Nobile, antico e imponente: alla scoperta dell'abbandonato castello di Loseto
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martedì 10 settembre 2019
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di Nicola Imperiale
Si trova nel centro storico dell’ex frazione, in piazza Guido De Ruggiero, largo un tempo occupato dal fossato del maniero. Costruito nel 400 sui resti di una più antica fortezza normanno-sveva, fu più volte ristrutturato, fino a quando venduto dai Sagarriga Visconti ai De Ruggiero, nel 1764 gli fu donato l’aspetto fortificato attuale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il castello si presenta con una pianta pentagonale irregolare e alte mura di cinta con paramenti di cocci e tufo. Arricchito da una torre con piccionaia, presenta sul retro una graziosa loggia a serliana. Un grande portone di legno, inserito in un arco in pietra, sbarra però l’ingresso, chiuso da tanto tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Noi però, grazie al permesso dell’attuale proprietario, Gianfranco Sagarriga Visconti, siamo riusciti ad entrarci, scoprendo un mondo fatto di piccole cappelle, ampi cortili, archi a sesto acuto e decine di stanze vuote e silenziose.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A farci da guida in questo viaggio c’è G., 80enne esperto del luogo. È lui a farci notare all’entrata una targa del 1973 in cui la famiglia Sagarriga Visconti annuncia di aver “restituito alla propria stirpe questo castello che apparteneva loro due secoli fa”. «Per prestigio e forse anche per qualche progetto commerciale, la famiglia volle riacquistare negli anni 70 l’edificio che era stato proprio dal 1563 fino al 1762», spiega il nostro cicerone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma nonostante siano passati più di quarant’anni dall’acquisizione nulla è stato fatto per riportare la fortezza in vita. «Il problema – ci spiega G. – è che la Soprintendenza, in mancanza di documentazione che ne certifichi origine e storia, non può concedere al castello lo status di “dimora storica”. Questo quindi non permette agli eredi di godere di sgravi fiscali e accedere ai finanziamenti necessari per restaurarlo. Senza il supporto dello Stato è impossibile che un privato possa rimetterlo in sesto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo quindi dentro. Ad accoglierci un ingresso abbellito da un lampadario in ferro battuto che, attraverso un arco a tutto sesto, ci introduce in un cortile dove a dominare è la vegetazione incolta (che viene comunque estirpata ogni 2-3 anni).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un altro arco, a sesto acuto, ci conduce poi in un secondo cortile, lì dove rinveniamo su un marmo i resti di un’iscrizione in latino risalente al 1731.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un porta poi conduce in un locale con la volta a botte il cui pavimento risulta in gran parte crollato. «È un danno avvenuto durante la Seconda guerra mondiale – ci rivela la guida –. Gli anziani del posto raccontano che il pavimento venne giù quando esplose la nave John Harvey nel 1943. Lo sanno perché l’edificio servì da rifugio durante il conflitto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Saliamo ora una lunga scalinata per accedere al piano superiore. Sulla nostra sinistra svetta lo stemma dei Sagarriga Visconti: uno scudo con il leone rampante e il serpente. Più avanti, superato un grande salone probabilmente utilizzato in passato per le feste, scopriamo una piccola cappella. Al suo interno si trova un altare intagliato con una raffigurazione della Madonna con bambino: è sormontato dalla scritta Pulchra es Maria (bella è Maria): un verso che ricorda un'antica preghiera del IV secolo pronunciata in onore dell'Immacolata Concezione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il resto del castello è costituito da un dedalo d’innumerevoli stanze silenziose che si susseguono per i suoi quasi mille metri quadri di superficie. In una di queste troviamo alcune vecchie sedie e una specchiera, oltre a un sorprendente tricolore con il simbolo sabaudo, a dimostrazione di quanta storia sia ancora nascosta fra queste mura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Possiamo ora salire fin sopra il terrazzo, scansando i tanti piccioni, veri residenti del posto. Da qui possiamo contemplare il panorama dell’intera Loseto. Il nostro sguardo abbraccia la parte vecchia, con il campanile della chiesa di San Giorgio Martire, ma anche gli alti palazzoni della zona nuova. E per un attimo, dall’alto di questa rocca, ci sembra davvero di dominare questo antico e dimenticato quartiere.
(Vedi galleria fotografica)
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Nicola Imperiale
Nicola Imperiale