A Gravina c'è un vero piccolo vulcano: «E' pericoloso, ha inghiottito tante pecore»
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venerdì 29 settembre 2017
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di Nicola Imperiale
Siamo andati a visitare questo inedito geosito, ubicato nell’agro di Gravina (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per raggiungerlo dobbiamo percorrere la bradanica 655 che dal paese pugliese porta a Matera. All’altezza del km 13 svoltiamo a destra in una stradina secondaria e ci avventuriamo fra gli sconfinati territori della Murgia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nella paura di perderci chiediamo aiuto a un coltivatore che in quel momento per fortuna sta passando con il suo trattore blu. L’uomo, il 52enne Francesco Paolo, afferma di essere il proprietario della terra su cui sorge il cratere e gentilmente si offre di accompagnarci.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per un attimo ci sembra di perderci in un paesaggio da film western: intorno solo lande desolate. Ma ecco dopo un chilometro di tragitto delinearsi di fronte a noi il vulcano.
Davanti ai nostri occhi, su un terreno arido, si presenta una piccola collina alta poco più di due metri. La sua superficie colma di argilla azzurra essiccata le conferisce un colore grigio chiaro, quasi bianco. A rendere più “vivo” l’ambiente ci sono dei cespugli che spuntano qui e là.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di salire a visitare il cratere, ci dirigiamo verso quella che sembra essere una bocca più piccola: in realtà è un vulcanello più piccolo, come in precedenza segnalatoci dalla geologa Filomena Canora, che al geosito ha dedicato un approfondito studio. Ci mettiamo qualche minuto per trovarlo, perché totalmente coperto dalla vegetazione: lo riconosciamo solo grazie alla roccia ricoperta di fango solidificato. Notiamo come all’interno della melma secca giaccia un pezzo di metallo che è rimasto praticamente “incollato” al terreno, ormai inamovibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta ora che andare ad ammirare il cratere più grande, dopo aver attraversato un terreno brullo e fangoso. Quando arriviamo ci troviamo davanti a una grande “pozzanghera” di fanghiglia grigia del diametro di tre metri, circondata da steppaglia. Francesco ci dice di stare attenti, perché anche se attualmente a “riposo” il vulcano in passato ha dimostrato la sua pericolosità.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Noi ci teniamo alla larga perché ne abbiamo un po’ timore – afferma l’uomo -. Quando è in attività dal cratere esce un liquido verdastro e un effluvio simile allo zolfo e in passato diverse pecore sono state inghiottite dalla quella bocca. Avevo anche costruito un recinto per evitare che gli animali (e magari qualche cacciatore) ci finissero dentro, ma la terra argillosa intorno si è mangiata anche la recinzione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Con in mente i poveri ovini che vengono risucchiati giù dalle “sabbie mobili”, decidiamo di ritornare sui nostri passi. Ma proprio mentre ce ne stiamo andando, ecco all’improvviso una serie di bolle d’aria formarsi una dietro l’altra sulla superficie fangosa, per poi esplodere spezzando con un lievissimo rumore l’assoluto silenzio del luogo. Il vulcanello è vivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Nicola Imperiale
Nicola Imperiale
I commenti
- Giovanni Mercadante - Complimenti per la descrizione dettagliata e per le immagini a corredo. Gianni Mercadante-giornalista
- MAURIZIO GATTAGRISI - Non lo conoscevo fin quando ho letto il vostro articolo. Grazie per questa "chicca".