovano alcune lastre con su inciso il nome del vecchio proprietario: De Filippis
In un angolo è persino presente un vecchio materasso a rete in pessimo stato: segno che qui qualcuno ci ha passato una o più notti
Attraverso una fessura è possibile scorgere in lontananza il moderno edificio di Bariblu...
...e da un'altra finestra si scorge un'altra struttura appartenente alla tenuta: la chiesetta color rosa
La chiesa è immersa nella vegetazione, circondata da ulivi e mandorli e conserva nonostante l’abbandono una certa grazia
Costruita in mattoni presenta sulla facciata un timpano triangolare e una circonferenza che lascia pensare che lì un tempo ci sia stato un rosone
Ci si ritrova davanti a sporcizia e rifiuti, come bottiglie di birra, un cartone di latte e di succhi di frutta, buste di plastica e della spesa e bottiglie d’acqua che testimoniano di nuovo che l’area sia stata utilizzata come rifugio
I muri anche qui riportano delle scritte, specialmente dediche d’amore
Usciamo quindi dalla chiesa per andare incontro all’ultima costruzione della tenuta: la stalla. Si tratta di un edificio che pare una piccola masseria fatta di mattoni bianchi invasa dalla vegetazione
Facendoci largo tra le piante entriamo e ci ritroviamo in un ambiente illuminato dai raggi del sole che filtrando da una finestra coperta dagli arbusti creano un interessante gioco di colori
Anche qui ci sono rifiuti ovunque (tra cui un mattone con inciso il nome dei De Filippis)...
...anche se la presenza di scope quasi nuove...
...e di due materassi ricoperti da cuscini, coperte e maglioni, ci fanno capire come qui qualcuno ci abiti
Nel “cortile” una fila di mangiatoie conferma la destinazione dell’immobile a stalla
Una scala permette l’accesso al terrazzo dominato da tegole rosse per terra, vegetazione spontanea e travi di legno



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  • Illuso - Tante cose si potrebbero fare giù nel meridione, anche sé sono disseminate le cose interessanti....non siamo capaci di dar valore " a differenza di altre regioni piú a nord" alle cose che abbiamo. Non dimentichiamo " per fare un esempio" che si é dato modo a bari " piazza della stazione" di abbattere un edificio d' epoca, per fare posto ad uno che ha deturpato quanto di bello avevamo. Purtroppo non abbiamo gusto, siamo amanti solo del dannato Denaro.


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