Bari, tradizione e creatività: in città tre grandi mostre di presepi artigianali
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giovedì 17 dicembre 2015
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di Anna Maggio
Museo Diocesano – La prima mostra che abbiamo ammirato è quella del Museo Diocesano della Cattedrale, organizzata dall’associazione “Gruppo presepisti San Nicola”, formata da quindici artigiani.
Nella stanza adibita per l’esposizione, ci sono decine di presepi molto suggestivi. Quello che subito ci colpisce è la conservazione di alcuni di essi in “scarabattole”, edicole a vetri che di solito proteggono immagini e oggetti sacri. Ogni artista interpreta la Natività in maniera personale. C’è chi la propone inserendola in un contesto di vita prettamente contadina, con statue raffiguranti pastori, animali e donne, tutti intenti a svolgere le loro faccende quotidiane e c’è chi invece preferisce collocare la grotta che dà i natali al Bambin Gesù ai piedi di una montagna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Invece un artigiano ha preferito ricostruire il presepe in una scena di vita casalinga odierna, con mobili, oggetti, tavoli, suppellettili. C’è poi il classico presepe di legno, adagiato per terra nella sala del Museo e ricavato da un tronco d’albero, mentre originale ed estremamente curato nei particolari ci è sembrato quello posto in una chitarra a corde.
Ma di che cosa sono fatti la maggior parte dei presepi presenti nel Museo? «Di gesso, sughero, legno, polistilene – ci ragguaglia il 38enne Attilio Canta, presidente dell’associazione -. Quest’ultimo è un materiale che da’ degli ottimi risultati e con cui si riesce a imitare bene il legno e la pietra. Per quanto riguarda le statue, si usa il gesso o la plastica, anche se quelle in terracotta o in ceramica rimangono più belle e particolari, ma bisogna saperle fare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attilio è un antiquario e ci spiega qualche segreto del presepe “made in Bari”. «Anticamente erano caratterizzati per la presenza di un grande ramo di pino sul quale si attaccavano arance, mandarini, regali e piccole strenne per bambini - afferma -. Un altro elemento importante del presepe barese è la presenza del “Bambino della strenna”: a Capodanno viene tolto dalla grotta il piccolo Bambino Gesù in fasce e al suo posto viene messo un Gesù ormai grandicello col mondo nella mano sinistra e la destra alzata in segno di benedizione. All’Epifania poi riprende il suo posto Gesù in fasce in attesa dei re magi che gli porteranno oro, incenso e mirra».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fortino Sant’Antonio – La mostra presente al piano terra del Fortino è la più grande di Bari ed è giunta alla sua decima edizione. E’ organizzata dall’associazione Spaccabari, che conta una cinquantina di iscritti. Qui sono circa 300 gli artisti espositori tra presepisti, pittori, scultori, con opere provenienti persino dalla Romania e dalla Russia. Quando arriviamo, la sala è piena di gente, tanto che bisogna mettersi in fila per riuscire ad ammirare gli oltre 50 presepi da vicino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra questi quelli del barese Nicola Capriati, 47enne e maestro presepista da dieci anni che però in due sue opere ha preferito inserire solo l’essenziale: in uno una tipica famiglia contadina formata da quattro persone, in un altro Giuseppe, Maria e il Bambinello e sei visitatori accorsi per il lieto evento. «Le statue del maestro Capriati - ci spiega il vice presidente dell’associazione, il 51enne Tony Matera - sono fatte a mano e in terracotta. Lui ogni anno ripropone le stesse, ma cambia i vestiti, che sono sempre prodotti artigianalmente».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il giro continua e ci avviciniamo a un presepe che cattura la nostra attenzione perché inserito nel contesto fiabesco dei trulli, in un altro invece viene riproposto un ambiente famigliare e rurale con le case dipinte di bianco, una attaccata all’altra. I due caminetti messi ai due lati del presepe danno l’idea del focolaio domestico caldo, protettivo e rassicurante. Infine in un terzo presepe è stata aggiunta una chiesetta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le opere presenti sono prodotte con i materiali più disparati: cartongesso, sughero, cortecce, persino tronchi che vengono trovati in mare. «Ci sono anche statue in plastica - sottolinea Matera - ma sono solo quelle di Martino Landi che sono fatte veramente “da artista”. Le altre sono in terracotta, alcune fatte a mano e altre no».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La Mongolfiera – L’ultima mostra visitata è quella organizzata dall’associazione “Bari Pac”, dove l’acronimo sta per “Presepi arte cultura”. Si tratta di un gruppo formato da quattro persone alla continua ricerca di presepisti. «Quest’anno abbiamo avuto problemi nel trovare una location adatta – spiega la segretaria dell’associazione, Rosa Bux - . Il Comune non ci ha aiutato, per fortuna ci è venuta incontro la direttrice del centro commerciale “La Mongolfiera” di Japigia, la quale entusiasta ci ha concesso in comodato d’uso gratuito questi due locali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I presepi esposti sono circa 100 e per arredare i due locali al centro commerciale è stato necessario un mese di lavoro. Alcuni sono molto grandi, altri di media grandezza come il primo all’entrata realizzato utilizzando circa 500 metri di fogli di alluminio (il classico domopak) a cui è stato aggiunto dello stucco e poi dipinto. Un altro invece è reso particolare dall’effetto “multicolor” delle lucine inserite nelle grotte, dall’acqua che scroscia nei “ruscelli” e per i colori vivaci utilizzati per dipingere le statuine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Accanto a questo, come se fosse stato messo per fare da contrasto, troviamo un presepe realizzato tutto in legno di pino che rappresenta il santuario della Madonna di Lourdes. Ci dicono che il valore di quest’opera sfiora i 1500 euro. Notiamo poi un presepe costruito interamente con i tappi di sughero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre stiamo finendo definitivamente il nostro tour, ci chiediamo da dove nasca questa voglia di cimentarsi nella costruzione di un presepe. «C’è una predisposizione, c’è qualcosa di innato che viene fuori all’improvviso - ci spiega la signora Rosa -. Questo non è un mestiere, chi espone non l’ha imparato da nessuna parte. Io facevo la ragioniera e quando ho smesso di lavorare un bel giorno per strada ho trovato un bottiglione, l’ho fatto aprire e dentro ho costruito il mio primo presepe. Da quel momento non mi sono più fermata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Anna Maggio
Anna Maggio