di Giancarlo Liuzzi - foto Rafael La Perna

Vetrate istoriate, soffitti decorati, cupole e globi dorati: è il Palazzo Mincuzzi più inedito
BARI – Lo sfarzoso prospetto liberty e la sua storia legata alla moda lo rendono uno dei simboli della Bari di inizio 900 e di via Sparano, strada dello shopping cittadino. Ma il notissimo Palazzo Mincuzzi, immobile costruito nel 1928 dall’omonima famiglia di commercianti baresi, nasconde anche un lato inedito, non occupato dai vestiti: un immenso e disabitato appartamento “delle feste” posto agli ultimi due piani e destinato un tempo a serate mondane.

Una parte dell’edificio fatta di eleganti saloni, soffitti decorati, finestre con vetrate istoriate e un’ampia terrazza dominata dall’iconica cupola, che siamo riusciti a visitare. E questo grazie all’ospitalità della famiglia Salvaggiulo di Altamura, titolare di un’azienda nel settore dell’abbigliamento, che lo scorso anno ha acquistato lo stabile dagli ultimi eredi dei Mincuzzi. (Vedi foto galleria)

Siamo dunque in via Sparano, ad angolo con via Putignani, lì dove si innalza il solenne prospetto rosa antico del palazzo in stile liberty e neo-barocco. È suddiviso in cinque livelli, ricchissimi di fregi e decori di ogni genere, sovrastati da un’iconica cupola con globo aureo e da una scritta blu su sfondo dorato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quest’ultima riporta il cognome del suo fondatore, il cavalier Michele Mincuzzi, acuto commerciante di tessuti che commissionò il progetto di una “casa della moda” all’architetto Aldo Forcignanò e all’ingegnere Gaetano Palmiotto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo stabile, inaugurato il 28 ottobre del 1928, è contraddistinto al piano strada da ampie vetrate espositive che da vent’anni ospitano però i manichini e il verde logo Benetton. Perché nel 2001 l’atelier dei Mincuzzi ha lasciato il posto alla multinazionale veneta, il cui contratto di affitto scade nel 2028.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le vetrate sono scandite da pannelli lignei e inserti in marmo e coperte da una pensilina in ghisa e ferri battuti floreali. I sovrastanti livelli presentano una fastosa decorazione che si dirama tra finestroni e balconi balaustrati: robuste colonne e lesene sovrapposte, con capitelli a foglie di palma e festoni, mensoloni aggettanti a volute e grandiosi architravi con triglifi e ornamenti a spirale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultimo piano si differenzia dagli altri mostrando, sullo smusso angolare, un arco a dentelli con scudo in chiave e, sui due lati, una serie di trifore interrotte da feroci teste di leoni che reggono il cornicione marcapiano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltre si innalza il fastigio sommitale dove la scritta “Mincuzzi” è sovrastata da un timpano triangolare convesso, sul quale svetta la cupola a costoloni forata da quattro oculi circolari. Chiude il prospetto un lanternino con una sfera in ghisa, rivestita da tessere in vetro bagnate nell’oro, posizionato a 50 metri di altezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Varchiamo ora il nero portone di ingresso in cristallo e legno, con grossi maniglioni di ottone, sovrastato dal nome del fondatore e dalla data di istituzione dell’attività: il 1895. Ci ritroviamo così nell’immenso atrio interno il quale, nonostante sia occupato da scaffali ed espositori di vestiti, lascia comunque senza fiato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ammiriamo gli ordini sovrapposti di colonne con capitelli ornati, i pavimenti d’epoca, le eleganti ringhiere in ferro che delimitano i piani e gli stucchi classici e tardo-liberty. Onnipresente è la lettera M (iniziale di Mincuzzi) riprodotta a mo’ di firma sui parapetti e sulla porta del secolare ascensore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dall’ultimo livello dell’atrio possiamo invece contemplare i pregevoli fregi vegetali e le concentriche modanature dai colori tenui che ornano il soffitto, dal cui centro pende un ampio lampadario in ferro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma è ora di visitare la parte inedita del palazzo. Ritorniamo all’ingresso dell’edificio e ci spostiamo su via Putignani dove, attraverso un robusto portone, accediamo a un vano scala impreziosito da pannelli con scene classicheggianti e fregi liberty.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nonostante sia ancora funzionante l’originario ascensore, nascosto dietro una porticina, preferiamo raggiungere gli ultimi piani a piedi godendo del colpo d’occhio delle rampe sovrapposte della scalinata, illuminate da fini plafoniere e da un grande lucernaio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Varchiamo poi un’elegante porta in legno scuro per ritrovarci nell’ “appartamento delle feste”. Si nota subito come gli ambienti abbiano subito un restyling tra gli anni 60 e 70, resistono però le porte lignee intagliate e alcuni pavimenti originali e, nella stanza angolare adibita a sala da biliardo, uno splendido soffitto a cassettoni con riquadri ottagonali blu e rossi, ornati da cornici dorate e rosette.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraverso una scala raggiungiamo il livello superiore, introdotto da un ampio atrio ad archi. Anche in questi vani troviamo molti “ritocchi” più moderni, ma basta spostarci nella stanza principale per ritrovare il regale stile originario del palazzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un ampio salone rettangolare, introdotto da colonne corinzie rivestite da marmi rosa, conserva sul soffitto preziosi stucchi con volute e motivi barocchi. Notiamo una cornice perimetrale a più fasce con ghirlande, ceste e fronde vegetali interrotta, ai quattro angoli, da raffigurazioni di strumenti musicali. Ornano invece un’altra stanza rilievi con scherzosi putti che reggono ghirlande.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Curiosi di scovare altri tesori apriamo la porta di un vano adiacente. Nello scuro ambiente ci appare una sorprendente vetrata istoriata la cui accuratissima composizione lascia senza fiato. Ai lati sono raffigurate due bifore goticheggianti con l’arcangelo Gabriele e la Madonna Annunziata, al centro invece vi sono delle lastre con gigli e foglie colorate e delle arcatelle trilobate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma prima di andar via ci attende un’ultima chicca. Superiamo una porta per accedere alla terrazza che si affaccia sulla città e sulla quale, al centro, si erge maestosa la cupola che sovrasta lo stabile. Alta 16 metri si mostra con i suoi decori liberty dominati dalla splendente sfera che troneggia in alto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungiamo quindi l’interno attraverso una piccola apertura, per ritrovarci in un ambiente spoglio che prende luce da due ampi finestroni rettangolari. Attraverso una ripida scala in ghisa accediamo quindi alla parte superiore, caratterizzata da due finestre circolari e da una scala a chiocciola che ci conduce dinanzi a una botola. Portello che una volta aperto rivela ai nostri occhi la magnifica sfera.

Sostenuta da supporti ferrei a foglia è composta da tessere dorate che, risplendendo alla luce del sole, quasi ci abbagliano. E a noi, letteralmente accecati dalla bellezza, non resta quindi che lasciare Palazzo Mincuzzi, simbolo della Bari ricca e opulenta di un secolo fa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Siamo dunque in via Sparano, ad angolo con via Putignani, lì dove si innalza il solenne prospetto rosa antico del palazzo in stile liberty e neo-barocco
È suddiviso in cinque livelli, ricchissimi di fregi e decori di ogni genere, sovrastati da un’iconica cupola con globo aureo e da una scritta blu su sfondo dorato
Lo stabile, inaugurato il 28 ottobre del 1928...
...è contraddistinto al piano strada da ampie vetrate espositive che da vent’anni ospitano però i manichini e il verde logo Benetton. Perché nel 2001 l’atelier dei Mincuzzi ha lasciato il posto alla multinazionale veneta, il cui contratto di affitto scade nel 2028
Le vetrate sono scandite da pannelli lignei e inserti in marmo...
...e coperte da una pensilina in ghisa e ferri battuti floreali
I sovrastanti livelli presentano una fastosa decorazione che si dirama tra finestroni e balconi balaustrati...
...robuste colonne e lesene sovrapposte, con capitelli a foglie di palma e festoni, mensoloni aggettanti a volute e grandiosi architravi con triglifi e ornamenti a spirale
L’ultimo piano si differenzia dagli altri mostrando, sullo smusso angolare, un arco a dentelli con scudo in chiave...
...e, sui due lati, una serie di trifore interrotte da feroci teste di leoni che reggono il cornicione marcapiano
Oltre si innalza il fastigio sommitale dove la scritta “Mincuzzi” è sovrastata da un timpano triangolare convesso, sul quale svetta la cupola a costoloni forata da quattro oculi circolari
Chiude il prospetto un lanternino con una sfera in ghisa, rivestita da tessere in vetro bagnate nell’oro, posizionato a 50 metri di altezza
Varchiamo ora il nero portone di ingresso in cristallo e legno, con grossi maniglioni di ottone...
...sovrastato dal nome del fondatore e dalla data di istituzione dell’attività: il 1895
Ci ritroviamo così nell’immenso atrio interno il quale, nonostante sia occupato da scaffali ed espositori di vestiti, lascia comunque senza fiato
Ammiriamo gli ordini sovrapposti di colonne con capitelli ornati...
..., i pavimenti d’epoca, le eleganti ringhiere in ferro che delimitano i piani...
...e gli stucchi classici e tardo-liberty
Onnipresente è la lettera M (iniziale di Mincuzzi) riprodotta a mo’ di firma sui parapetti e sulla porta del secolare ascensore
Dall’ultimo livello dell’atrio possiamo invece contemplare i pregevoli fregi vegetali e le concentriche modanature dai colori tenui che ornano il soffitto...
...dal cui centro pende un ampio lampadario in ferro
Ma è ora di visitare la parte inedita del palazzo. Ritorniamo all’ingresso dell’edificio e ci spostiamo su via Putignani dove, attraverso un robusto portone...
...accediamo a un vano scala impreziosito da pannelli con scene classicheggianti e fregi liberty
Nonostante sia ancora funzionante l’originario ascensore, nascosto dietro una porticina...
...preferiamo raggiungere gli ultimi piani a piedi godendo del colpo d’occhio delle rampe sovrapposte della scalinata, illuminate da fini plafoniere e da un grande lucernaio
Varchiamo poi un’elegante porta in legno scuro per ritrovarci nell’ “appartamento delle feste”
Si nota subito come gli ambienti abbiano subito un restyling tra gli anni 60 e 70...
...resistono però le porte lignee intagliate e alcuni pavimenti originali...
...e, nella stanza angolare adibita a sala da biliardo, uno splendido soffitto a cassettoni con riquadri ottagonali blu e rossi, ornati da cornici dorate e rosette
Attraverso una scala raggiungiamo il livello superiore, introdotto da un ampio atrio ad archi
Anche in questi vani troviamo molti “ritocchi” più moderni...
...ma basta spostarci nella stanza principale per ritrovare il regale stile originario del palazzo. Un ampio salone rettangolare...
...introdotto da colonne corinzie rivestite da marmi rosa, conserva sul soffitto preziosi stucchi con volute e motivi barocchi
Notiamo una cornice perimetrale a più fasce con ghirlande, ceste e fronde vegetali interrotta, ai quattro angoli, da raffigurazioni di strumenti musicali
Ornano invece un’altra stanza rilievi con scherzosi putti che reggono ghirlande
Curiosi di scovare altri tesori apriamo la porta di un vano adiacente. Nello scuro ambiente ci appare una sorprendente vetrata istoriata la cui accuratissima composizione lascia senza fiato
Ai lati sono raffigurate due bifore goticheggianti con l’arcangelo Gabriele...
...e la Madonna Annunziata, al centro invece vi sono delle lastre con gigli e foglie colorate e delle arcatelle trilobate
Ma prima di andar via ci attende un’ultima chicca. Superiamo una porta per accedere alla terrazza che si affaccia sulla città...
...e sulla quale, al centro, si erge maestosa la cupola che sovrasta lo stabile
Alta 16 metri si mostra con i suoi decori liberty dominati dallo splendente globo che troneggia in alto
Raggiungiamo quindi l’interno attraverso una piccola apertura, per ritrovarci in un ambiente spoglio che prende luce da due ampi finestroni rettangolari
Attraverso una ripida scala in ghisa accediamo quindi alla parte superiore, caratterizzata da due finestre circolari e da una scala a chiocciola...
...che ci conduce dinanzi a una botola. Portello che una volta aperto...
...rivela ai nostri occhi la magnifica sfera. Sostenuta da supporti ferrei a foglia è composta da tessere dorate che, risplendendo alla luce del sole, quasi ci abbagliano



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