Bari, in via Abbrescia c'è un gioiello nascosto: la pittoresca Chiesa dell'Immacolata
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martedì 14 gennaio 2020
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di Giulia Mele - foto Valentina Rosati
La sua storia inizia nel 1919, quando i frati cappuccini acquistano in via Abbrescia un fabbricato che (udite udite) in precedenza aveva ospitato una casa chiusa. Noncuranti del passato a luci rosse, i religiosi cominciano i lavori di adeguamento e rifacimento dello stabile il 10 giugno 1923, per terminarli il 25 settembre 1926, giorno in cui il tempio viene solennemente aperto al culto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da allora l’Immacolata si erge nel Quartiere Umbertino, quasi confinante con il coevo Teatro Kursaal, eretto nel 1928. La sua facciata color sabbia emerge oggi al civico 96 e al centro di due edifici, uno dei quali è il convento dei Cappuccini, una struttura donata ai frati nel 1943 che nel 1957 fu anche sede della Curia Provinciale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La chiesa si presenta tripartita da alte lesene in tre scomparti: in quello centrale si apre il portale d’ingresso con arco a sesto acuto, affiancato da colonne ornate da capitelli misti, su cui è poggiato l’archivolto modanato. Al centro, nella lunetta trilobata, trova spazio una scultura della Madonna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sormonta il portale una trifora con archi ogivali, la cui vetrata istoriata è stata realizzata dall’artista Pino Loiacono (il “Canaletto barese”), che ha curato anche tutte le altre vetrate del tempio tra la metà degli anni 80 e l’inizio degli anni 90. La trifora è sormontata da un grande oculo centrale con cinque archetti tribolati che assumono la forma di una stella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta ora che entrare. Varcata la soglia veniamo rapiti dalla bellezza e solennità della chiesa, in cui predominano colori caldi che avvolgono totalmente il nostro sguardo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La pianta è a tre navate divise da pilastri polistili congiunti da archi a sesto acuto, sopra quali ricorre l’elegante triforio. Il presbiterio in fondo alla navata centrale si apre con un ampio arco trionfale e comprende l’altare maggiore: una lunga mensa in marmo sorretta da 18 colonnine dello stesso materiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad avvolgere l’abside semicircolare, vi è un deambulatorio sormontato da una suggestiva galleria segnata da bifore trilobate e protetta da grate in legno. Un tempo era la sede del coro dei monaci di clausura: qui i frati potevano assistere alla messa rimanendo nascosti agli occhi del popolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma è alzando la testa che si rivela la meraviglia: il catino absidale è infatti completamente dipinto da un affresco di Mario Prayer simboleggiante l’Immacolata nello spicchio centrale e sei angeli recanti cartigli inscritti negli spicchi laterali. Conclude l’opera del pittore veneziano il contorno dell’arco che raffigura numerosi cappuccini.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di Prayer (artista che ha decorato alcuni dei più importanti edifici di Bari tra cui l’Ateneo, la Prefettura e il palazzo del Comune) sono anche due trittici posti sugli altari laterali. Il primo vede al centro l’immagine del Sacro Cuore e ai lati Santa Margherita Maria Alacoque e San Giovanni Evangelista, il secondo San Francesco d’Assisi e di fianco Santa Elisabetta d’Ungheria e San Ludovico di Tolosa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In queste navate trovano posto anche alcune opere di Umberto Colonna, che con Prayer realizzò nel 1930 le decorazioni della chiesa di San Giuseppe. Dell’artista notiamo un dipinto raffigurante il Battesimo di Gesù da parte di Giovanni Battista e un altro che ritrae San Francesco Maria da Camporosso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso una porta nascosta dietro il presbiterio, giungiamo ora nella sagrestia, ambiente da cui sale una scala a chiocciola che ci porta sul coro. E da qui possiamo ammirare da vicino la magnifica volta affrescata e i volti dei Santi cappuccini riprodotti sul bordo dell’arco trionfale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ancora: altri gradini ci conducono sul triforio superiore. Siamo ancora più in alto e la vista globale della chiesa con la cupola affrescata, i dipinti colorati e il trionfo di linee sinuose ci toglie il respiro. Da questo punto apprezziamo anche il soffitto decorato con stucchi, su cui risalta lo Stemma dell’Ordine Francescano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma non è finita qui. Riscendendo accediamo nuovamente alla sagrestia lì dove una porta dà accesso all’ennesima scala. La percorriamo per raggiungere il terrazzo, dove si staglia il campanile nascosto: una torre non visibile dalla strada, ma le cui campane in ferro continuano a rintoccare ogni giorno, da quasi cento anni, a due passi dal mare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Giulia Mele
Giulia Mele
Foto di
Valentina Rosati
Valentina Rosati
I commenti
- Katalin Marie Wohl - grazie per le spiegazioni interessantissime
- Francesco Quarto - bello! ci veniva a recitar messa monsignor Gaetano Barracane (ZZI Ghitano!) grandioso persoggio della Curia barese, cerimoniere dell'arcivescovo e direttore dell'arte sacra diocesana! Ha "costruito" il mueso diocesano e ha promosso il restauro di una quantità immensa di ricchezze artistiche e architettoniche. Merita una dedicazione stradale. Ci penseremo noi di "Bari Ignota"!!!
- Miguel - Le vetrate d'arte sulla facciata della chiesa e all'interno dietro l'altare sono dell'artista barese Giuseppe Loiacono nome d'arte Levantino, un'artista barese che negli anni 60 era piuttosto conosciuto a Parigi, da sottolineare che è stato il primo artista non francese ad aver ricevuto il cavalierato di Francia