Bari: scaloni decorati, colonne doriche, un raro giardino pensile. Sono i tesori di Palazzo Gironda
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mercoledì 8 marzo 2023
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di Giancarlo Liuzzi - foto Francesco De Leo
Per visitarlo, partendo da piazza Mercantile, basta costeggiare la fontana della Pigna per imboccare strada degli Orefici. Dopo qualche metro quest’ultima diventa strada dè Gironda, via che prende il nome della famiglia che eresse il palazzo tra la fine del 500 e l’inizio del 600 unendo strutture preesistenti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci ritroviamo così davanti all'imponente stabile di 4mila metri quadri la cui grigia facciata si allunga sulla via per quasi 60 metri. Si innalza su tre livelli. Tutto il piano terra è caratterizzato da un bugnato isodomo composto da cuscinetti rettangolari in pietra: un elemento architettonico raro nella città vecchia. Questo è interrotto dai quattro archi che permettono l’ingresso in locali che accolgono attività commerciali. Nei due piani superiori si apre invece una serie parallela di finestroni architravati con piccoli balconi sorretti da mensole.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad attirare il nostro sguardo è il monumentale portale di accesso. L’ampio fornice a pieno centro è fiancheggiato da semiparaste sovrapposte che poggiano su dei massicci piedistalli. I finti capitelli corinzi reggono la trabeazione, sulla quale si trova la scritta in latino dum probus atque insons recta huc devotior hospes (“L’ospite è qui gradito purché giusto e senza colpa”).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ai lati dell’arco sono presenti due volti iscritti in medaglioni in pietra da sempre attribuiti a Iapige e Barione, i “mitici” fondatori di Bari. In realtà i profili, un uomo barbuto e un volto femminile, sono clipei con ritratti ispirati all’arte classica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
All’esterno del portale è affissa una lastra litica dell’Accademia Polifonica Barese, istituzione che si occupa da quasi 100 anni dell'insegnamento del canto corale: fu ospitata nell’edificio dal 1935 al 1992 prima di traferirsi in un’altra sede.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accanto vi è la scritta Domus Milella, famiglia che da più di due secoli possiede la struttura. Ad aprirci il portone in legno, contraddistinto da una singolare serratura a forma di sole stilizzato, è proprio uno dei discendenti della casata: Roberto Sublimi, che tutt’ora risiede al primo piano dell’immobile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Nel 1812 l’intero stabile passò alla famiglia Milella – spiega la nostra guida -. I miei avi erano commercianti di olio e trasformarono il piano terra dell’edificio in deposito e rivendita al dettaglio installando delle grandi cisterne in questi locali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accediamo quindi nell’androne interno che presenta un pavimento in pietra calcarea a mosaici quadrangolari di breccia di fiume. Ci spostiamo poi nell’atrio scoperto da dove possiamo ammirare le doppie arcate sovrapposte le quali delimitano la rampa delle scale che porta ai piani superiori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quest’ultima incanta per la sua particolarità architettonica e decorativa. Le scale sono introdotte da una piccola volta impreziosita da tre riquadri con decorazioni a stucco di soggetti mitologici realizzati tra il XVII e il XVIII secolo. Quello centrale, del quale restano solo i tratti preparatori, raffigura Venere su un carro tra le nuvole, ai due lati sono invece rappresentati il dio della guerra Marte e Giove Pluvio armato di saette accompagnato da un’aquila.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Seguono una serie di archi rampanti su cui poggiano le volte di copertura, decorate con altre scene mitologiche ed elementi vegetali e geometrici. Altra particolarità sono le doppie colonne doriche sfalsate e parallele che reggono le strutture creando un raffinato effetto ottico che si ripete nei vari livelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accediamo ora alle stanze di una parte del piano nobile. Questi locali, dove un tempo si riuniva la Polifonica, sono da circa due anni occupati dall’Alliance Française Bari, associazione che promuove i rapporti culturali tra l’Italia meridionale e la Francia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una serie di ampie e luminose stanze, col soffitto posto a sette metri di altezza, si susseguono tra loro divise dalle originali porte in legno. «Durante l’ultima ristrutturazione – ci rivela Roberto – è stato però coperto col parquet l’antico pavimento a maioliche. Ne è visibile solo una piccola porzione che si intravede attraverso una lastra di vetro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo infine nell’appartamento privato dei Sublimi, dal quale è possibile accedere allo spettacolare giardino pensile. Uno spazio di quasi 450 metri quadri realizzato nel 700 unico nella città vecchia, se si esclude quello ormai abbandonato di Palazzo Casamassimi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una raffinata struttura divisoria ad archi, intervallati da tre nicchie semicircolari, divide la zona pavimentata da quella verdeggiante. Le pareti, ormai scrostate, mostrano in alcuni punti il loro originale color rosso acceso. Al di sopra delle arcate corre un cornicione con delle edicole in pietra, in parte coperte da arbusti. Raffigurano vedute panoramiche di alcune città sovrastate da vasi e pumi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Simili decori proseguono anche sulla parte destra del cortile dove intravediamo un singolare stemma con un berretto frigio che sovrasta una bombarda contornata da lance su palle di cannone. Si tratta di un simbolo della rivoluzione francese, forse un riferimento a quando, nel 1799, il palazzo divenne il quartier generale delle truppe napoleoniche comandate dal generale Jean-Baptiste Broussier di stanza a Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accediamo ora al vero e proprio giardino per ritrovarci immersi in un panorama quasi campestre situato sorprendentemente in pieno centro cittadino. Qui tra fontane, panchine in pietra, un grazioso chiosco con colonnine bianche e una curiosa casetta sopraelevata troviamo piante di ogni genere: yucca, bambù, fiori e altri arbusti. A farla da padrone sono però le diverse essenze di agrumi, mandarini e profumati limoni: probabilmente gli originali alberi piantati due secoli fa.
Ci basta infine alzare lo sguardo per ammirare, tra le fronde delle piante, la grande cupola della vicina chiesa di Santa Teresa dei Maschi. Un contrasto naturalistico e architettonico che si può apprezzare soltanto da questo magico giardino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Paolo - In Palazzo Gironda ebbe sede il convitto maschile Istituto Casaregola, prima scuola privata di Bari (“Storia di Bari” di Giulio Petroni). Era l’istituto fondato dal mio quadrisavolo Enrico Casaregola.