Bari: la storia della settecentesca Villa Massimi Losacco, meglio conosciuta come "Renoir"
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giovedì 25 febbraio 2021
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di Irene Coropulis - foto Christian Lisco
Questa elegante abitazione di ispirazione neoclassica sorge in strada Massimi Losacco, viuzza che, diramandosi nelle campagne del quartiere Picone, collega via Bellomo a strada Santa Caterina. Risale alla prima generazione di case adibite alla villeggiatura dei ricchi baresi, dato che il suo nome compare addirittura negli atti notarili del 1770.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel corso dei secoli l’immobile ha visto susseguirsi diverse famiglie come suoi proprietari: dai Macario sino ai coniugi Labriola Losacco, che nel 1923 lo acquistarono dalla famiglia Milella. E furono proprio gli eredi dei Losacco, negli anni Ottanta, a trasformare la villa in locale notturno, assegnandole il nome di “Renoir”, come il celebre pittore. La discoteca si andò così ad aggiungere alle tante giovanili sale da ballo che animavano in quel periodo il capoluogo pugliese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’inizio del nuovo millennio il Renoir continuò a organizzare serate, non più però in veste di vera e propria discoteca, ma come location per eventi pubblici e privati. È qui per esempio che si tenne nel 2018 il concerto del Primo maggio barese ed è tra queste mura che nacque il progetto artistico “Soul Club”, che tra il 2017 e il 2018 portò a Bari ospiti internazionali quali il dj newyorkese Kenny Carpenter.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Spettacoli che sono stati protagonisti della struttura fino a tre anni fa, quando i Losacco hanno deciso di cedere definitivamente la proprietà. «È stata una scelta sofferta, ma ormai la nostra famiglia si occupa di tutt’altro - ci confida Guido Losacco, l’ultimo gestore -. Tra l’altro negli ultimi tempi le attività musicali notturne infastidivano il vicinato e così vendere ci è sembrata la soluzione migliore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le chiavi della storica villa (che ha mantenuto lo stesso nome) sono passate così nelle mani dell’imprenditore 56enne Nicola Manzulli, che nell’ottobre scorso ha fondato qui una gaming hall, ovvero una sala gioco con slot machine. È lui quindi ad aprirci le porte della dimora, che siamo andati a visitare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Imboccata la predetta strada Massimi Losacco (che affianca i binari delle Ferrovie Appulo Lucane) e superata l’Arena Ai Riciclotteri, ritroviamo il cancello d’ingresso della villa sulla sinistra. Ai suoi lati si profila il lungo muro perimetrale che racchiude la proprietà grande 10mila metri quadri.
Entriamo e ci incamminiamo sul viale principale, lì dove si staglia il logo di Villa Renoir poggiato su una base di pietra. Tutt’intorno a noi è un pullulare di pini mediterranei secolari, alberi di gelso, ulivi e mandorli già in fiore. Su un ramo è invece appeso un vecchio secchio di rame. «Lo abbiamo scovato sottoterra mentre facevamo i lavori di ristrutturazione - ci racconta Manzulli -. L’ho lasciato lì come traccia della storia secolare di questo edificio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ed eccoci di fronte alla dimora che, preceduta da un’ampia scalinata, ha mantenuto integri gli originari elementi settecenteschi e ottocenteschi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Posta su due piani è caratterizzata dal motivo decorativo dei cantonali, posti in risalto dalla dicromia del prospetto bianco e grigio (un tempo rosso porpora). L’elemento che però colpisce di più è il portico, costituito da quattro colonne su cui si innesta la loggetta del livello superiore. Ad arricchire il quadretto ci sono infine dei lampioni d’antan, originariamente ad olio e oggi elettrici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’interno invece di antico è rimasto ben poco. Varcata la porta appare netto il contrasto tra il sobrio impianto originario e i colori delle slot machine che affollano la sala interna. Due scale a chiocciola impreziosite da un tappeto rosso portano invece al piano superiore. Qui lo sguardo si posa sulla pavimentazione ottocentesca, di colore ocra e decorata con eleganti motivi geometrici e floreali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ridiscendiamo e costeggiamo la villa: vicino a una porta laterale notiamo due antichi leoni in pietra, che introducono all’area verde retrostante lo stabile, quella che rappresentava la sede estiva del Renoir.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A confermarcelo il gazebo con la scritta Soul Club e la pista da ballo con la cabina dj ridotta a deposito. Ma a donare vita all’ambiente c’è il giardino, lì dove si ergono alberi da frutto di ogni genere: limoni, melograni, fichi e mandorli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra le piante spuntano poi colonne e tempietti classicheggianti. Sono lì a testimoniare il passato di questa villa settecentesca, che tra “musica a palla” e slot machine è riuscita a sopravvivere sino ai giorni nostri.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Irene Coropulis
Irene Coropulis
Foto di
Christian Lisco
Christian Lisco
I commenti
- Fabio - Una struttura così bella, dal valore storico davvero importante, trasformata in una Gaming Hall. Ecco come muore la storia
- Francesco - Mi viene il voltastomaco a pensare che in una tale meraviglia ci siano macchinette mangiasoldi.