Bari, quei magnifici affreschi di Mario Prayer "ospitati" nella segreteria di una scuola
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lunedì 14 marzo 2022
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di Federica Calabrese - foto Francesco De Leo
La scuola si trova nel cuore del quartiere Libertà, in via Manzoni 228. È una delle più antiche della città e, inaugurata il 16 giugno del 1930, fu costruita per volere della famiglia Manzari Buonvino, che intese dedicare l’edificio alla memoria del figlio Mauro, prematuramente deceduto a soli 35 anni d’età.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il palazzotto, a due piani e di color crema, esibisce sei finestre inquadrate in una cornice bianca rettangolare decorata con elementi punzonati laterali e una piccola voluta sulla sommità, oltre a una porta-finestra balconata. La parte sommitale riporta l’intitolazione in caratteri in stampatello dai toni verdastri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Superiamo il pesante portone in legno dalle grosse maniglie in ottone e una soglia vetrata per ritrovarci all’interno. Da qui, percorsa una moderna scala grigia cinta da corrimano d’epoca a pilastrini regolari, abbiamo accesso alla segreteria.
E in un attimo siamo catapultati in questo incredibile ambiente: una sala di forma semicircolare che presenta sulle pareti un ciclo di dipinti a encausto realizzati da Mario Prayer. Affreschi che celebrano l’amor di patria e l’importanza del lavoro, dell’educazione e della formazione: valori esaltati dal regime fascista allora imperante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Purtroppo però la stanza è completamente occupata da cattedre, sedie, materiale di cancelleria, fogli, calendari, macchinette del caffè, armadi, cassette di sicurezza, cartoni, libri e mappamondo. Tutti elementi disordinati che offuscano la visione della pregevole opera, creata da quell’artista che ha decorato, assieme al fratello Guido, alcuni dei principali palazzi di Bari, tra cui l’Ateneo, il Comune e la Prefettura.
Facendoci largo tra gli “ostacoli”, ci avviciniamo ai dipinti. Notiamo che sono divisi in tre grandi scene, ognuna costituita da due riquadri. La prima è quella frontale, sulla quale si staglia il busto del giovane Mauro Manzari Buonvino, le altre sono laterali. A separare le diverse raffigurazioni sono presenti particolari decorazioni fitomorfe e lesene con volute di stampo classico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla parete destra ecco il ritratto di una donna avvolta in ampi panneggi verdi intenta a odorare delle rose appena sbocciate. L’ambientazione amoenica primaverile ripercorre tutto il ciclo, con fiori, alberi rigogliosi e melograni maturi che sporgono dai rami. «Sono simboli di abbondanza e fratellanza, tipici nelle opere d’arte di quell’epoca», ci spiega Andrea Speziali, esperto di Liberty.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Procedendo verso il centro della sala, il lavoro è rappresentato da alcuni uomini a petto nudo che battono il ferro su un’incudine, mentre alle loro spalle altri due soggetti trasportano a spalla il fusto di una colonna il cui capitello giace tra le braccia di una figura femminile sontuosamente vestita di rosso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A seguire, il dipinto si concentra sui “giovani Balilla”, con fez e camicie nere, che avanzano con le “piccole Italiane”, mentre tutt’attorno sventolano bandiere tricolori. Le organizzazioni giovanili istituite da Mussolini sfilano davanti a una laureata in primo piano che posa sui ragazzi lo sguardo austero e regge tra le braccia un fascio littorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dall’altro lato della sala, i pannelli sono dominati da ritratti femminili. A una ragazza dai biondi capelli al vento che porta dei tarassachi, segue il momento dell’ascolto di una maestra che ha in grembo un libro aperto. Dietro di lei completano la scena una tessitrice col suo telaio dorato, una donna alla fonte e una con un cesto di frutti sul capo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo stile classicheggiante è accentuato dal bimbo che gioca con l’uva all’interno di un cratere a figure nere, simbolo di una cultura greca da tempo perduta. «È la perfetta commistione - ci dice ancora Speziali - tra il purismo (che crea un’atmosfera intessuta di valori familiari e religiosi assieme allo stupore dell’infanzia) e l’arcaicizzante, evidente nella necessità di celebrare l’antichità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’ultimo scorcio della parete di sinistra vede la rappresentazione della forza della parola divina. Una donna legge il verbo ispirata dallo stesso Gesù, che compare alle sue spalle nella candida veste e con le braccia aperte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al di sotto di un soffitto riccamente decorato con motivi vegetali grigi e dorati intrecciati a disegni di uccelli, troviamo poi una fascia sulla quale si legge la frase "Secol rinova, torna giustizia e primo tempo umano. Progenie scende dal cielo”. Si tratta di una celebrazione dell’età dell’oro composta dal poeta latino Virgilio, che ben si addiceva al clima di rinnovamento propagandato dal regime.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine eccoci davanti al quadro frontale, interrotto al centro dal busto candido di Mauro sorretto da due putti. La tela centrale esalta magnificamente le arti manuali. All’agricoltura in abito purpureo con in braccio dei covoni di grano, si affianca l’architettura, ingioiellata e dalla veste ocra che sorregge la trabeazione di un tempio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Che peccato che questa splendida sala non sia adeguatamente valorizzata – sottolinea Silvano Prayer, nipote dell’artista –. Anni fa, visitando la scuola, apprezzai che la stanza fosse stata adibita a direzione della struttura. All’epoca i dipinti erano “liberi” da ostacoli e potevano essere ammirati in tutta la loro maestosità. Oggi non è più così, ma sarebbe opportuno intervenire, per restituire dignità alla mirabile opera di mio zio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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I commenti
- Piero - Ogni volta che leggo un articolo di Barinedita mi pare di ascoltare la mia insegnante di Disegno al Liceo Scientifico, la prof.ssa Violante, che fa lezione sulle caratteristiche architettoniche di qualche antico monumento ...
- Gianfranco - ma che si aspetta a far intervenire la sovrintendenza ai beni culturali e liberare quella segreteria da mobile vari? e renderla visibile pienamente al pubblico?