di Stefania Buono

Viaggio nei tornei di braccio di ferro: «Ma i giovani si arrendono subito»
MOLA DI BARI – Ci abbiamo provato tutti almeno una volta, per gioco o per sfida. Gomito sul tavolo, mano afferrata a quella dell’avversario, sbuffi di fatica e tutta la forza che si ha per mandare giù il braccio del rivale. E’ il “braccio di ferro”, una prova praticata da decenni anche a livello agonistico (nei paesi dell’Est Europa è quasi uno sport nazionale), ma che in Puglia stenta a diffondersi, nonostante quei campioni che si allenano a Mola di Bari per tenere alto il buon nome dei "forzuti" regionali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A Mola c'è infatti la sede regionale della Sbfi (Sezione braccio di ferro Italia), la federazione (non professionistica) attiva dal 1984, che riunisce gli atleti italiani, organizza tornei e determina classifiche sui migliori del Paese. Questa fa poi parte, assieme a quelle di altri 85 stati, della World Armwrestling Federation, che amministra tutte le leghe di questo sport sparse nel mondo e organizza i tornei internazionali a cui partecipano tutte le nazioni affiliate. Campionati a cui arrivano a partecipare anche mille atleti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per poter gareggiare a questi tornei bisogna essere iscritti alla federazione, oltre a pagare per l’iscrizione alla singola gara una quota che non supera quasi mai i 15 euro. Le competizioni sono divise in due giorni: nel primo ci si sfida con il braccio sinistro, nel secondo con il braccio destro. Gli atleti vengono divisi in categorie in base al peso corporeo (sia per gli uomini che per le donne) e all’età (solo per gli uomini). I concorrenti possono avere dai 17 anni in su, fino a quando il fisico permette di proseguire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli sportivi gareggiano su specifici tavoli regolamentari, assistiti da due arbitri di gara e al comando inglese “Ready? Go!” danno il via alla sfida. «In questo caso scordiamoci quello che avviene nel film “Over the top”, la pellicola del 1987 con protagonista Sylvester Stallone – sottolinea il 36enne Roberto Martiradonna, referente pugliese del braccio di ferro -.  In quel film gli atleti si contendevano la vittoria in match che duravano parecchi minuti, mentre nella realtà un incontro di braccio di ferro può essere definito lunghissimo se dura 10/12 secondi, considerato che la media è di 2/5 secondi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Può accadere poi che la presa delle mani da parte dei due atleti non sia perfetta e che dopo il “via” uno dei due contendenti “lasci andare” l’altro. In questo caso l’arbitro, onde evitare che la situazione si ripeta (anche perché, secondo il regolamento, il compimento di due irregolarità da parte di un concorrente determina la sua sconfitta a tavolino) lega con una cinghia le due mani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I premi che vanno ai vincitori non sono sempre in denaro: spesso vengono messi in palio oggetti come biciclette, televisori, stereo, computer. I più forti “braccio di ferro” italiani? I fratelli Nimis (Fabio e Giovanni), Frank Lamparelli, Manuel Battaglia e Davide Cappa. E tra le donne Monica Pedoglia e Carmela D’Apice. «Se fino a qualche anno fa eravamo considerati degli atleti “minori”, ora quando negli altri Paesi sentono i nomi dei nostri campioni, viene a tutti la pelle d’oca», sottolinea con orgoglio Martiradonna. (Vedi foto galleria)


Se la situazione italiana quindi gode di buona salute, la stessa cosa non può dirsi di quella pugliese. Tanto per cominciare di tornei non se ne organizzano più. Prima ci pensava Martiradonna, ma poi Roberto ha scelto di dedicarsi completamente all’allenamento.  E comunque in Puglia non è che ci siano tutti questi atleti: sono veramente pochi i nomi che sono riusciti ad avere un risalto nazionale. «Sono molti i giovani che mi chiamano per mettersi alla prova – dice Martiradonna - credono di essere forti e alcuni di loro pensano di essere imbattibili. Ma finisce sempre che quando arrivano nella nostra sede di Mola di Bari, si rendono conto della forza degli altri e degli allenamenti che ci vorrebbero per arrivare ai loro livelli e si arrendono ancora prima di iniziare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra i pugliesi che ce l’hanno fatta, ci sono invece il 37enne Angelo e il 39enne Michele Schiavone, di Taranto. «Sin da piccoli ci piaceva fare sfide di braccio di ferro tra noi o con gli amici, poi guardando dei video di professionisti veri e propri ci siamo appassionati ed avvicinati ancora di più a questa disciplina e cinque anni fa ci siamo iscritti alla federazione», ci racconta il più giovane dei due. E alla domanda su chi sia tra lui e suo fratello il più forte, ci risponde con tono scherzoso: «Senz’altro Michele».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un altro ragazzo tra i più forti in Puglia è Saverio Clinco, 26enne di Gravina di Puglia. «Fino a tre anni fa praticavo bodybuilding, poi durante una vacanza a Reggio Calabria nel 2012 vidi che si sarebbe tenuta una gara di braccio di ferro e per curiosità mi iscrissi. Da li mi sono appassionato fortemente a questo sport, tanto da accantonare definitivamente i pesi». Lui, nonostante i pochi anni di esperienza ha già vinto un torneo nazionale di braccio sinistro nel 2012. Ma è proprio Roberto Martiradonna, che ha dalla sua un’esperienza di otto anni, l’atleta pugliese con più titoli all’attivo: diverse vittorie tra campionati regionali, del Sud Italia e del Mediterraneo, oltre a due terzi posti e un secondo posto nei campionati nazionali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ed è lui che ci illustra i segreti per diventare un campione. «Per poter praticare questa disciplina serve concentrazione, tecnica, velocità e ovviamente forza – sottolinea Roberto -  e bisogna usare tutti i muscoli. Non basta avere solo dei bicipiti e tricipiti enormi, bisogna aver sviluppati anche deltoide, dorso, petto, addominali e persino le gambe, perché se non sei stabile sul piano del tavolo non hai la forza sufficiente da mettere nelle braccia. Il braccio di ferro insomma è un vero e proprio sport, lo voglio sottolineare, anche se il Coni continua a fare fatica ad accettarci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel video, Roberto Martiradonna contro Massimo Cesari al campionato nazionale del 2013:



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  • Mattia - BEll articolo e complimenti agli attleti del braccio di ferro!!!


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