Dal Palese al Carbonara, dal Carrassi al San Paolo: la storia delle squadre di quartiere di Bari
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mercoledì 31 luglio 2024
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di Francesco Sblendorio
Siamo quindi andati a ripercorrere la storia delle indimenticate vecchie squadre di periferia. (Vedi foto galleria)
PALESE – Palese è l’unico quartiere di Bari, assieme al San Paolo, che può contare ancora oggi su una sua squadra. Si tratta della Virtus Palese: società fondata nel 2012, ora in Promozione, che gioca i suoi match casalinghi al “Gioacchino Lovero”, campo nato nel 1978 in via Tenente Ranieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La realtà calcistica nel rione a nord di Bari è stata sempre molto variegata e “movimentata”. Le prime rappresentative sono attestate già da fine anni 30, quando il rione era ancora una frazione (e non un quartiere) di Bari. Tra queste la SS Palese, che nell’immediato Dopoguerra disputò tre campionati di Prima Divisione, che a quei tempi era il primo livello regionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo diversi anni di assenza, una società calcistica tornò protagonista nel 1965: l’AC Palese che si iscrisse alla Terza Categoria. Campionato nel quale debuttò nel 1970-71 anche la Giovanile Palese, fondata nel 1968. Nel 1971 l’AC fu promossa in Seconda Categoria e nel 1972-73 i due sodalizi si fusero nell’AC Giovanile Palese che nel 1974-75 ottenne la promozione in Prima Categoria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Purtroppo però nel 1976 arrivò immediata la retrocessione e nel giro di qualche anno le strade si separarono di nuovo: parte dei giocatori confluirono nella neocostituita Libertas Palese, altri nella riformata Giovanile Palese. Quest’ultima rimase in vita fino a fine Millennio, per scomparire infine dai radar. La Libertas fu invece oggetto di varie fusioni per poi vedere il suo titolo sportivo trasferito in provincia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Negli anni hanno fatto la loro comparsa anche l’Atletico Palese in Terza Categoria 2016-17 e l’Alter Palese in Seconda Categoria 2019-20.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
SANTO SPIRITO – Come Palese anche Santo Spirito era ancora una frazione di Bari quando nel 1945-1946 riuscì a disputare il campionato di Prima Divisione, terminandolo però all’ultimo posto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dopo quasi 30 anni, nel 1974, si costituì una nuova società: l’Asc Santo Spirito, con presidente Carlo Favia. La scalata dalla Terza Categoria fu fulminea: nei primi due anni la squadra vinse altrettanti campionati raggiungendo la Prima Categoria. I primi tempi si giocava a Palese, poi all’inizio degli anni 80 ci si trasferì al campo del rione Enziteto (oggi San Pio) che proprio allora stava sorgendo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1985 i gialloneri conquistarono l’accesso alla Promozione, nel frattempo divenuta prima divisione del calcio regionale. Qui il Santo Spirito ottenne quattro salvezze consecutive, prima di retrocedere al termine del campionato 1989-90. Negli anni successivi vivacchiò nelle categorie inferiori fino a sciogliersi nella seconda metà del decennio 90.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da allora nessuna società ha raccolto davvero il suo testimone. Nel 1995 nacque la Wonderful Goal, ma la sua attività è sempre stata incentrata sul settore giovanile. Solo dal 2019 al 2023 ebbe una prima squadra fra Terza e Seconda Categoria, prima di tornare a lavorare solo con il vivaio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
C'è da dire che nel 1989 venne anche fondata la Polisportiva Enziteto, dal nome del quartiere dell’entroterra santospiritese sorto negli anni 80. Il sodalizio del presidente Tommaso Trigiante si dedicò però solo al settore giovanile, tranne nel 1997-98 quando i biancazzurri chiusero al terzo posto il girone di Terza Categoria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In tempi recenti sono state ospiti del campo di San Pio anche il Real Bari in Terza Categoria 2014-15 e la Sly United. Fondata nel 2016 dall’imprenditore Danilo Quarto, quest’ultima inanellò uno dopo l’altro quattro campionati stravinti dalla Terza Categoria alla Promozione. Nel 2020-21 avrebbe dovuto disputare il torneo di Eccellenza, ma qualcosa andò storto: Quarto ritirò il proprio impegno e la Sly United non vide più il campo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
CARBONARA - Già nella prima metà del 900 Carbonara, ex frazione e oggi quartiere a sud di Bari, poteva contare su una rappresentativa denominata Football Club Antonio Azzaretti che giunse addirittura a disputare un campionato di serie C nel 1946-47.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra gli anni 70 e 80 toccò poi al Carbonara Sport cercare di rinverdire i fasti della società bianco-amaranto: tuttavia il sodalizio fondato, tra gli altri, da Muzio De Matteo, Giovanni Magarelli e Nicola Partipilo si limitò a giocare tra i vari livelli dilettantistici del calcio pugliese, in particolare in Prima Categoria, sfiorando più volte negli anni 80 il salto in Promozione. Ma a fine decennio la favola finì con le dimissioni del presidente Magarelli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra la fine degli anni 90 e l’inizio del 2000 nacque poi la Victoria Bari, squadra biancorossa che riuscì a risalire dalla Terza Categoria all’Eccellenza. Nelle ultime due stagioni, dal 2002 al 2004, le venne concesso addirittura lo Stadio Della Vittoria, prima che la società si fondesse con il Locorotondo e si trasferisse in Valle d’Itria come Victoria Locorotondo.
Nel 2011 avviò invece la sua attività il Football Carbonara, costituito da Beppe Magrone con una quindicina di altri appassionati e gestito con il sistema dell’azionariato popolare. In due stagioni i rossoneri vinsero i campionati di Terza e Seconda Categoria, a cui seguirono due salvezze in Prima Categoria nel 2014 e 2015. Quando la Circoscrizione non concesse più l’utilizzo del campo comunale di Carbonara la squadra si trasferì al “Tonino Rana”, centro sportivo della squadra giovanile Pro Inter. Le spese divennero perl insostenibili, soprattutto per l’affitto del campo e nel 2015 la società si sciolse.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
PICONE – Anche il “quartiere del Policlinico” può vantare una sua storia calcistica. Nella stagione 1945-46 una squadra omonima giocò infatti un campionato di Prima Divisione. Poi nel 1996 un gruppo di residenti del rione fondò una nuova squadra dai colori biancorossi, che vanta un piccolo record essendo rimasta 20 anni di fila nella stessa serie: la Terza Categoria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel tempo sono cambiati i presidenti (da Nicola Ladisa a Vincenzo Laricchiuta) e i campi di gioco. Dal quartiere San Paolo ci si spostò prima a San Pio, poi a Carbonara e quindi al centro sportivo “Bellavista” di Japigia. Fino al 2016, quando la società si sciolse per l’insostenibilità delle spese e per il mancato ricambio generazionale dei giocatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
CARRASSI - Un suo breve momento di gloria calcistica l’ha avuto anche il rione Carrassi. Nella stagione 1959-60 infatti l’Associazione Barese Appia Carrassi disputò il campionato di Prima Categoria che in quegli anni era il massimo livello regionale. Le cose però andarono malissimo: i rossoneri chiusero al penultimo posto con soli 8 punti. Tra il 2014 e il 2016 ebbe poi sede in via Bottalico il Barium, società che disputò due tornei di Promozione e di Prima Categoria, per poi uscire di scena. Il campo dei biancorossi tuttavia era a Bitritto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
SAN PAOLO – La storia calcistica del grande quartiere periferico barese nasce a metà degli anni 70 con l’esperienza dell’Audace San Paolo, che arrivò a giocare anche un campionato di Promozione nel 1981-82, chiudendolo al terzo posto e sfiorando quindi il salto in Interregionale. Ma è alla fine del secolo che il rione divenne protagonista di una vera e propria favola sportiva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1995 nacque infatti il San Paolo Bari, società biancorossa che in pochi anni scalò tutte le serie regionali, dalla Terza Categoria all’Eccellenza, dove approdò nel 2001. Nel 2004, grazie al fatto di essere arrivata in finale di Coppa Italia Dilettanti, ottenne la promozione in serie D, dove conquistò due salvezze consecutive nel 2005 e 2006. Il tris non arrivò però nel 2007, a causa della sconfitta ai playout con il Noicattaro. L’estate portò il ripescaggio, ma anche il trasferimento del titolo sportivo alla Leonessa Altamura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I residenti del rione tuttavia non si rassegnarono e rifondarono subito la squadra per ripartire dal basso. Dal 2007 al 2010 il nuovo San Paolo risalì di nuovo dalla Terza Categoria all’Eccellenza e dopo due anni la società venne rinominata Quartieri Uniti Bari. Nel 2014 arrivò però la retrocessione in Promozione e nel 2017 lo scioglimento definitivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Casa del San Paolo è sempre stato il campo “Sante Diomede” di via Sardegna, oggi calcato dalla Warriors Calcio Bari. È alla società biancorossonera, fondata nel 2019 e attualmente in Terza Categoria, che sono affidate le speranze di riportare in alto il calcio del “Quartiere”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
STANIC – Anche il rione Villaggio del Lavoratore-Stanic ebbe per qualche stagione una sua squadra. Ciò avvenne negli anni 90, con diversi campionati di Terza Categoria giocati sempre “lontano” da casa. La zona a ridosso di via Bruno Buozzi non aveva infatti un impianto sportivo e i calciatori disputarono così le gare casalinghe prima a Palo del Colle e poi al quartiere San Paolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
JAPIGIA - Dedita solo al settore giovanile fino al 2004, l’Asd Japigia Bari in quell’anno decise di puntare anche su una prima squadra. La compagine gialloverde in soli quattro anni scalò tutte le divisioni regionali dalla Terza Categoria all’Eccellenza, giocando prima sul campo “Matarrese” e poi sul “Bellavista”. Il campionato del debutto in Eccellenza 2008-09 si chiuse però con la retrocessione e l’attività proseguì ancora per qualche anno prima di cessare del tutto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ebbe sede a Japigia anche un’altra scuola calcio cittadina: la Usd Sibillano, che dal 2012 al 2015 giocò alcuni buoni campionati di Prima Categoria. Il campo da gioco era però a Bitetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ha invece sede al nuovo campo “Mirko Variato” di Japigia il Liberty Bari, compagine nata nel 2015 per volere del presidente Ottavio De Gregorio che disputa il campionato di Terza Categoria. Un sodalizio che sia nel nome che nei colori (bianco e blu) vuole ricordare la storica squadra che nel 1928, fondendosi con l’Ideale, diede vita al Bari calcio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A proposito dell’Ideale, nel 2012 una trentina di tifosi del Bari costituirono una nuova società con il medesimo nome del glorioso club, non tanto per raccoglierne il testimone quanto per rifarsi ai genuini valori che animavano il vecchio calcio di periferia. La squadra da sette anni staziona in Prima Categoria, pur avendo dovuto più volte cambiare casa: dal “Capocasale” di San Girolamo a San Pio, dal “Lovero” di Palese a Modugno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad oggi quindi Ideale, Liberty, Virtus Palese e Warriors rappresentano le uniche quattro squadre della città oltre al Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
TORRE A MARE - La Sportiva Torre a Mare fu fondata nel 2018 da un gruppo di giovani del borgo marinaro. Si iscrisse al campionato di Terza Categoria ottenendo anche una buona quinta posizione nella stagione d’esordio. L’anno dopo, con l’arrivo del Covid, il torneo fu sospeso quando la squadra era in testa alla classifica e tanto bastò per garantirle la promozione in Seconda Categoria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il campionato 2020-21 fu però interrotto sempre a causa della pandemia, pertanto il Torre a Mare disputò davvero la Seconda Categoria solo nel 2021-22 concludendo il campionato all’ottavo posto. Nonostante i buoni risultati la società ha rinunciato però a proseguire l’attività e il campo di via Coppa di Bari, in cui i biancoazzurri giocavano le proprie partite, giace ora in abbandono.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
FESCA - Quella del Fesca è una storia recente, durata solo tre anni e legata alla figura di Mino Zapparelli, ex patron del Modugno, che nel 2020 decise di trasferire il titolo sportivo proprio nel quartiere sul mare a nord di Bari. La stagione di Promozione 2020-21 fu interrotta a causa del Covid, poi però la compagine giallonera disputò per intero il campionato 2021-22. Tuttavia chiuse all’ultimo posto retrocedendo in Prima Categoria e dovendo anche abbandonare il campo Capocasale di San Girolamo. Per il 2022-23 si trasferì dunque al “Diomede” del quartiere San Paolo, ma nonostante il quarto posto finale la dirigenza decise di non proseguire l’attività.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per concludere c’è da dire che il Capocasale in tempi recenti ha ospitato alcuni sodalizi durati giusto qualche anno: il Calcio Latino Bari 2015 (Terza Categoria 2016-17), la FC United Bari e l’Intesa Sport Club Bari (entrambi Terza Categoria 2021-22).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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I commenti
- VITO PETINO - CALCIO A BARI VEDIAMO I TANTI CAMPIONI DELLA JAPIGIA DELLE ORIGINI, CHE NEL CALCIO SI SONO AFFERMATI, DA PROFESSIONISTI, SEMIPRO E DILETTANTI. Quella Japigia racchiusa in un quadrilatero di strade. Il viale, via Apulia, via Peucetia, via Daunia e negli anni successivi anche oltre il Sacrario, sino al rione Japigia attuale. Se vi va di conoscere storie piccole e grandi del ceppo originario, potete iscrivervi su FB al gruppo 1951-54 LE MITICHE QUATTRO TRAVERSE DI JAPIGIA. Intanto aiutateci a ricordare i tanti nomi di quei ragazzi che han fatto, non solo la storia calcistica del quartiere, ma anche la sua grande storia. Qualche nome lo ricordo ancora. Intanto non ho foto della prima squadra di calcio di Japigia, ai miei occhi di ragazzino undicenne del 1955, la più forte. Nicola Ferrara e Mario Dangelico portieri; Alberto Martino detto Bebè, Nicola e Minguccio Scolozzi, Angelo Cataldo Vincenzo Margiotta, Achille Lazzazzera difensori; Pinuccio Magaletti, Nicola Tamma, Onofrio Dentico, Michele Abrescia centrocampisti; Manuele Manzo, Onofrio De Santis detto tuttstil, Nicola Losacco, Enzo Perchiazzi attaccanti. E ora pronti via, fuori i nomi spremendo le memorie per lasciarne traccia nella storia di Japigia. Commenterò foto per foto i nomi che conosco. Vediamo se riusciamo a nominarli tutti. Nella prima foto due grandi del calcio barese, Ottavio De Gregorio a sinistra e Vladimiro Consiglio a destra, entrambi colleghi di lavoro al Comune, segretario il primo vigile urbano l'altro. Nell'ultima foto, gentilmente concessa da Robert Dinapoli, il campo Uisp di via Magna Grecia in piena attività (le foto cui si accenna sono su Facebook)...
- Alessandro - E la Marchica di Modugno nn la citate? Vittoria al città di Bari, allievi regionali...
- Vito Magarelli - Voglio riprendere quanto da te riportato in merito alla Carbonara Sport , il periodo è 70-80 , De Matteo è stato uno dei fondatori ma non il fondatore principale . Era un gruppo proveniente da una società prettamente di categorie giovanili con a capo il presidente Giovanni Magarelli . Dopo una serie di traguardi importanti nel settore giovanile (C.G.C.I.) il gruppo formato da Giovanni Magarelli , Muzio De Matteo ,e Nicola Partipilo (mi perdoneranno gli altri soci non menzionati ) decisero di acquistare il titolo della Furgor Ceglie promossa in prima categoria , e per tutti gli anni 70 e 80 fecero campionati di vertice sfiorando più volte la promozione nella categoria superiore . Dopo questo periodo a fine anni 80 il presidente Giovanni Magarelli dette le dimissioni e a quel punto dopo qualche anno la Carbonara Sport scomparve . Solo per la precisione , grazie .
- VITO PETINO - CALCIO A BARI 2 I PROTAGONISTI DEL CAMPO JAPIGIA - I RAGAZZI DEL CAMPO “BIANCO” Tanti i ragazzi che partecipavano a quelle partite. Della I/1 c’erano i fratelli Gino e Nicola Botta, i fratelli Mastrangelo Gianni Nicola e Gino, Fiore Peppino e Romano, Giovanni Costantino, i fratelli Angelico Francesco Fernando e Carmelo, Langianese Ninni e Mimmo, all’ultimo piano Pinuccio Cafagno; della I/2 i fratelli Schepsi Attilio e Vito, i fratelli Clarelli, Feluccio, Peppino, Mimmo, Romeo e Maurizio, Marco Caputo, Massimo Ranieri, Giampetruzzi, Danese, al secondo piano Clarelli (parenti di quelli al piano terra) Vincenzo (VV.UU.) e Raffaele; della I/3 i Melcarne Gigi e Tonio, Michele D’Urso, Nicola Pasculli, batterista degli Hugu Tugu con gli altri del complesso, Nico Fasano, il povero Cesare Dinapoli che perì in un incidente stradale, e altri amici come i fratelli Fatelli, Nicola Tamma, Onofrio Dentico, Sandrino Como (molti di questi ragazzi non abitavano nelle palazzine intorno al Campo Bianco, ma se la facevano sotto le colonne con la montagnola); nella I/4 Nicola Paparella, i fratelli Lisco, Saverio il più grande poi Vincenzo (VV.UU.) i gemelli Mimmo (VV.UU.) e Nicola, gli Annoscia, Peppino Mimmo Michele Angelo e la sorella Anna, al terzo piano Langianese e di fronte Mimmo Varrese; nella mia I/5 Alberto Tagliola, Dentico Tonino e Michele, Dabbicco e Costantino al primo piano, Mimmo e Tommaso Cellamare, io e mio fratello Lilli (Michele o Lillino), Manuele ed Enzo Manzo all'ultimo piano, e di fronte Giorgino e Luigi Lovreglio; nella I/6 Lorenzo e Franchino Castelletti, Michele Lorusso, Pasquale Carella, Federico Padovano, i fratelli Zoppo, Agnello e Giorgio portiere. Le altre palazzine intorno al Campo Bianco, L/1 i due Giovanni figlio uno e nipote l'altro della "Marinara" chiamata così per il mestiere del marito, Sabino Mongelli figlio della "Fascista" per il marito che rivestiva un carica locale nel vecchio regime, al primo piano Michele, Pasquale e Nicola Abrescia, di fronte Cesarino e Gino Lorusso, Enzo e Mario De Bellis, gli Ottomano, De Lauro; L/2 Michele e Nicola Galletta, Gianni Di Bari, Lello Pignatelli portiere e il fratello Gino, Gianni la Carbonara; L/3 Nicola Cazzorla, Pierino Coletta poi diventato se non erro scultore, Tonino e Saverio Chimenti, Pinuccio e Mario Scolozzi; H/1 i fratelli Toruccio, Silvano e Nicola Rinaldi, Nicola e Gino Zambetta; H/2 Lello, Lillino e Gianni Fiore, i Di Venere, ultimo piano Benito. Rocchino, Feluccio e Mario Minerva, di fronte Nicola ed Enzo Perchiazzi; nella F c’era Fernando Dangelico. Tantissimi altri nostri fratelli più grandi e piccoli che nominarli non basta un’enciclopedia (foto su FB)…
- VITO PETINO - CALCIO A BARI 3 GIOVANI E RAGAZZI DI JAPIGIA DEL CAMPO UISP E ricordarsi di tutti i calciatori che si sono cimentati sul campo Uisp di via Magna Grecia a Japigia è ancor più arduo. Venivano da tutti i quartieri dell’allora ridotta nostra città. Bari era racchiusa all’interno di un semicerchio che andava dal mare di Fesca al mare di San Giorgio, circondato da fondi agricoli che si perdevano all’orizzonte. L’abitato barese era suddiviso nella zona nuova e la vecchia, come la nomenclatura locale ha sempre distinto le due parti. Bari Vecchia, regina della città, aveva come corona naturalmente il mare per oltre metà del suo confine. In successione a raggiera vi erano il quartiere Murat, che comprendeva le zone al di qua della ferrovia; il quartiere Madonnella sino a Corso Sonnino al termine del quale c’era il vecchio Macello Comunale, la zona nei dintorni di Sant’Antonio con la Socia, infime abitazioni rifugio d’ogni sorta di reietti; il centro murattiano vero e proprio, racchiuso nel quadrilatero Cavour, Vittorio Emanuele Quintino Sella Italia; il Libertà compreso il Redentore e via Bruno Buozzi sino alle case popolari prima della Stanic, che rimanevano isolate come il Villaggio dei Lavoratori a confine con Modugno, via Napoli sino alla Fiera del Levante. Di seguito c’erano zone estive residenziali e di attività turistiche, quali San Cataldo, San Francesco, San Girolamo e Fesca a nord, San Giorgio e Scizze a sud. Dopo la ferrovia il Quartiere San Pasquale da via Amendola sino a via Re David, dove cominciava Carrassi che finiva all’altezza di via Devitofrancesco, allora strada chiusa in fondo alla quale c’era la caserma dei Vigili del Fuoco e alcuni depositi di mezzi comunali, tipo Saer. Il resto dell’Estramurale sino al passaggio a livello di via Brigata da Bari ora eliminato, era territorio del Picone. I tre quartieri, San Pasquale Carrassi Picone, avevano come confine interno una linea che andava dal Cotugno sino pressappoco alla caserma di via Amendola, confinante con l’attuale Executive Center, che allora non esisteva manco sulla carta, come la futura Poggiofranco. Santo Spirito, Palese, Mungivacca, Carbonara, Ceglie, Loseto e Torre a Mare erano soltanto frazioni o comuni a sé. San Paolo ed Enziteto non esistevano. Lo stesso Rione Japigia non aveva zone di case popolari e cooperative oltre il Canalone a sud e la campagna a ovest, dove furono realizzati i complessi Ises, quello di via Caduti Partigiani e l’altro alla Traversa 45 dopo il canalone. Il Rione Japigia in pratica era composto soltanto dal quadrilatero delle quattro traverse originarie, Apulia, Pitagora, Archita, Magna Grecia, chiuse sui lati lunghi dal viale Japigia e via Peucetia. Il viale sul lato mare, al di qua della ferrovia, aveva una lunga teoria di case basse, molte delle quali col solo piano terra, in poche quelle che avevano pure il primo piano. Le costruzioni basse col solo piano terra erano destinate in massima parte a deposito di carrozzelle da nolo e a stalle dei relativi cavalli, con l’eccezione del panificio Japigia e il bar Japigia. I bassi fabbricati erano difronte alle case popolari; da via Archita a confine col campo da calcio c’erano la Carrozzeria SIBONA con altro ingresso in via Archita, se non erro proprietaria del marchio con la pantera allegato e la scritta Japigia, il giornalaio di Ciccio Triggiani, una cantina, il fondo rurale dei Mansueto, padre e figlio Michele che vendevano carbone e carbonella, la Macelleria Valletta, la Latteria Liuzzi, e la Drogheria dei Ninni. Completavano il rione nei primissimi anni ‘50 due piccoli gruppi di case popolari, uno dietro la Fiat e l’altro a ridosso della ferrovia nella zona dove è poi sorto il Panifico 2000. Unico edificio diverso la famosa, alle generazioni di quel tempo, Arena Japigia; il cinema estivo all’aperto del Rione. I tornei disputati sul campo di via Magna Grecia si sono svolti nell’arco di tempo 1955-1961, successivamente su quel terreno cominciarono i lavori di costruzione degli edifici, poi realizzati, che vanno dal viale Japigia alla via Peucetia. Il tratto dalla fine di via Oberdan, dove c’è ancora la Fiat di fronte al vecchio passaggio a livello, spostato poi per realizzare il ponte di via Apulia, fino a via Gentile al di qua del Canalone, era il nostro viale Japigia, pur non avendo nella di un viale. Le più forti squadre di ogni quartiere di Bari parteciparono a quei tornei. Da Japigia a Bari Vecchia, dal Libertà alla Madonnella, San Pasquale Carrassi e Picone, Stanic e San Girolamo. Altri quartieri erano in embrione, privi ancora di una vera collocazione territoriale. Nei quartieri più popolosi si mettevano insieme più d’una squadra. Japigia ne aveva due. La prima, e secondo me la più forte per essersi aggiudicati tanti trofei in quegli anni, aveva giocatori di una levatura superiore: chi può dimenticare le acrobazie dei portieri Nicola Ferrara e Mario Dangelico, la decisione dei difensori Pinuccio Magaletti, Achille Lazzazzera, Bebè Martino, Gigi Margiotta, Nicola Tamma, la potenza degli attaccanti Nicola Losacco, Enzo Perchiazzi detto Boniperti, Onofrio Dentico, Onofrio De Santis detto “tuttstil”. L’altra squadra di Japigia, quella che rappresentava le altre tre traverse del quartiere, comprendeva giocatori fortissimi come Peppino Servidio, Peppino Benedetto, Michele Ninni, Dino Serviddio, Nicola Giardino, Mimmo detto Minguccio Scolozzi, Vincenzo Girone (ottimo mediano del Trani, fratello di una mia zia), Ottavio De Gregorio, Manuele Manzo, due fratelli gemelli di cui i nomi sfuggono ma ho un vago ricordo che fossero pescatori o avevano la bancarella del pesce al mercato di via Pitagora, biondi e uno dei due, attaccante, aveva pure lui il soprannome di “Boniperti”, due che ricordo solo col soprannome "U Rizz" che aveva un tiro a cannone, e un portiere molto bravo che chiamavamo come l'eroe dei fumetti "Akim" tanto era agile fra i pali. Naturalmente questi nomi sono relativi alle squadre dei grandi. L’anno successivo vennero fuori giovani di valore per disputare tornei minori, come allievi e pulcini, sempre organizzati dall’UISP di Vincenzo Lanza. Quindi io, Dino Russo, Michele Martino, Nicola Magaletti, Nicola e Licio Calabrese, Franco e Pinuccio De Bartolo, Roberto Boccasile, Pinuccio e Carletto Calabrese, Enzo Serviddio portiere para rigori, Giorgino Sciolli altro portiere, Nicola Quarto, Giovanni Romano, Angelo Cataldo detto Giulino, Peppino Bersaglia, Vito Arciuli, Mimmo Brunazzi, Michele Ronzulli, Michele Arciuli, e tanti altri che vennero fuori successivamente. Molti di questi amici avrebbero potuto figurare degnamente anche nella massima serie. E se me ne sono sfuggiti tanti altri, colpa della memoria. Ma non posso scordare un carissimo amico d’infanzia senza essere definito razzista, Roberto, che abitava nelle case dei Ferrovieri sul viale. E proprio per questo lo aggiungo alla lista dei ragazzi di Japigia. Ne abbiam fatte di partite a Japigia con Roberto; siamo andati insieme anche all'Amedeo d'Aosta. Aveva il cognome della madre, poiché il padre un nero americano di passaggio, non aveva voluto saperne di riconoscerlo. Era naturalmente nero come il suo fuggiasco padre. Mai che io ed altri amici si sia fatto cenno al colore della pelle. Per noi era appena più abbronzato di un altro amico italianissimo che chiamavamo "Ninucc u' gnor" per come si abbronzava d'estate, rimanendo scuro anche d’inverno (foto su FB)…
- VITO PETINO - CALCIO A BARI 4 GIOVANI E RAGAZZI DI ALTRI QUARTIERI DI BARI SUL CAMPO UISP DI JAPIGIA Grazie all’aiuto di Enzo Antonacci e altri amici, questi i giovani che ricordo aver visto giocare sul campo UISP di Japigia. BARI VECCHIA - Il portiere Aiuola, Angelo De Pascale detto Pelè, Pasquale Loseto, capostipite di una famiglia di calciatori, che si affermò poi nel Bari sino a giocarci in A e in B e successivamente nel Lecce e nel Pescara, altro Pasquale Loseto, omonimo ma non parente, con cui ho giocato insieme nella Pro Inter Bari e nel San Paolo Bari, Ettore Lapomarda, Vito Costanza, Carlino Capriati, Franchino Colangiuli, Vito Costanza, Nicola Cianci, Nicola Ancona, Pierino Paterno, Gianni Chiricallo, Paolo Catalano. MADONNELLA - Non può mancare Vito Arciuli, l'arcigno terzino giornalaio di corso Sonnino, per non dire di Guardavaccaro del Bari, e con me nel Bari di mister Fusco Nico Parise, figlio dell'orefice di via Carulli. E come non ricordare Tonino Spinelli, già compagno alle elementari nell’istituto Balilla; Tonino ne combinò tante, fra tuzzate e calci agli attaccanti del Sannicandro nella partita d'andata giocata in casa nostra a Valenzano (la Pro Inter non aveva un campo suo), che gli avversari lo aspettavano con il coltello fra i denti nel ritorno a Sannicandro. Ma lui non si presentò. E per una vaga somiglianza con me, fui io a buscarle a fine gara dallo stopper avversario, che con una pietra in mano mi spaccò labbra, naso e denti. Altri giocatori che ricordo Michele Fiorito, Pino Antelmi, Gigi Gendarmi. Capitolo a parte merita Umberto Ranieri detto Nordhal, inventore del passaggio indietro al portiere da 60 metri, quando chiuso in attacco si girava all'improvviso e con una puntata diceva al portiere, naturalmente fuori porta, "Tuaaaaa!", ne ha fatte di autoreti. E della Madonnella non deve sfuggire una delle squadre più forti, la Stella Nera, che rappresentava una zona di Bari, la Socia di fronte alla Chiesa di Sant'Antonio, zona all'epoca malfamata, ma aveva come portiere un fenomeno, Biagio Poliseno poi nel Mola; con questa squadra spesso le partite finivano a mazzate. MURAT – I cugini Giorgio, Enrico Morelli, Simone Di Cagno Abbrescia, Filippo Barattolo, Massimo Cobol, Beppe Milella, l’avvocato Angelo Lo Vecchio Musti e il collega Nitti. LIBERTÀ-STANIC – Vito Giusto e i suoi fratelli, un tale Silvio detto Sivori per portare i calzettoni sempre abbassati in partita. CARRASSI-SAN PASQUALE – Giovanni Troccoli, Ettore Micheletti, Tonino Tolomeo, Ninuccio Maurogiovanni. REDENTORE-PICONE - Tanti amici dei tempi di don Castiglione, Gigi Frisini, Mesto, Anaclerio, Nonnato, Leonardo Fino, i fratelli Consiglio, Vladimiro il grande e Michele, i fratelli Scarola, i D'Albis, Vito De Zio, Vito e Michele Caprio, Nicola Tavarilli, Vittorio Sedicino, Franco Assisi, Angiuicchio Amoruso. SAN PAOLO – Piero Putortì terzino sinistro, Tonino Campana ala destra, Marino Schirone ala sinistra, Nuccio Novembre centravanti, Angelo Dentuto centravanti e l'indimenticabile suo papà Pasquale Dentuto, mezzodestro e allenatore (foto su FB)...
- VITO PETINO - Penultimo capitolo CALCIO A BARI 5 I CAMPI DI CALCIO DI BARI DEGLI ANNI ‘50 PER TORNEI CITTADINI Che bei tempi. Si giocava dappertutto. Principalmente in mezzo alla strada, vero palcoscenico dove si imparava a tirare i primi calci. Bastava una palla di gomma per scatenarci, senza pensare alle "mazzate" del Babbo quando si tornava con le scarpe rotte, se invece erano le ginocchia a sbucciarsi uno sputo sopra e si continuava a giocare, a casa poi si disinfettava con lo spirito rosso che bruciava sino a farci saltare e uno "sparatrach" per tenere la benda sulla ferita. Tenete presente che in quell'epoca le auto non sapevamo manco cosa fossero, salvo carrozze e carri a cavallo piazze e vie erano liberissime per sfogare la nostra passione in ogni angolo di Bari. Piazze e vie adibite a campi di calcio, vista la scarsità di traffico. All'epoca non esistevano scuole di calcio, non avevamo soldi per comprare abbigliamento sportivo e quindi si giocava con quello che si indossava quotidianamente. Tutti noi ragazzi abbiamo trascorso una infanzia meravigliosa, irripetibile ed inimmaginabile per i giovani d'oggi. Pineta del Lungomare in piazza Diaz; piazza Giordano Bruno al lungomare nei giardini dietro la Camera di Commercio dove una volta c'era la piramide tronca su cui si faceva carambolare la palla e le panchine di cemento facevano da porte; Rotonda Lungomare; piazza Madonnella davanti alla scuola Balilla e in via Positano dove c'era il cortile posteriore della scuola; a Bari Vecchia sulla sinistra prima di entrare nell'arco di San Nicola; piazzale del Porto; piazzale di Santa Chiara, piazza San Pietro sulla Muraglia; piazza Garibaldi; piazza Massari nei giardini davanti all'Intendenza di Finanza; corso Mazzini di fronte alle costruzioni basse dove c'erano fabbri, falegnami e altri artigiani nello slargo che arriva sino all'attuale mercato coperto; piazza Disfida di Barletta davanti alla stazioncina della "Ciclatera" che portava i ragazzi alla vecchia colonia di Fesca; il piazzale davanti all’Orazio Flacco; tutti i piazzali intorno allo stadio della Vittoria; campetto all’interno delle case popolari del Villaggio Trieste; la Pensilina di San Francesco dove faceva capolinea la linea 5 Piazza Massari-Lido; il campetto di San Girolamo nelle case popolari; piazzetta San Marcello via Re David; piazza Luigi di Savoia e Balenzano avanti e dietro la caserma Picca; piazza Risorgimento davanti alla scuola Garibaldi. CAMPI REGOLARI PER PARTITE A 7 I campi seguenti sono stati teatro di accese partite UISP e FIGC. Vailati in viale Salandra; Centrale del Latte; Fasulo davanti al Cotugno; Paccione; l'ex zona industriale di Bari detta La Moscia; Giù al Canalone di Michele Portoghese; Oratorio del Redentore sotto don Castiglione, oltre quello in polvere di tufo, c'era quello mattonato all'interno dell'oratorio stesso; piazzale antistante l'Angiulli di via Crispi dove poi fu costruito il Tribunale; Campo dietro il Cimitero all’inizio di via Bruno Buozzi; presso le Case popolari di via Crispi 1° 2° 3° rione; GIL (dove c'era pure la Scuola di pugilato del maestro Francesco Portoghese) in via Napoli; al glorioso Campo degli Sport di corso Sicilia; al Campo Rossani; campo di Torre Tresca; campo Morcavallo con' fondo in polvere di carbone il cui muro di cinta dava direttamente sul mare; campo Marzulli proprio affianco al lido verso sud, dov'era l'originale spiaggia di Panepmmdor da noi creata; campo Japigia di via Magna Grecia con dietro un campetto più piccolo sino a via Peucetia; campo via Peucetia dove ora ci sono i negozi bassi del bar Foresta; campo davanti alla Chiesa San Francesco a Japigia, e altro campo dietro la stessa Chiesa dove è sorta poi la scuola Petroni (su questo campo il portiere Filippo Gaio, u’ chzzal, altrimenti detto anche “Flipp la vest” per un pantaloncino tanto grande e lungo da parere una gonna, prese a pugni Pasquale Abrescia che come arbitro gli aveva dato un rigore contro); campo vecchio Teatro Tenda a Japigia e vialone finale dietro le Casermette (entrambi detti del Maresciallo Peppino Frasca); campo Gescal in via Padre Pio. È da questi campetti che vennero fuori tanti campioni che hanno poi giocato anche in A e in Nazionale. CAMPI REGOLARI FIGC PER PARTITE A 11 Dopo i tornei cittadini molti si mettevano in luce passando a società calcistiche iscritte alla FIGC. Tanti hanno raggiunto la A e persino la nazionale. Personalmente ho avuto una carriera lunga ma priva di palcoscenici della massima serie. Il primo campo erboso che ho calcato è quello dello Stadio della Vittoria nei ragazzini del Bari di mister Onofrio Fusco, dove per quattro anni ho solo fatto allenamenti e amichevoli. Poi me ne andai al nord. In Lombardia ho giocato due anni, prima categoria nel GS Milano, poi ragazzi del Milan di mister Liedholm e prestato per sei mesi in C con il Club Rizzoli. Fu a Legnano che feci quello che per me è il gol più bello con una volée di tacco. Tornato a Bari ho giocato per ben 11 anni nella Pro Inter, poi trasformata nel San Paolo Bari, nonostante un polmone menomato per vizio congenito riscontrato nelle visite mediche a Milano. Tanti sono i gol segnati in questi ultimi anni; in particolare un pallonetto a scavalcare il portiere e un tiro a volo di destro, unico segnato con la gamba d’appoggio al sinistro con cui giocavo tutti i palloni, entrambi i gol segnati a Rutigliano contro la Juve Bari di Michele Martino, che col portiere Giorgino Sciolli erano miei compagni di rione. A Carbonara invece il mio unico gol di testa; punizione tesa di Lapomarda, portiere avversario pronto ad afferrare il pallone, m’intrufolo in area e con la fronte pizzico il pallone scavalcando dolce dolce le mani tese dell’estremo difensore; sempre a Carbonara sparo col sinistro da 30 metri il pallone verso la porta, il portiere si tuffa per pararlo, ma per un inspiegabile effetto balistico la palla rallenta scavalcando il portiere già disteso a terra fuori tempo; gol simili su punizione ne ho segnati una decina; ancora Carbonara, unica espulsione in tanti anni di gare; pallone nel cerchio centrale, io e Zezza ci precipitiamo per impossessarcene, finiamo entrambi a terra e l’arbitro, per una decisione errata ci manda fuori; per la cronaca le tre partite a Carbonara, in tre campionati diversi, terminarono 1 a 1 quella col gol di testa, 0 a 2 per noi col gol al rallenty, e 0 a 0 quella dell’espulsione. Sette, otto rigori segnati e uno sbagliato. I due più preziosi segnati nella stessa partita a Valenzano, che ci permisero di pareggiare contro i Carabinieri, la squadra più forte di quel campionato; fu l’unico punto che persero in tutto il torneo. Quello sbagliato fu al Campo degli Sport; mi avviai sicuro dagli 11 metri, ma il pallone si stampò alla base del palo a sinistra del portiere; pali e traverse allora erano a sezione quadra. Ma non me ne sono mai rammaricato di quel rigore sbagliato; dopo 60 anni proverei ancora lo scrupolo di aver castigato il portiere Vincenzo Serviddio, tuttora mio compagno fraterno. Io sbagliai ma lui non lo parò, risultato finale 0 a 0, perfetta parità in tutto fra me e il caro Enzo. Ultimo ricordo da goleador; Campo Bellavista di Japigia, vigilia di Natale, ero convalescente col ginocchio destro ancora gonfio; in settimana ero uscito dall’ospedale. Sapendo della partita a pochi chilometri da casa, mi recai a salutare i vecchi compagni di squadra e vedere la gara. Pasquale Dentuto, si accorse che i giocatori presenti erano solo dieci, e cominciò ad insitere che mi spogliassi, “T mitt all’al, Vito, e non d si proccupann d nudd, bast ca fasc numr”. Così partecipai a quella che doveva poi essere l’ultima mia partita ufficiale, chiudendo in bellezza con un record. Battemmo la Modugnese 17 a 2 e segnai pure due reti, il gol dello zoppo con il destro infortunato e l’altro su una di quelle punizioni a balistica frenante col mio sinistro inossidabile. Ma per onor di lealtà, che sempre ha contraddistinto la mia vita sportiva e quella di uomo, non posso nascondere di contro la sconfitta più pesante. Campo Rossani incontro di ritorno con i Carabinieri, che giocarono con il dente avvelenato per il 2 a 2 dell’andata. Subimmo una incommentabile batosta per 8 a 1. Ho attraversato tutti i cambiamenti che hanno portato al calcio odierno. A quel tempo, in caso di infortunio si rimaneva in dieci e anche in nove oppure otto, in sette la partita veniva sospesa; se l’infortunato era il portiere, a difendere la porta passava uno dei dieci rimasti, di solito il più idoneo. Quante partite eroiche squadre con meno giocatori portavano a termine. Introduzione del 12° e un paio di anni dopo del 13°. Transizione da pali e traversa in legno a sezione quadra a pali e traversa tondi in tubolari di ferro. Calcio d’inizio con passaggio obbligato del centrattacco in avanti, ora è possibile passare la palla dietro. Quante squadre storiche nacquero a Bari dopo i biancorossi. Japigia, Stella Nera, Audace, Liberty, Ideale, Ardita, San Pasquale, Stella Rossa, Sibillano, Italia Nuova, Pro Inter 1950, Poliseno, Gogliardo, e tante altre che la memoria si rifiuta di liberare (foto su FB)…
- VITO PETINO - ULTIMO CAPITOLO CALCIO A BARI 6 LA MIA PRO INTER, POI SAN PAOLO BARI Che fine ha fatto la mia Pro Inter Bari 1950 in cui ho giocato per 11 anni; quella stessa Pro Inter poi passata nelle mani di Tonino Rana presidente, nostro ex portiere, squadra che negli anni ’80 lanciò Antonio Cassano ai massimi livelli mondiali? Ecco in sintesi i miei 11 anni alla Pro Inter Bari, poi diventata nel 1972 San Paolo Bari. A PASQUALE DENTUTO, MIO CAPITANO Agosto 63 ultimo sabato, accetto l'invito di un mio cugino di andare al ballo serale al Cral dell'Acquedotto alla periferia di Ceglie. Qui incontro Vincenzo Monno, che non vedevo da tempo. - Ciao Enzo, come stai. - Bene e tu? So che giochi in una squadra di Milano. - Giocavo. Ma dopo due anni e la delusione finale, sono tornato, lasciando perdere il calcio. - Ehi, uno come te che abbandona il pallone? Non ci credo. E gli raccontai della visita medica all'ospedale Niguarda, che mi fermò per una malformazione congenita al polmone destro. - Senti, Vito, perché non vieni con me nella Pro Inter. Ti diverti senza impegno stressante e non molli quella che so essere la tua passione di sempre. Fu facile convincermi e posi una sola condizione. - Purché la domenica non vi siano trasferte troppo distanti. - No Vito. Non si superano i confini provinciali. E fu così che ripresi a giocare, continuando a correre per altri 11 anni con un polmone e mezzo. La sera del primo martedì di settembre conobbi Pasquale Dentuto. Trovai Enzo con tanti altri ragazzi che si allenavano sul piazzale dell'Orazio Flacco. Enzo fece le presentazioni e con Pasquale fummo subito in sintonia, una simpatia a pelle. Seppi che gli allenamenti si tenevano in spiazzi cittadini, come i piazzali intorno allo Stadio della Vittoria, oppure il terreno antistante la Chiesa di San Francesco a Japigia, o come quella sera davanti al Flacco, perché la Pro Inter non aveva un campo casalingo proprio. Alla fine dell'allenamento dell'immediato giovedì a Japigia, fui convocato la domenica dopo per Altamura. Si giocava contro la squadra locale una gara amichevole, che rientrava nell'accordo fra le due società per la cessione di Nicola Ancona ai biancorossi dell'Alta Murgia. In quell'allenamento conobbi tanti compagni e dirigenti, che mi furono accanto negli 11 anni passati alla Pro Inter. I portieri Tanzi, Aiuola, Rana, Petaroscia, Perilli, i terzini Loseto, Putortì, Costanza, i mediani Capriati, Spinelli, Micheletti, gli stopper Lapomarda e Cassano, gli attaccanti Sedicino, Colangiuli, Cianci, Paterno, Catalano, Novembre, Campana, Marino Schirone, Monno che già conoscevo come ho detto, Ancona con cui giocai quell'unica amichevole con l'Altamura. I dirigenti erano Carlino Schirone, accompagnatore ufficiale della Pro Inter per anni; tanti altri compagni ora mi sfuggono. E altri li conobbi negli anni successivi. La domenica dell'amichevole alle 11 ci vedemmo nella sede della società. In verità nel retro di una lavanderia di via Dalmazia in cui, oltre a provvedere al lavaggio di tutte le divise, la signora Poldina faceva anche da magazziniere, custodendo indumenti e attrezzi di gioco. Palloni nuovi, ma scarpe usate e sformate di ogni numero e appunto forma, con sotto i tacchetti a dischetti di cuoio consumati. Io avevo la mia coppia di Pantofola D'oro che calzavo alla perfezione. Cosi scoprii che la società oltre a un campo proprio, non aveva nemmeno una sede sociale, e si andava avanti anche con qualcosa che Pasquale rimetteva di tasca propria. Giocammo per i primi due anni a Rutigliano, 1963 e 1964; il 65 a Valenzano; tornammo a Rutigliano nel 66 e nel 67; nel 68 e 69 al Campo degli Sport, nel 70 era pronto il campo del San Paolo, ma non ancora omologato, così continuammo a girovagare per le partite casalinghe fra Campo di Adelfia, Noicattaro su quello a polvere di carbone della Divella, e ancora il Bellavista, dove giocai la mia ultima partita il 24 dicembre 73. Nella prima partita ad Altamura conobbi il presidente Lillino Milanesi, che quando si vinceva immancabilmente si presentava a fine gara per darci il premio partita di 5 mila lire a testa, e se per impegni improrogabili non veniva ad assistere alla partita, consegnava la somma dei premi a Pasquale. Quello che non ho mai saputo è chi dei due avesse dato il nome Pro Inter alla squadra. In quella gara amichevole ad Altamura Pasquale mi affidò la maglia numero 10, che indossai in tutti i miei undici anni alla Pro Inter Bari. Quella gara la vincemmo 3 a 2, i gol li fecero Colangiuli il terzo, Pasquale il secondo, e il primo Ancona, giustificando ampiamente il suo acquisto fatto dall'Altamura. Pasquale invece mi sorprese due volte, non sapevo che oltre a essere allenatore, giocava ed era pure il capitano; avevo già conosciuto il presidente, sennò avrei pensato che Pasquale avesse pure quel ruolo. Ma la meraviglia fu nel vederlo giocare. Incerottato, con fasce elastiche a entrambe le ginocchia e una alla coscia destra, non correva ma faceva correre il pallone quasi sempre verso il compagno libero; la sua pluriennale esperienza gli permetteva di piazzarsi nella fascia centrale del campo, ben sapendo dove il pallone manovrato dagli avversari sarebbe passato per impossessarsene senza affannarsi. Non in tutte le partite si inseriva in formazione, sapendo quando le sue condizioni fisiche, e accadeva spesso, non gli permettevano entrare un campo. Ho giocato con Pasquale sino alla fatidica partita di Palese contro la squadra locale, marzo 67, dove si ruppe tibia e perone della gamba destra, e fu la sua ultima gara, per la cronaca finita 0 a 0. Pasquale ha avuto molta importanza anche nella mia vita extracalcistica. Non so quando Pasquale divenne collaboratore del presidente Lillino Milanesi, so che per la firma del cartellino della Pro Inter mi invitò a settembre 1963 in via Amendola nella sede commerciale del presidente. Aprile 64. Tornavo con la mia Lambretta a casa per la pausa pranzo. Percorrevo il lungomare verso Japigia. Dalla strada di fianco alla Caserma dei Carabinieri mi tagliò la strada un'auto senza fermarsi allo stop. Ruzzolai con tutto il mezzo fin sotto il marciapiede davanti ai Carabinieri. Mi prestarono aiuto. La prima voce che sentii fu quella di Pasquale, che passava in quel momento di là. - Petino, c t si fatt. Tutt a ppost, Vito? E io pronto. - Tutt a ppost, Pasquà. Dmench pozz scquà. A luglio del 64 persi mio padre e Pasquale mi confortò. Più che un fratello maggiore, si comportò da padre. A luglio del 65 lavoravo sul cantiere della circonvallazione nel tratto Poggiofranco corso Sicilia col cavalcavia in cemento armato già realizzato. Erano già state riempite le spalle dei due muri di sostegno del ponte con materiale pietroso a strati sempre più piccoli sino al tappeto in brecciolino, per dare al fondo stradale la pendenza giusta per salire dalla quota più bassa all'impalcato del ponte. Toccava rifinirlo con la tufina prima degli strati d'asfalto. Il materiale di polvere di tufo veniva trasportato in loco e scaricato da camion col cassone ribaltabile. Mio compito era quello di controllare che il carico arrivasse sino alle sponde del cassone con la cima del carico a piramide. Per farlo dovevo arrampicarmi alla sponda e salire su una ruota per guardare all'interno. Uno dei camionisti era proprio Pasquale che, vedendomi fare quell'operazione con l'anello al dito, mi venne incontro dicendo di togliermi l'anello. Anni prima aveva perso l'anulare sinistro per colpa della fede che, rimasta impigliata alla sponda del camion, glielo tranciò di netto mentre saltava giù dalla ruota, con tutto il peso del corpo che fece da strappo. Perciò mi suggerì di non lavorare mai sui cantieri con la fede. Grazie Pasquale, per tutto quello che mi hai dato in quei momenti bui dei miei anni giovanili. E nel ‘72 la Pro Inter Bari cambiò nome in San Paolo Bari. Continuammo a giocare in campi neutri della provincia fino alla disponibilità del nuovo campo al San Paolo. Un solo rammarico, aver fatto i primi allenamenti sul quel campo, senza aver poi giocato nemmeno una partita ufficiale; quando fu rilasciata l'omologazione dalla Figc le mie ginocchia rovinate non mi permisero più di giocare (foto su FB)...