Ostuni, dopo 25 anni di oblìo svelato l'incanto della "Grotta di San Biagio"
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giovedì 4 ottobre 2018
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di Eva Signorile
«Quella che siamo finalmente riusciti a vedere è una "grave" - spiega Francesco Lorusso, capo della fortunata spedizione -, vale a dire uno spazio vuoto sotterraneo a cui si accede attraverso un ingresso verticale. L'entrata, originata da un crollo del soffitto, permette di calarsi in uno "stanzone" lungo 100 metri e largo in alcuni punti 80: praticamente le dimensioni di un campo da calcio».
Uno scenario impressionante e quasi inaccessibile. «Le prime indagini risalgono alla fine degli anni 50 - prosegue l'esperto - ma storicamente i possessori del terreno sono stati parecchio restii ad autorizzare l'arrivo di "esterni". L'ultimo permesso è arrivato all'inizio degli anni 90 e da quel momento in poi il sito è caduto nell'oblìo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Uno scetticismo rotto però lo scorso mese dopo un'intensa "attività diplomatica". Gli uomini di Lorusso si sono così introdotti in quella che al catasto è registrata sotto il nome di "Grave Pizzocucco", derivante dal piccolo monte che la ospita. «Gli abitanti della "città bianca" però la associano sempre al nome del santo - precisa il ricercatore - per via dell'omonimo santuario adiacente, situato tre chilometri a nord-ovest del centro abitato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le foto scattate dagli speleologi lasciano senza fiato (vedi galleria).
Nella grotta si accede solamente calandosi dall'alto, legati a una corda e muniti di elmetto protettivo, atterrando poi su un imponente cono di detriti. L'ambiente è parzialmente illuminato da un fascio di luce suggestivo che squarcia per un attimo l'oscurità imperante: tutto attorno infatti il buio torna presto a regnare e rende indispensabile l'uso di torce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I faretti rivelano scorci fantastici, con stalattiti biancastre che pendendo dal soffitto "sfidano" le stalagmiti “sguainate” dal suolo. A volte il lungo duello si conclude in un “abbraccio”: le due forme di concrezioni calcaree infatti, nel loro lentissimo accrescimento, finiscono cioè con il toccarsi, fondendosi progressivamente in una nuova struttura chiamata “colonna”. Un vero e proprio capolavoro della natura, considerando che entrambe si allungano di circa due millimetri all'anno grazie all'accumulo di carbonato di calcio nell'acqua.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ovunque poi spuntano dal nulla strutture minerarie che sembrano essere state modellate da un folle scultore. «Meriterebbero di essere studiate a fondo - sottolinea lo speleologo - ma la durata prestabilita dell'esplorazione era di un solo giorno. Alcune pareti poi presentano dei punti in cui potrebbero aprirsi degli ambienti laterali, senza contare il bisogno di analizzare cosa c'è sotto la montagnola detritica: ci vorrebbero settimane e sarebbe necessario l'utilizzo di un escavatore meccanico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Analisi che non si fermerebbero agli aspetti geologici. «Nei decenni scorsi, durante le prime visite - evidenzia Francesco - furono rinvenuti alcuni reperti archeologici, segno che lì dentro l'uomo è penetrato in epoche antiche. Recuperare quelle preziose testimonianze consentirebbe di conoscere di più su quel periodo, effettuando anche una datazione affidabile». Tutti studi che richiederebbero un soggiorno prolungato nella grotta. Ma per ora i pipistrelli, unici inquilini della cavità, possono continuare a svolazzare indisturbati.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- zcosimo65 - niente nasce per caso se vedete bene al foto dove c'è quel fascio di luce va ha vinire in un punto preciso,io ci farei un pensierino dove scavare comunque e un mio pensiero ,non per caso si cihiama Grotta di San Biagio. grazie