di Stefania Buono

Piccoli ginnasti crescono: un barese 2° in Italia. «Ma sfondare è duro»
BARI- «Mi piace perché è diverso dagli altri, non come i soliti calcio e tennis che praticano i miei coetanei». Ha scelto un sport duro il barese Francesco Paparella, ragazzino di 10 anni che domenica 14 dicembre a Livorno si è laureato vice campione d’Italia nella categoria Allievi del campionato italiano di ginnastica artistica. Francesco è stato battuto dal primo classificato con un punteggio di 82.3 punti contro i suoi 82, quindi solamente per tre decimi di differenza. (Vedi foto galleria)

Un successo quindi per la ginnastica barese, disciplina che conta 14 società tra il capoluogo e la sua provincia. Francesco fa parte della società Angiulli (l’unica presente a Bari città), come l’11enne Valerio Verroca, che è arrivato quarto ai campionati. Valerio ha iniziato ad allenarsi solo due anni fa. «Io prima facevo breakdance acrobatica - ci racconta - e questo mi ha permesso di imparare già qualcosa, poi ho cominciato a seguire il programma televisivo “Ginnaste - Vite parallele” e così mi sono appassionato a questo sport».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Francesco e Valerio hanno scelto un sport completo e complesso: la ginnastica artistica a differenza di molti altri richiede forza, velocità ed elevata mobilità delle articolazioni corporee. Proprio perché nella ginnastica si lavora molto sugli schemi motori di base (ovvero correre, camminare, afferrare, lanciare, strisciare e rotolare), è necessario cominciare ad allenarsi nelle palestre sin da bambini, anche dai 5 anni. I ginnasti sono suddivisi per fasce d’età (troviamo infatti le categorie allievi, dagli 8 ai 10 anni, junior A, dagli 11 ai 14 anni , junior B, dai 15 ai 17 anni e senior, dai 18 anni in su) e possono gareggiare in competizioni individuali o di squadra. Francesco Paparella compete nella categoria allievi di alta specializzazione. 

La federazione ha inoltre suddiviso la ginnastica artistica in tre categorie: la gpt (“ginnastica per tutti”) in cui possono partecipare anche coloro che non si allenano da molto e che quindi non sono a livelli altissimi in questo sport, l’”attività ordinaria” in cui l’abilità richiesta è media e infine il “settore d’élite”, la ginnastica di alta specializzazione. In base alla categoria cambiano il tipo e le ore di allenamento: si va dalle due ore settimanali degli atleti gpt fino alle quattro ore giornaliere per quelli di alta specializzazione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Chiaramente oltre alla ginnastica maschile c’è anche quella femminile, anche se vi sono parecchie differenze tra i due sessi. Innanzitutto non tutti gli attrezzi utilizzati sono comuni: gli uomini utilizzano il cavallo con maniglie, gli anelli, la sbarra e le parallele simmetriche, le donne invece la trave di equilibrio e le parallele asimmetriche. Grazie all’ausilio di queste attrezzature e alla spinta delle braccia e delle gambe gli atleti eseguono rotazioni del corpo, verticali, spaccate, slanci e posizioni di forza e alla fine dei numeri su questi attrezzi il ginnasta termina la sua esecuzione con un’“uscita” nella quale si stacca definitivamente dagli arnesi ed atterra sul tappeto, e nel farlo esegue salti mortali, anche con avvitamenti in volo. Uomini e donne hanno in comune gli esercizi del volteggio e del corpo libero.  «Ma se nella ginnastica femminile il corpo libero viene coreografato ed eseguito a ritmo di musica – sottolinea Nicola De Benedictis, istruttore di ginnastica all’Angiulli e allenatore di Francesco e Valerio - nella maschile i movimenti sono meno sinuosi e più squadrati e vengono eseguiti senza sottofondo musicale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Eppure nonostante la bellezza e l’importanza e di questo sport (la Federazione ginnastica d'Italia è la più anziana delle federazioni sportive del nostro Paese: esiste dal 1869), la ginnastica non riscuote il successo riservato ad altri sport, forse perché non si diventa certo ricchi praticandola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Anche un nuovo Yuri Chechi non riuscirebbe mai a guadagnare come un calciatore – afferma De Benedictis -. Solo in caso di vittoria di medaglia a livello internazionale si riesce a ricevere del denaro. Ora in Puglia ci sono solo ottimi atleti, ma solo a livello giovanile. Sfondare in questo sport è duro, non è facile: dieci anni fa riuscì a portare dei ragazzi nella massima categoria, ma poi la maggior parte di loro preferì cambiare strada. Che cosa sono diventati? Acrobati nelle compagnie teatrali».


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