Bari, San Domenico: la chiesa di quell'antico convento rimpiazzato dalla Prefettura
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lunedì 10 settembre 2018
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di Salvatore Schirone - foto Antonio Caradonna
Per questo abbiamo deciso di ritornare nella città antica per andare alla scoperta di questi gioielli in modo da fornire una compiuta testimonianza delle loro storie e dei tesori celati agli occhi di tanti baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi è la volta di San Domenico, un tempio dalla storia molto particolare: è ciò che sopravvive dell’antico convento dei Domenicani che si trovava lì dove oggi sorge il Palazzo della Prefettura. Del grande complesso religioso non è restato quasi nulla, se non questa chiesetta all’apparenza anonima, ma impreziosita al suo interno da fregi barocchi, tele quattrocentesche e crocifissi di scuola veneziana. (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio parte in piazza Libertà, lì dove svetta la facciata bianca e rossa della Prefettura, costruita tra il 1823 e il 1829 dall’architetto Giuseppe Gimma e su cui si staglia uno degli otto orologi da torre della città. In realtà il palazzo non sorse ex novo, ma fu il risultato del riutilizzo e dell’ampliamento del suddetto convento sequestrato da Napoleone dopo l’abolizione, nel 1810, di tutti gli ordini religiosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A destra dell’edificio si apre una stradina, vico Prefettura, che ci porta su via Intendenza e a un tratto i grandi e illuminati spazi del murattiano lasciano il posto ai vicoli stretti e ombrati del centro storico. La sede istituzionale si trova infatti a ridosso delle mura che segnavano il confine della città medievale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La strada ci conduce direttamente alla nostra chiesa, situata all’estremo angolo nord del retro della Prefettura. Costruita nel X secolo con il nome dei santi Simone e Giuda, fu rilevata nel 1286 dai padri domenicani, giunti a Bari tra il XII e il XIII secolo, che iniziarono subito i lavori per il convento attiguo. San Domenico subì nel tempo varie ristrutturazioni, fino alla completa demolizione e riedificazione avvenuta nel 1794.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In effetti oggi si presenta all’esterno con una sobria facciata settecentesca. La parte frontale è tripartita, scandita da doppie paraste e sormontata da un cornicione che si incurva al centro a formare un frontone spezzato su cui si erge un fastigio barocco. Nella lunetta del portale ecco lo stemma della Confraternita di San Domenico, mentre al di sotto è presente la scritta “Arciconfraternita del SS.mo Rosario”, associazione che dal 1900 gestisce la struttura. In alto appare un campanile ad altana con copertura a fungo schiacciato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci rimane ora che entrare, ritrovandoci all’improvviso immersi in un ambiente ricco di ori, stucchi e marmi che si pongono in forte contrasto con la semplicità dell’esterno. La singola navata è sovrastata da un soffitto a botte e dalla cupola che si innalza sulla pianta a croce greca del fabbricato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sopra il portone si fa spazio l’organo settecentesco recentemente restaurato, mentre di fronte si trova il maestoso altare centrale sul quale domina una delle più belle opere del pittore barese Antonio Lanave: “Gloria di San Domenico”. L’autore, discepolo del più noto Raffaele Armenise, ci lavorò nel 1921 realizzando anche gli affreschi della cupola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al di sotto della lunetta, sugli angoli estremi, si stagliano due caratteristici balconcini protetti dalle grate: rappresentano l'unico collegamento ancora esistente tra la chiesa e la Prefettura. Da qui hanno seguito messe e celebrazioni principi, sovrani e in tempi più recenti politici quali Aldo Moro.
Sulle pareti laterali tele del 600 e 700 adornano gli altari ottocenteschi, ma è attraversando il presbiterio, nel transetto di sinistra, che scoviamo le due vere chicche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La prima è lo stupendo crocifisso ligneo di scuola veneziana posto su una quadro attribuito a Vincenzo Lapegna. La seconda è il quattrocentesco bassorilievo della Madonna della Neve, che con un saio a grosse pieghe scanalate regge alla sua destra il Bambinello in piedi, nudo. Sotto di loro sono disegnati una chiesa e un campanile, a ricordo del miracolo della neve ad agosto: quello che nel IV secolo convinse Papa Liberio ad erigere la famosa basilica romana dedicata alla Madre di Dio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È l’ultima meraviglia di quella che potremmo soprannominare la “chiesa della Prefettura”, un prezioso ma quasi sconosciuto tempio situato in un angolino del più imponente edificio istituzionale cittadino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Salvatore Schirone
Salvatore Schirone
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Luigi dagostino - Leggere gli articoli di Salvatore è sempre cosi appagante e suscita la sana curiosità...che mette voglia di correre nei luoghi che cosi amabilmente e professionalmente descrive... Grazie