Alla scoperta di Giuseppe Scalera, il ''nuovo Maicon'': «Devo tutto a mio nonno»
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venerdì 18 dicembre 2015
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di Nunzia Carella
L’abbiamo incontrato a Sannicandro di Bari, il paese in cui è nato e dove vive, dando un’occhiata anche alla sua camera, dove nella sua "bacheca personale" (come la chiama lui) custodisce gelosamente i propri trofei, tra cui la maglia di esordio con la Nazionale. (Vedi foto galleria)
Quando hai mosso i primi passi su un campo da calcio?
Ho calciato il primo pallone a 5 anni, a Sannicandro, nel mio paese. A 9 anni sono entrato a fare parte della Virtus di Loseto e qualche anno dopo sono approdato al Bari. Qui sono passato per tutte la categorie, dai pulcini, ai giovanissimi, fino agli allievi. In questo momento faccio parte della rosa ufficiale della Primavera dei biancorossi. Ho indossato inoltre la maglia delle nazionali under 15-16-17 e 18, totalizzando in tutto 35 presenze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel Bari però nonostante la tua età sei stato già convocato in prima squadra…
Sì, mi hanno assegnato anche una maglia, la numero 28. La prima convocazione avvenne prima della partita Bari-Avellino di Coppa Italia, nell’agosto scorso. Solitamente il giorno prima di ogni partita veniamo a conoscenza dei convocati tramite una lista in cui sono trascritti in ordine alfabetico i nomi dei “fortunati”. Ricordo che in vista della partita con i campani avevo il cuore in gola, “mi sentivo qualcosa” e appena vidi la crocetta in direzione del mio cognome afferrai il cellulare per chiamare mio padre e miei amici. Esultammo tutti per telefono. Sono momenti che porterò per sempre nel cuore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quella volta non giocasti, mentre sei riuscito a entrare in campo il 24 novembre scorso, nel corso del triangolare tra Bari, Inter e Milan. Come è stato esordire al San Nicola?
Ho provato tanta emozione, anche se essendo il più piccolo i miei compagni mi sono stati molto vicini, mi hanno consigliato e supportato. Soprattutto i difensori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Andiamo un po’ sul “personale”: qual è tua giornata tipo?
Ogni giorno vado a scuola: frequento l’ultimo anno del liceo scientifico sportivo Di Cagno Abbrescia. Quando finisco le lezioni, intorno alle 14, pranzo a scuola e aspetto mia madre che mi accompagna agli allenamenti, dalle 15 alle 17: tutti i giorni fino al venerdì. Mi alleno con la Primavera e all’occorrenza anche con la prima squadra. Alle 18 vado in palestra, perché ho ancora bisogno di svilupparmi fisicamente, specie dovendo confrontarmi come è avvenuto con avversari più grandi di me.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Riesci a divertirti fuori dal campo?
Bah, ormai difficilmente riesco a trascorrere un sabato sera in compagnia degli amici. Il weekend è dedicato alle partite e mi devo sacrificare. Anche se per me non è un problema: ho un obiettivo, diventare professionista e solo in questo modo potrò arrivare fino in fondo.
Quindi vedi solo il calcio nel tuo futuro…
Non solo, ovviamente sogno di puntare sempre più in alto, alla serie A magari, da raggiungere con il Bari e a palcoscenici importanti come la Champions League o i Mondiali con la Nazionale, ma non voglio smettere ad esempio di studiare: vorrei iscrivermi alla facoltà di Scienze Motorie per diventare preparatore atletico, sarebbe un’altra soddisfazione per me e mia madre che come tutte le mamme del mondo ha sempre anteposto la scuola a tutto il resto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel frattempo sembra che tu sia seguito da grandi squadre e c’è chi ti ha soprannominato il “nuovo Maicon”.
Le prime sono solo voci, non c’è nulla di concreto e per quanto riguarda i paragone con Maicon, non posso che esserne contento: il terzino brasiliano è sempre stato il mio idolo e fonte di ispirazione. A lui piace molto sovrapporsi, aiutare la manovra d’attacco ed è quello che faccio anch’io. Del resto gioco prevalentemente come terzino destro, anche se sono nato come centrocampista.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E chi ti ha fatto cambiare ruolo?
E’ stato un caso. Al provino per entrare a far parte del Bari, sotto gli occhi vigili degli osservatori, eravamo in tantissimi, circa 150 ragazzi. A centrocampo era tutto pieno e così mi adeguai e mi misi a giocare come terzino. Da quel giorno non ho mai abbandonato questo ruolo, che è quello per cui sono stato scelto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un’ultima domanda: c’è qualcuno che devi ringraziare principalmente per questi tuoi primi successi?
Sì, se sono arrivato fin qui lo devo soprattutto a mio nonno: devo a lui la passione e l’impegno che ci sto mettendo. Mi ha sempre accompagnato agli allenamenti e mi ha sempre supportato: i suoi occhi puntati su di me mentre giocavo e l’orgoglio che ne traspariva hanno fatto sì che realizzassi il mio sogno. Anche mia madre Maria e mio padre Enrico sono ovviamente felici e orgogliosi del mio traguardo, assieme ai miei fratelli Claudio e Patrizia, i piccoli della casa. Credono tutti in me e io non li deluderò.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Nunzia Carella
Nunzia Carella