Dolmen, masserie, torrenti e spiagge: a fianco alla statale c'è il Parco dune costiere
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venerdì 6 aprile 2018
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di Nicola Imperiale
Questo paradiso affianca la frequentatissima 379, la statale che porta in Salento e potrebbe dunque fungere da ottimo punto di sosta per coloro che si spostano verso il tacco d'Italia. Peccato che in pochi sanno che proprio lì dove le auto sfrecciano a cento chilometri all’ora si trova un posto in cui la quiete e la natura la fanno da padrone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per raggiungerlo imbocchiamo l'uscita "Fasano centro" della statale e ci immettiamo quindi nella strada che conduce a Ostuni. Dopo circa 13 chilometri all’altezza della frazione di Montalbano appare sulla sinistra l'Albergabici, centro informazioni dell'oasi, attivo in un'ex casa cantoniera dal colore rossiccio: è questo il punto di partenza dell’esplorazione. Ad accoglierci c'è Mariantonietta, la nostra guida. (Vedi foto galleria)
Saliamo così sul "mezzo delle dune", il pulmino dell'ente sul quale ci muoveremo durante il tour. La prima parte della visita riguarda la porzione del parco situata nell'entroterra. Ci addentriamo in una stretta arteria che procede verso nord tra ulivi secolari, muretti a secco e pittoreschi sentieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La maggior parte dei terreni appartiene a privati che collaborano alla pulizia del suolo», spiega Mariantonietta. Il “Dune costiere” rappresenta infatti un esempio di collaborazione vincente tra enti pubblici e privati. Dal 2010 è gestito da un consorzio che comprende i Comuni di Fasano e Ostuni, la Provincia di Brindisi e la Regione Puglia: un gruppo che dialoga con associazioni culturali, ambientalisti, attività commerciali, lidi della zona e residenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo qualche centinaio di metri sbuchiamo sulla via Francigena, un antico itinerario da sempre percorso dai pellegrini. In questo tratto la strada riprende il tracciato della via Traiana, realizzata tra il 108 e il 110 d.C. per mettere in comunicazione Roma con Brindisi. Dal finestrino intanto scorgiamo il dolmen di Montalbano, risalente addirittura al II millenio a.C.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo quasi un chilometro arriviamo alla masseria Carparelli. Eretta tra il 500 e il 600 sotto la dominazione spagnola, balza all'occhio per il suo biancore ed è affiancata da una piccola cappella. Torniamo quindi sulla Francigena fino ad arrivare alla “Casa del Parco”, la vecchia stazione di Fontevecchia ora usata per laboratori di educazione ambientale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da qui passiamo sotto la ferrovia e giungiamo dinanzi a un altro bianchissimo complesso: la masseria Fontenuova. Qui ha sede un'azienda zootecnica che produce formaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attorno alla struttura la tranquillità regna sovrana. Il silenzio è rotto solo dai muggiti delle mucche e dall'incedere incerto delle oche starnazzanti. Sul lato destro della fattoria ammiriamo anche un grazioso gregge di pecore tra le quali rientra un esemplare di "moscia leccese", rara razza caratterizzata dal muso e dalle zampe nere.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A questo punto cambiamo cicerone. Con noi ora c'è infatti Alessandro, biologo del posto che ci guida alla scoperta della parte costiera del parco. Risaliamo sul pulmino e ci avviamo verso il mare, passando sotto la trafficata statale. «Quella strada è una profonda cicatrice per l'area protetta», afferma con rammarico il nuovo accompagnatore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lasciamo alle nostre spalle il sottopasso, approdando così sulla complanare: in questo tratto stiamo ricalcando il tracciato della via Appia Antica. Ci immergiamo nella zona umida dall'entrata del lido Morelli, uno dei tanti che collabora con il consorzio. Incrociamo la “Casa del mare”, quella che da quest’estate sarà il nuovo centro informazione e osserviamo il suggestivo porticciolo turistico della spiaggia privata, allestito su un canaletto lungo una cinquantina di metri con sbocco sulla costa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Davanti a noi brilla infatti un fiumiciattolo che si sviluppa parallelamente al litorale. Il corso d'acqua è diviso dalla spiaggia da una serie di dune sabbiose alte tra i sette e gli otto metri, ricoperte da ginepri ed essenziali per la sopravvivenza della rigogliosa fauna del luogo. A difenderle c'è una staccionata e persino dei cartelli che invitano i bagnanti a non salirci sopra per evitare che franino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il torrente è contraddistinto da diversi ponticelli, uno dei quali ci fa pervenire di fronte a un impianto di itticoltura. L'acqua che lo alimenta, di origine sorgiva, ha un leggerissimo contenuto di sale per via della vicinanza del mare: è l'ambiente ideale per l'allevamento di cefali, orate e anguille.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A proteggere il canale c’è anche un canneto, ottimo habitat per gli uccelli acquatici. Spaventati dalla nostra presenza, alcuni di loro fuggono e si rifugiano sulla riva opposta. Non sono però gli unici ospiti del luogo: vari tipi di volatili migratori quali il Martin Pescatore e la Nitticora, ma anche rapaci come il Gheppio o il Falco di palude si danno qui appuntamento nelle stagioni calde, tanto da attrarre gli amanti del birdwatching.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo così arrivati alla fine del giro, ma prima di andarcene ci voltiamo verso il mare, ancora troppo freddo per attrarre i bagnanti, ma proprio per questo splendido e selvaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Scritto da
Nicola Imperiale
Nicola Imperiale