di Francesco Sblendorio e Marco Montrone

Da Regalia a Polito: tra grandi acquisti e clamorosi flop, la storia dei 12 direttori sportivi del Bari
BARI – Il primo fu Carlo Regalia, designato dal compianto Angelo De Palo, l’ultimo è stato Ciro Polito, braccio destro di Luigi De Laurentiis. Parliamo dei direttori sportivi del Bari, manager ai quali nel corso dei decenni i presidenti hanno affidato il compito di “costruire” la squadra, allestendo rose competitive con un occhio al budget e l’altro alle esigenze tecniche e tattiche degli allenatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In attesa di conoscere il nome del nuovo dirigente dei biancorossi (si parla di Giuseppe Magalini del Catanzaro), abbiamo ripercorso le vicissitudini dei 12 ds della storia dei Galletti, tra grandi acquisti e clamorosi flop. (Vedi foto galleria)

Carlo Regalia (1977-1983) – Il primo ds in senso moderno del Bari fu Carlo Regalia. Un tempo infatti la gestione delle società era nelle mani del presidente in persona o del segretario che, per la compravendita di giocatori, si rivolgevano a talent scout e mediatori. L’ex centrocampista lombardo era già stato nel capoluogo pugliese in veste di allenatore biancorosso, dal 1972 al 1974. E nell’occasione mostrò anche grandi doti manageriali: di fatto fu lui ad aiutare il presidente Angelo De Palo a costruire la squadra  con notevoli ristrettezze economiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Verso la fine della stagione 1976-77 De Palo richiamò proprio Regalia, questa volta come ds ufficiale. Il quale venne confermato anche dal nuovo presidente Antonio Matarrese. Nei suoi primi anni da dirigente Carlo condusse il Bari a quattro piazzamenti di metà classifica in B, inserendo in rosa tra gli altri Bagnato, Tavarilli, Bitetto e soprattutto la coppia di attaccanti Serena-Iorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

All’inizio del 1981-82 la società impose a Regalia un mercato all’insegna del risparmio. Così il manager mise su il famoso “Bari dei Baresi”, con tanti giovani del vivaio (Caricola, Armenise, De Trizio, Onofrio Loseto, De Rosa) guidati in panchina dal maestro Enrico Catuzzi. La squadra sfiorò la serie A, arrivando quarta a soli due punti dalla Sampdoria. L’anno dopo però le cose non andarono allo stesso modo: al termine del campionato il Bari sprofondò in C e si conclusero le esperienze di Antonio Matarrese come presidente e di Regalia come ds.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Franco Janich (1983-1992) - Al posto di Regalia, il nuovo patron Vincenzo Matarrese chiamò Franco Janich, ex dirigente del Napoli. Il friulano ingaggiò Bruno Bolchi come allenatore e centrò subito il doppio salto dalla C alla A, con tanto di semifinale di Coppa Italia nel 1984. Tra i giocatori portati in Puglia vanno citati tra gli altri Edi Bivi (30 gol nei tre campionati precedenti a Catanzaro), il barese Totò Lopez, l’attaccante Alberto Bergossi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel tentativo di ottenere la salvezza in massima divisione dopo 15 anni di assenza, per la stagione 85-86 Janich pescò dall’Inghilterra, Paese da cui arrivarono Rideout e Cowans, entrambi dell’Aston Villa. I Galletti non riuscirono però a conquistare la permanenza e nell’86-87 si dovette ripartire dalla cadetteria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo un paio di stagioni di transizione (con il ritorno in panchina di Enrico Catuzzi), per la serie B 1988-89 Janich condusse alla corte di mister Salvemini l’esperienza a centrocampo di Di Gennaro, il talento di Maiellaro e i gol di Monelli e Scarafoni. Insieme al Genoa, il Bari dominò quel campionato e tornò in A.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per affrontare la nuova stagione, Janich cambiò strategia rispetto al 1985 e attinse dal mercato sudamericano, acquistando l’argentino Lorenzo e i brasiliani Gerson e Joao Paulo, quest’ultimo uno dei giocatori più forti mai approdati a Bari. Grazie ai gol di Joao la squadra si salvò per due anni consecutivi (vincendo anche la Mitropa Cup nel 1990), sino al 1991-92 quando il presidente Matarrese decise di mettere in piedi una campagna acquisti utile a condurre finalmente la squadra in Coppa Uefa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il protagonista assoluto del mercato fu l’inglese David Platt, che Janich pagò la cifra record di 12 miliardi di lire, a cui affiancò il centravanti australiano Farina. Ma il Bari non decollò mai. Perse sin da subito Joao Paulo a causa di un grave infortunio, Farina venne rispedito al mittente già in autunno e purtroppo nel mercato di riparazione non arrivò un bomber che potesse assicurare un bottino di gol sufficiente. Così il talento di Platt non bastò a salvare una squadra mal assortita.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Enrico Alberti – Carlo Regalia (1992-2004) - Dopo quell’esperienza fallimentare, Vincenzo Matarrese decise di non concedersi più spese pazze, bensì di valorizzare i giovani emergenti. Per la carica di ds scelse Enrico Alberti, che aveva fatto le fortune del Pescara negli anni 80. Reduce dalla retrocessione del 1992, la squadra fu ricostruita con l’innesto dei vari Alessio, Barone, Taglialatela, Protti e Tovalieri. In quella prima stagione (1992-93) tuttavia quasi nulla girò per il verso giusto e i Galletti galleggiarono a metà classifica ben lontani dalla zona promozione. Decisivo così sul fronte mercato risultò il ritorno di Regalia, questa volta come direttore generale, che dal 1993 affiancò il ds per un decennio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tandem Regalia-Alberti azzeccò subito delle scelte che portarono il Bari in A nel 1993-94, sotto la guida di Giuseppe Materazzi. Alla valorizzazione dei giovani del vivaio (Bigica, Amoruso, Tangorra), si unì l’apporto di una serie di calciatori notati sui campi della C1 (Pedone, Ricci, Manighetti, Gautieri) e di qualche elemento di provata esperienza, come il portiere Fontana. Il ritorno di Gerson e l’acquisto del colombiano Guerrero furono invece le due operazioni di punta in vista della A 1994-1995, oltre alla conferma della coppia-gol Protti-Tovalieri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo una bella stagione che portò a una tranquilla salvezza, l’anno dopo Tovalieri venne sostituito con l’arrivo di Kennet Andersson, bomber della Svezia terza ai Mondiali del 94. Le cessioni dei giovani baresi Amoruso e Bigica furono invece rimpiazzate da Luigi Sala e dallo scandinavo Klas Ingesson.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nonostante una rosa che sulla carta era stata ben progettata (a parte l’arrivo del deludente portoghese Abel Xavier), il Bari scivolò incredibilmente in B, obbligando Alberti a vendere nell’estate 96 i gioielli Protti e Andersson e a ricostruire la rosa portando elementi di esperienza come Garzya e il tedesco Doll e lanciando i giovani De Ascentis, Ventola, Volpi, Flachi e Di Vaio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La serie A arrivò con Fascetti in panchina e il Bari riuscì a mantenerla per i successivi quattro anni, grazie all’apporto di molti giocatori sapientemente individuati tra le categorie inferiori e il mercato estero. Arrivarono tra gli altri Zambrotta e Perrotta, Neqrouz e Masinga e gli svedesi Daniel Andersson e Osmanovski, oltre al portiere Franco Mancini. Molti acquisti furono finanziati dalla cessione all’Inter del giovane centravanti Nicola Ventola per 40 miliardi di lire.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Dopo tre belle annate condite anche da un decimo posto in classifica, la stagione 2000-2001 fu però disastrosa, nonostante l’esplosione del talento di Bari Vecchia, Antonio Cassano. La rosa aveva infatti perso l’ossatura degli anni precedenti: De Ascentis, Ingesson, Bressan, Mancini e Garzya erano infatti stati via via ceduti, alcuni dei quali a parametro zero. All’epoca probabilmente la società non ebbe il coraggio di alzare il monte ingaggi, così da trattenere giocatori dimostratisi molto affidabili. Si andò così in B. Cassano venne venduto per 50 miliardi di lire, ma purtroppo quei soldi non vennero mai reinvestiti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La caduta segnò quindi una difficile ripresa. Alberti e Regalia non riuscirono più a mettere insieme una formazione da piani alti della classifica e la loro collaborazione con il Bari terminò nella stagione 2003-2004, quella che vide i biancorossi perdere il playout salvezza contro il Venezia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fausto Pari (2004-2007)  -  L’era di Alberti si chiuse quindi con la retrocessione in C patita sul campo e il successivo ripescaggio in B grazie al posto lasciato libero dal fallito Napoli. La campagna acquisti fu affidata al ds Fausto Pari e il manager cercò di convertire in corsa una squadra costruita per la serie C in una compagine in grado di reggere un campionato di B. Seguirono tre anni interlocutori, con i biancorossi che non superarono mai la metà classifica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Solidità e un certo numero di gol furono comunque assicurati da un gruppo di giocatori quali Goretti, Bellavista, Luigi Anaclerio, Santoruvo, Dionigi, Carrus. Nella stagione seguente, la formazione, affidata per il secondo anno di fila al tecnico Guido Carboni, venne rinforzata soprattutto in attacco con Ganci e il giovane Vantaggiato. L’impianto della rosa venne mantenuto sostanzialmente invariato anche nel 2006-2007 e affidato in panchina a Maran, sostituito poi nei mesi invernali da Materazzi, di ritorno a Bari dopo poco più di 11 anni. 

Giorgio Perinetti (2007-2010) - Per la nuova grande svolta si dovette attendere l’estate 2007 e l’arrivo di Giorgio Perinetti, già ds del Napoli e del Palermo. Conquistata la salvezza il primo anno e ingaggiato Antonio Conte come allenatore, per il 2008-2009 il ds romano costruì la squadra per la promozione portando gente come Barreto, Ranocchia, Rivas, Parisi e, in corso d’anno, Guberti e Kutuzov. Emersero definitivamente anche alcuni giocatori individuati nelle stagioni precedenti come Andrea a Salvatore Masiello, Gazzi e Kamata. 

Ottenuta la serie A, Conte chiese alla società di rivoluzionare la rosa e non fu accontentato. Perinetti sostituì l’allenatore leccese con Giampiero Ventura e fece venire a Bari gli esperti Donati e Almiron, il veloce honduregno Alvarez e il giovane Leonardo Bonucci, all’esordio in massima divisione. La squadra si piazzò a metà classifica, incantando l’Italia intera con un gioco spettacolare. Sembrava l’inizio di una rinascita per i biancorossi, ma Matarrese e Perinetti non trovarono l’accordo per proseguire la collaborazione. Così il ruolo del ds passò nelle mani del catanese Guido Angelozzi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Guido Angelozzi (2010-2014) – Nonostante i soldi arrivati dalla cessione di Bonucci alla Juventus e di Ranocchia all’Inter, Angelozzi si ritrovò a fare la campagna acquisti con un budget molto più risicato rispetto agli anni precedenti. Arrivarono Ghezzal, Raggi e Marco Rossi, giocatori non all’altezza della rosa precedente. E tra infortuni e partite vendute per il calcio scommesse, il Bari sprofondò rapidamente in coda alla classifica, retrocedendo mestamente in serie B.  

Le stagioni successive nacquero con scarse aspettative. Angelozzi riuscì a portare in biancorosso giovani promettenti come il portiere Lamanna, il difensore Crescenzi, il fantasista Forestieri, il centrocampista Sciaudone e il terzino Sabelli. Ma a marzo del 2014 l’AS Bari dichiarò fallimento e a maggio il suo titolo sportivo venne rilevato dalla nuova società dell’FC Bari 1908. Il passaggio di proprietà comportò un “risveglio” della squadra che arrivò a sfiorare una clamorosa promozione in A, ma si trattò di un fuoco di paglia. A fine stagione Angelozzi disse addio e per la squadra cominciarono anni molto difficili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I Ds dell’Fc Bari 1908: Antonelli, Ippedico e Sogliano (2014-2018) - Con la nuova compagine sociale, guidata prima da Gianluca Paparesta e poi da Cosmo Giancaspro, il Bari cambiò tre ds in quattro anni. A Stefano Antonelli che nel 2014-15 portò in biancorosso la punta De Luca, seguì nel 2015-16 Antonello Ippedico (affiancato dal romeno Razvan Zamfir come responsabile dell'area tecnica) che rafforzò l’attacco con l’ex Torino Rosina e l’attaccante Riccardo Maniero e acquistò l’esperto difensore Valerio Di Cesare. Il biennio successivo la costruzione della rosa fu affidata invece a Sean Sogliano: a lui si devono gli arrivi di Galano, Floro Flores e l’esperto Brienza. Un andirivieni di dirigenti che però, in quattro stagioni, portò il Bari a disputare (e a perdere) solo due volte i playoff promozione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I Ds dell’Ssc Bari: Scala, Romairone e Polito (2018-2024) - Con il nuovo fallimento, quello del 2018 dell’FC Bari, si dovette ripartire dalla serie D. Il sindaco Decaro affidò il titolo sportivo alla famiglia De Laurentiis e Luigi, figlio del patron del Napoli Aurelio, divenne il proprietario della nuova SSC Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il primo ds agli ordini di “LDL” fu Matteo Scala che ricostruì la squadra da zero, con il solo Brienza come elemento d’esperienza. La rosa messa in piedi dal manager portò i biancorossi all’immediata promozione in C nel 2019 e, rinforzata l’anno dopo soprattutto con l’attaccante Antenucci, giunse alla finale playoff per la B nel 2020.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il malumore per il mancato rapido ritorno in cadetteria convinse però la presidenza a sostituire Scala con Giancarlo Romairone. Una scelta che si rivelò fallimentare: il ds non concluse neanche una stagione e a febbraio del 2021 lasciò un Bari deludente che mancò di nuovo l’obiettivo del ritorno in B. Molti degli acquisti effettuati da Romairone (Lollo, Semenzato, D’Orazio, Marras) si rivelarono inadeguati e finirono per irritare la tifoseria.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nell’estate 2021 venne così chiamato Ciro Polito a cui si deve il merito per un’immediata promozione in B e una serie A sfiorata tra il 2022 e il 2023. Tutto questo grazie alla scelta di puntare su giocatori che avevano già calcato i campi di tali categorie, come Pucino, Ricci, Mazzotta, Mallamo, Maiello, affiancati da elementi di qualità come l’argentino Botta, l’attaccante Cheddira e il portiere Caprile. Tuttavia nell’ultima stagione lo stesso Polito non è riuscito, insieme a tutta la società, a rispondere alle aspettative di una tifoseria che sognava finalmente il ritorno nel grande calcio. Troppe le cessioni di giocatori di qualità a fronte di acquisti (o prestiti) di basso livello.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Polito ha dovuto così dire addio al Bari, squadra che attende ora l’arrivo del nuovo ds, tra speranza e disillusione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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Francesco Sblendorio
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Marco Montrone
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