Stanze vuote, chiese deserte, reparti fantasma: viaggio nell'ospedale militare di Bari
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martedì 6 febbraio 2018
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di Luca Carofiglio
L’edificio, situato su una superficie di 50mila metri quadri, si trova nel quadrilatero compreso tra corso Alcide De Gasperi, via La Sorsa, via Giulio Petroni e via Pende. Assieme al 71enne Andrea Campanella, ufficiale dell'Esercito che nel nosocomio ci ha lavorato a lungo, varchiamo l'ingresso monumentale, ben visibile al civico 243 di corso De Gasperi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci ritroviamo così dinanzi alla struttura principale, caratterizzata da un tenue color crema e la scritta a caratteri cubitali che appena sotto il tetto ne riporta il nome e l'anno di progettazione: il 1936. L’ospedale fu inaugurato però nel 1939, rimanendo attivo per 69 anni, fino a quando nel 2008 a causa del taglio dei fondi destinati alla sanità dell'esercito fu improvvisamente chiuso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di fronte a noi c'è l'entrata centrale, contraddistinta da vetrate in gran parte rotte, segno del passaggio di vandali e ladri. La varchiamo e imbocchiamo il lunghissimo corridoio che si apre di fronte ai nostri occhi. Su entrambi i lati del passaggio si affacciano diversi ex reparti fantasma: su quello destro per esempio intravediamo la farmacia, dove venivano conservate e in alcuni casi prodotte grandi quantità di medicine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torniamo nel cortile, il punto da cui è da poco cominciato il nostro viaggio. Ci dirigiamo verso il lato destro dell'immobile, laddove è posizionato quello che era l'accesso più frequentato dell'ospedale. Qui si trova infatti il posto di guardia all’interno del quale i militari prendevano le generalità dei pazienti: gli ospiti poi si spostavano in uno stabile adiacente che fungeva da accettazione e sala d'attesa, poco prima di essere smistati negli ambulatori più adatti alle loro esigenze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Scarpiniamo per qualche metro, lasciando alla nostra destra una statua raffigurante la Madonna lì presente sin dal giorno dell'apertura del Bonomo. Arriviamo così di fronte a un basso stabile color giallo pallido. «Doveva diventare la mensa dei pazienti - sottolinea la nostra guida -. Ne avrebbe accolti circa 500 e sarebbe stata organizzata con un sistema informatico in grado di memorizzare tutti i pasti da somministrare a ciascun malato. Purtroppo non è mai entrata in funzione».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Svoltiamo dunque a destra, giungendo nella parte più "spensierata" del complesso: i campi da tennis dove i dipendenti si rilassavano tra una visita e l'altra. Ora sono quasi irriconoscibili per via delle erbacce che vi hanno preso il sopravvento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A poca distanza c'è anche il fabbricato giallo del reparto servizi, con il suo bar e gli ambienti nei quali Andrea ha lavorato per anni. Entriamo per un attimo nella stanza che fu il suo ufficio: l'ex militare ci fa vedere la planimetria delle sale, celando a fatica la commozione del ritorno dietro i suoi occhiali da sole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Torniamo sulla stradina che stavamo percorrendo e approdiamo davanti a un padiglione dotato di un torrione rivestito di vetrate: riprende in pratica lo stile dell'edificio posto dinanzi all'ingresso monumentale. Al suo interno erano attive le commissioni che valutavano i futuri graduati, gli aspiranti membri dei corpi speciali e i candidati alla pensione militare e civile. Secondo indiscrezioni raccolte dal Demanio la struttura è in fase di ristrutturazione, dopo essere stato assegnata ad alcuni uffici amministrativi statali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giriamo a sinistra, cominciando a costeggiare il muro che a fatica contiene l'avanzare delle piante. Sul lato destro la parete protegge il reparto di dermatologia: un mese fa avevamo raccontato come nel sottoscala di questa struttura ci fossero i disegni di una nave esplosa nel porto di Bari nel 1943 e di un Braccio di ferro con in mano una razione "K", tipico rancio dei soldati alleati. «Furono realizzati da uno dei sottoufficiali inglesi che occuparono lo stabile durante la Seconda guerra mondiale - evidenzia Campanella -. Oggi però non è accessibile perchè è chiuso a chiave».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Continuiamo la nostra esplorazione lasciandoci dietro due enormi capannoni usati come archivio e un’altra stanza dove oltre a un bagno distrutto spicca un calendario del 2007, testimonianza di come qui il tempo si sia fermato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Pieghiamo verso destra, sul lato del nosocomio adiacente via Pende e arriviamo davanti alla pregevole chiesetta dell'ospedale, dedicata alla Vergine Immacolata. Oggi sconsacrata, è lì sin dall'inaugurazione del Bonomo. Ristrutturata nel 1995, possiede una bianchissima facciata rettangolare sulla quale impera una grossa croce e si incastonano tre portali marroni che danno accesso al tempietto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’interno sono ben conservati sia l’altare che i dipinti restaurati con l'aiuto di alcuni militari agli ordini di Campanella. «Ho un legame particolare con questa cappella - confessa il 71enne -. Qui feci celebrare il funerale di mio figlio, investito a 18 anni vicino allo stadio San Nicola: fu l'ultima messa che ospitò».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Usciamo dal tempietto per dirigerci nuovamente verso l'immobile principale, dove abbiamo aperto e chiuderemo la nostra ispezione. Vi accediamo da un ingresso secondario che evoca ricordi decisamente più allegri: conduce infatti nell'ambiente che conteneva il cineforum e la zona riservata agli spettacoli di piano bar. Film e melodie di dieci anni fa, oggi sostituite da una perenne quiete.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta quindi che avviarci all’uscita, lì dove un’elegante cancellata nera si chiude tristemente alle nostre spalle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Luca Carofiglio
Luca Carofiglio
I commenti
- carlo de lucia - @... BRAVO LUCA...HAI FATTO UN OTTIMO SERVIZIO SUL QUESTO IMPONENTE E COLOSSALE IMMOBILE DEGRADATO E ABBANDONATO...COMPLIMENTI...
- Lucio - Bravissimo Luca, mi hai riportato indietro Nel tempo perché in questo ospedale passavo le mie visite du controllo per ritornare in servizio. Tutto bello ricordare la chiesetta, la mensa e puoi passage da un reparto all'altro per le visite e puoi per gli uffici a ritirare i documenti. La cosa piu importante che l'ex collega non ti ha ricordato, era l'incontro li in quel posto di fare amicizia e incontri con gente di tutte le forze armate. Io della M.M. facevo amicizia con colleghi dell'Esercito, Aereonautica , e altri corpi, scambiandoci opinioni sella nostra divisa. Grande Luca bravo e grazie