di Livia Sorrenti

Laghi, pinete e torri del 500: tra Puglia e Basilicata c'è l'incantevole riserva Stornara
GINOSA - Il ricco ecosistema del lago Salinella, una pineta colma di pini d'Aleppo e una torre d'avvistamento del 500. Sono i piccoli tesori dell'incantevole riserva Stornara, area naturale protetta sin dal 1977: uno scrigno di 1500 ettari che si affaccia sulla costa ionica, attraversato dal confine tra Puglia e Basilicata. (Vedi foto galleria)

La zona ricade infatti nei territori di Bernalda (unico comune lucano), Castellaneta, Massafra, Palagiano e Ginosa. Ed è proprio da quest'ultimo paese in provincia di Taranto, precisamente dalla frazione di Marina di Ginosa, che parte la nostra visita alla scoperta del sito. Per accedervi  è necessario attraversare il villaggio turistico Torreserena, in contrada Torre Mattone. Ad accompagnarci è Tania Logroio, giovane biologa del posto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un breve sentiero recintato ci porta subito a ridosso della prima tappa: il Salinella, lago salmastro retrodunale posizionato a pochi metri dal litorale. «Lo specchio d'acqua, ampio 140 ettari, è collocato nella vecchia foce del Bradano - spiega Tania - fiume che oggi sfocia circa un chilometro più a sud. Incerta è l'origine del suo spostamento: a determinarlo fu probabilmente un terremoto nel 1243».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Giungiamo così sulle sponde del bacino, "diviso" a metà dal confine regionale. «È un piccolo angolo di natura lussureggiante - continua l'esperta -. Del resto siamo all'interno di quella che la convenzione di Ramsar definisce "zona umida", cioè un ambiente con compresenza di terreno e acqua: quest'ultima durante la bassa marea è profonda non più di sei metri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A prendersi la scena è la salicornia, pianta perenne alta fino a un metro e mezzo, legnosa alla base e densamente ramificata. È una specie molto diffusa nel Mediterraneo che ben attecchisce sui suoli salati (come abbiamo già avuto modo di vedere a Margherita di Savoia), oltre a risultare commestibile: non a caso è soprannominata "asparago di mare", apprezzata per il suo contenuto di fibre e sali minerali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qua e là si ergono poi fitti canneti di Phragmites australis, meglio conosciute come cannucce di palude. «Si tratta di vegetali che possono allungarsi anche di quattro metri - sottolinea la guida - e presentano al loro apice una pannocchia di colore bruno o violaceo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Da queste parti inoltre - continua Tania - il passaggio di svariate tipologie di volatili attira tanti appassionati di birdwatching. È facile avvistare gabbiani reali, fanelli, colombacci, gallinelle d'acqua, migliarini di palude, upupe, tortore, fratini, cinciallegre, calandrelle e garzette». Per un attimo impugniamo così il binocolo, adocchiando un airone cinerino, riconoscibile grazie al dorso color cenere, al collo biancastro striato di nero e al becco color paglierino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ci allontaniamo ora dall'area lacustre, addentrandoci assieme a un gruppetto di turisti in un fresco bosco. Camminando in direzione nord, si respira l'odore della resina e ci si fa largo tra una miriade di pini d'Aleppo. Balzano all'occhio anche esemplari di pino domestico, tamerice e acacia, oltre a piante di  lentisco, rosmarino, mirto, ginepro, alaterno e fillirea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Spicca la presenza del lentisco. «Può raggiungere i quattro metri di altezza - specifica l'accompagnatrice - ed è costellata di frutti simili a piccole bacche rosse. Nell'antichità veniva usata da diversi popoli del Mediterraneo per l'estrazione di olio vegetale, soprattutto in periodi di carestia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Usciti dal bosco, costeggiamo per qualche minuto la spiaggia ginosina, puntellata da ombrelloni e lettini svuotati dall'arrivo della stagione fredda. Dalle dune di sabbia fanno capolino alcuni gigli di mare, piante bulbose spontanee dai fiori bianchi. «Da qui non è raro avvistare delfini  - aggiunge la biologa - e soprattutto tartarughe caretta caretta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Procedendo ancora in direzione nord, sulla sinistra si apre la suggestiva visione di un altro laghetto, più piccolo del Salinella, che circonda un'antichissima fortificazione: Torre Mattoni. Il bacino, originato da un'alluvione nel 2011, ha praticamente "isolato" l'edificio, non più raggiungibile a piedi e segnato dal passare dei secoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Fa parte di quella serie di strutture di avvistamento predisposte dagli spagnoli nel XVI secolo per prevenire gli attacchi dei pirati saraceni - continua la guida -. Nel 1569 fu inserita nell'elenco delle fortificazioni costiere fatto compilare da Pedro Afán de Ribera, duca di Alcalà e viceré di Catalogna e Napoli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La torre è priva di coronamento, ma conserva nella parte superiore alcuni beccatelli dai quali un tempo si aprivano delle caditoie. Per comprendere ciò che si trova al suo interno facciamo affidamento su alcune vecchie foto in bianco e nero. Dalle immagini si intuisce che l'immobile si sviluppa su pianta quadrata per poi elevarsi in un corpo troncopiramidale, tripartito orizzontalmente da due risalti torici in pietra. La parte inferiore accoglieva una cisterna ed era sovrastata da due piani, entrambi costituiti da tre angusti vani. Poterla ammirare solo da lontano lascia spazio a non pochi rimpianti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'incombere della sera decreta la fine della nostra esplorazione, con tinte quasi fiabesche: gradualmente infatti il sole sparisce e colora di rosso il laghetto, striato dal nero dell'ombra degli alberi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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Il ricco ecosistema del lago Salinella, una pineta di pini d'Aleppo e una torre d'avvistamento del 500. Sono i tesori della riserva Stornara, area naturale protetta che si affaccia sulla costa ionica, al confine tra Puglia e Basilicata
Dal villaggio Torreserena un breve sentiero recintato ci porta subito a ridosso della prima tappa: il Salinella, lago salmastro retrodunale posizionato a pochi metri dal litorale
«Lo specchio d'acqua è collocato nella vecchia foce del Bradano - spiega la nostra guida Tania - fiume che oggi sfocia circa un chilometro più a sud...»
«...ncerta è l'origine del suo spostamento: a determinarlo fu probabilmente un terremoto nel 1243»
Giungiamo così sulle sponde del bacino, "diviso" a metà dal confine regionale
«È piccolo angolo di natura lussureggiante - continua l'esperta -. Del resto siamo all'interno di una "zona umida", cioè un ambiente con compresenza di terreno e acqua»
A prendersi la scena è la salicornia, pianta perenne alta fino a un metro e mezzo, legnosa alla base e densamente ramificata
Qua e là si ergono poi fitti canneti di Phragmites australis, meglio conosciute come cannucce di palude. «Si tratta di vegetali che possono allungarsi anche di quattro metri - sottolinea la guida - e presentano al loro apice una pannocchia di colore bruno o violaceo»
«Da queste parti inoltre - continua Tania - il passaggio di svariate tipologie di volatili attira appassionati di birdwatching. È facile avvistare gabbiani reali, fanelli, colombacci, gallinelle d'acqua, migliarini di palude, upupe, tortore, fratini, cinciallegre, calandrelle e garzette».
Ci allontaniamo dall'area lacustre, addentrandoci assieme a un gruppetto di turisti in una fresca pineta. Camminando in direzione nord, si respira l'odore della resina...
...e ci si fa largo tra una miriade di pini d'Aleppo: alcuni hanno origine naturale, altri sono il risultato di opere di rimboschimento
Balzano all'occhio anche esemplari di pino domestico, tamerice e acacia, oltre a piante di  lentisco, rosmarino, mirto, ginepro, alaterno e fillirea
Spicca la presenza del lentisco. «Può raggiungere i quattro metri di altezza - specifica l'accompagnatrice - ed è costellata di frutti simili a piccole bacche rosse
Usciti dal bosco...
...costeggiamo per qualche minuto la spiaggia ginosina, puntellata da ombrelloni e lettini svuotati dall'arrivo della stagione fredda
Dalle dune di sabbia fanno capolino alcuni gigli di mare, piante bulbose spontanee dai fiori bianchi
Procedendo ancora in direzione nord, sulla sinistra si apre la suggestiva visione di un altro laghetto, più piccolo del Salinella...
...che circonda un'antichissima fortificazione: Torre Mattoni
Il bacino, originato da un'alluvione nel 2011, ha praticamente "isolato" l'edificio, non più raggiungibile a piedi e segnata dal passare dei secoli
La torre è priva di coronamento, ma conserva nella parte superiore alcuni beccatelli dai quali un tempo si aprivano delle caditoie. Per capire qualcosa dei suoi interni ci affidiamo a foto in bianco e nero
Dalle immagini si intuisce che l'immobile si sviluppa su pianta quadrata per poi elevarsi in un corpo troncopiramidale...
...tripartito orizzontalmente da due risalti torici in pietra
La parte inferiore accoglieva una cisterna ed era sovrastata da due piani, entrambi costituiti da tre angusti vani
L'incombere della sera decreta la fine della nostra esplorazione con tinte quasi fiabesche...
...gradualmente infatti il sole sparisce e colora di rosso il laghetto, striato dal nero dell'ombra degli alberi



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  • Piera Ranaldo - Complimenti per la descrizione sotto ogni aspetto


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