di Mina Barcone - foto Valentina Rosati

I "lamioni" di Toritto: costruzioni medievali che fornivano riparo durante la transumanza
TORITTO - Un gruppo di antiche e particolari costruzioni che, quasi inghiottite dalla vegetazione, sono la testimonianza di un'edilizia rurale pugliese sorta prima dei famosi trulli. È quanto nasconde l'agro di Toritto, 30 chilometri a sud-ovest di Bari: qui infatti si ergono una decina di “lamioni”, ripari per la transumanza caratterizzati da un’architettura “a pignon”, ovvero da una pianta rettangolare e tetti fortemente spioventi. (Vedi foto galleria)

«Si tratta di strutture che rappresentano un singolare fenomeno nell'uso della pietra a secco - spiega Nino Greco, presidente dell'Archeoclub di Bari – e probabilmente risalgono addirittura al XIV o al XV secolo». È il professore ad accompagnarci alla scoperta di questi antichissimi fabbricati, assieme all'esperto del territorio Nicola De Toma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per raggiungere il “villaggio” da Bari imbocchiamo la statale 96 in direzione Matera. Dopo circa 20 chilometri avvistiamo la nostra meta in lontananza e usciamo allo svincolo "Cassano Murge 12": qui svoltiamo subito a destra e seguiamo la viabilità di servizio. Ben presto l'asfalto lascia il posto allo sterrato e a questo punto basta immettersi nella seconda stradina a sinistra per giungere a destinazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lasciata l'automobile, sin dai primi passi appare chiaro che ciascun lamione è racchiuso da un muretto a secco. Di fatti sono inseriti all'interno di uno jazzo, secolare spazio recintato utile a ospitare il bestiame: non è un caso che sulla parte superiore delle barriere spicchino degli spuntoni in pietra, efficaci per tenere lontani i lupi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli edifici appaiono massicci, in particolare grazie al tetto a due falde rivestito di chiancarelle che presenta una notevole pendenza. Le pareti in pietra sono state realizzate senza malta, proprio come quelle dei trulli: in questo caso però la pianta è rettangolare e non circolare e soprattutto si parla di due epoche diverse, visto che il celebre simbolo di Alberobello si diffuse solo a partire dalla fine del 17esimo secolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci accostiamo alla facciata triangolare della prima costruzione, chiaramente segnata dal passare del tempo e assediata dalla vegetazione spontanea. «È plausibile che un tempo in stabili del genere si riparassero i pastori di passaggio lasciando fuori il bestiame protetto dal recinto - evidenzia Greco -. Del resto siamo vicini al tratturo che va da Cassano delle Murge a Mariotto, passando per Mellitto: itinerario di transumanza sin dalla Preistoria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


L'interno dell'immobile, completamente spoglio, presenta delle fessure ricavate per catturare un po' di luce esterna. «Al di sopra di una di queste aperture c'è una nicchia triangolare - fa notare De Toma -, forse un'edicola votiva. Balzano all'occhio poi delle travi conficcate nel muro: probabilmente su di esse poggiava un piano utilizzato come dispensa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Entriamo in un'altra struttura simile, trovando un caminetto con tanto di canna fumaria visibile dall'esterno. Osserviamo anche delle aperture laterali ad arco. «Sembrano finestre ma quasi sicuramente erano usate come mangiatoie - sottolinea Greco -. Il foraggio di cui si cibavano gli animali era facilmente reperibile nei dintorni, vista la presenza di acqua superficiale nei terreni circostanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A poca distanza svetta poi un terzo lamione, più imponente degli altri: è lungo una ventina di metri ed è contraddistinto da un arco che va a rinforzare il tetto, oltre a un'inferriata che protegge la finestrella della facciata retrostante. «É un'aggiunta effettuata in tempi più “recenti” - incalza il presidente dell'Archeoclub -. Questi "casoni" infatti sono stati attivi fino all'inizio del 900, adibiti talvolta a stalle o a luoghi per la produzione del formaggio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Di queste strutture a pignon andrebbe fatto un censimento - continua il professore -, in modo da studiarne e valorizzarne la storia. Certo è che questo modulo architettonico è rinvenibile anche nelle campagne di Locorotondo e Martina Franca, in particolare nelle masserie».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Purtroppo i lamioni, che non sarebbero protetti da alcun vincolo, sono stati soggetti nel tempo anche a rifacimenti invasivi. É ciò che constatiamo all'interno dell'ultima costruzione che visitiamo: pareti intonacate e un pavimento con mattonelle moderne rovinano i due ambienti del fabbricato, separati da una porta a soffietto. A completare il quadro c'è un arredamento di scarsa qualità, con dei piatti ricoperti dalla ragnatela che fanno capolino da una credenza retrò. E all'esterno l'incuria dello jazzo lascia a malapena intravedere un piccolo trullo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Un vero peccato - conclude Greco -. Sono opere quasi uniche nel loro genere, simbolo di un passato poco conosciuto che affonda le sue radici nell’antichissimo mestiere dei pastori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Un gruppo di antiche e particolari costruzioni che, quasi inghiottite dalla vegetazione, sono la testimonianza di un'edilizia rurale pugliese sorta prima dei famosi trulli
È quanto nasconde l'agro di Toritto, 30 chilometri a sud-ovest di Bari: qui infatti si ergono una decina di “lamioni”, ripari per la transumanza caratterizzati da un’architettura “a pignon”, ovvero da una pianta rettangolare e tetti fortemente spioventi
Per raggiungere i fabbricati dal capoluogo di regione imbocchiamo la statale 96 in direzione Matera. Dopo circa 20 chilometri avvistiamo la nostra meta in lontananza e usciamo allo svincolo "Cassano Murge 12": qui svoltiamo subito a destra e seguiamo la viabilità di servizio
Ben presto l'asfalto lascia il posto allo sterrato: a questo punto basta immettersi nella seconda stradina a sinistra per giungere a destinazione
Lasciata l'automobile, sin dai primi passi appare chiaro che ciascun lamione è racchiuso da un muretto a secco. Di fatti sono inseriti all'interno di uno jazzo, secolare spazio recintato utile a ospitare il bestiame
Non è un caso che sulla parte superiore delle barriere spicchino degli spuntoni in pietra, necessari per tenere lontani i lupi
Gli edifici appaiono massicci, in particolare grazie al tetto a due falde rivestito di chiancarelle che presenta una notevole pendenza
Le pareti in pietra sono state realizzate senza malta, proprio come quelle dei trulli: in questo caso però la pianta è rettangolare e non circolare
Ci avviciniamo dinanzi alla facciata triangolare della prima costruzione, chiaramente segnata dal passare del tempo e assediata dalla vegetazione spontanea
L'interno dell'immobile, completamente spoglio, presenta delle fessure ricavate per catturare un po' di luce esterna
Al di sopra di una di queste aperture c'è una nicchia triangolare, forse un'edicola votiva
Entriamo in un'altra struttura simile, trovando un caminetto con tanto di canna fumaria visibile dall'esterno
Osserviamo anche delle aperture laterali ad arco. «Sembrano finestre ma quasi sicuramente erano usate come mangiatoie - sottolinea Greco, presidente dell'Archeoclub Bari -. Il foraggio di cui si cibavano gli animali era facilmente reperibile nei dintorni»
A poca distanza svetta poi un terzo lamione, più imponente degli altri: è lungo una ventina di metri...
...ed è contraddistinto da un arco che va a rinforzare il tetto, oltre a un'inferriata che protegge la finestrella della facciata retrostante
Purtroppo i lamioni, che non sarebbero protetti da alcun vincolo, sono stati soggetti nel tempo anche a rifacimenti invasivi. É ciò che constatiamo all'interno dell'ultima costruzione che visitiamo: pareti intonacate e un pavimento con mattonelle moderne rovinano i due ambienti del fabbricato
A completare il quadro c'è un arredamento di scarsa qualità...
...con dei piatti ricoperti dalla ragnatela che fanno capolino da una credenza retrò
E all'esterno l'incuria dello jazzo lascia a malapena intravedere un piccolo trullo
«Un vero peccato - conclude Greco -. Sono opere quasi uniche nel loro genere, simbolo di un passato poco conosciuto che affonda le sue radici nell’antichissimo mestiere dei pastori»



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  • Antonella - Che dire! Stupendo!!! Soprattutto per chi sa apprezzare il valore storico e non. Io ne ho uno nelle vicinanze ed ha 20mangiatoie, spettacolare!!! Peccato non riesca ad allegare una foto. Bisogna valorizzarli, spero che gli enti preposti se ne occupino, così come è stato concesso ai trulli.... ..
  • luigi - molto interessante. bisognerebbe promuovere questi siti
  • Gaetano - Oltre a queste antiche costruzioni,nelle campagne di Toritto ci sono molti Trulli ,non rifiniti come quelli di Alberobello, e forse per questo motivo,secondo me,potrebbero essere più antichi di quelli di Alberobello.
  • luigi abbattista - Sono costruzioni di un fascino incredibile. Bisogna censirli e vincolarli.La Regione ha il dovere di intervenire. Io proporrei di inserirli in un itinerario turistico con ricostruzioni veritiere dell'epoca. Come hanno fatto in Norvegia con i villagi Vichinghi.


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