Bari, corso Vittorio Emanuele: quella chiesa neo-gotica incastonata tra due palazzi
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lunedì 23 maggio 2016
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di Alessia Schiavone
E' ciò che rimane di quella che un tempo era la cappella privata annessa a palazzo Barone Ferrara, l’edificio adiacente alla chiesa, fatto innalzare nella prima metà del 1800 dal barone Ferrara su progetto dell'architetto bitontino Luigi Castellucci e ora sede di una banca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se però sul palazzo diverse sono le notizie che ne ricordano il valore e l'evoluzione, le informazioni invece pervenuteci sulla chiesetta sono pochissime. Quasi inesistente sugli antichi documenti, se ne fa menzione solo su un'annotazione notarile del 1852 dove si specifica che una delle stanze dell’edificio signorile era adibita proprio a cappella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il tempietto però, secondo quanto scrive Cristiano Chieppa nel libro "Luigi Castellucci e l'architettura dell'Ottocento in terra di Bari", aveva molto probabilmente una doppia funzione. La parte superiore era destinata a uso esclusivamente privato, mentre il piano terra era aperto a tutti, al culto del popolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo andati a far visita alla chiesetta: si presenta di color crema, di esigue dimensioni e visibilmente restaurata. Costituisce quasi un blocco a parte rispetto al palazzo nobile a cui apparteneva, che si differenzia soprattutto per lo stile neoclassico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Presenta due ingressi ad arco a sesto acuto sui quali impera ancora lo stemma nobiliare. La facciata, ripartita in tre fasce orizzontali, risulta inquadrata agli estremi da lesene sovrapposte. Spiccano poi le due finestre riccamente modanate e impreziosite da decorazioni plastiche che imitano motivi floreali. Infine sul timpano triangolare che sovrasta la struttura, riconosciamo una croce lobata, unico elemento che testimonia l'effettiva passata sacralità del luogo, assieme ad altre due più piccole disegnate all'interno delle cornici dei due portali al piano terra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il prospetto però è l'unico pezzo che ha resistito fino a oggi, mantenendo in buona parte l'aspetto originario. L’interno al contrario è stato privato di tutti i suoi elementi sacri: è ora un ambiente vuoto, nel quale di tanto in tanto vengono organizzate mostre come quella dedicata alla figura di San Nicola in corso proprio in questi giorni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Alessia Schiavone
Alessia Schiavone
I commenti
- Virginia Pansini - L'edificio di Corso Vittorio Emanuele 100-102 è stato sede del punto vendita dell'editore tipografo Pansini per quasi un secolo, dalla fine dell'800 sino al 1970. Fu punto di ritrovo dell'intelligentia locale e degli autori della casa editrice, storici e poeti, che amavano riunirsi, trascorrendo lì ore di animati e partecipati discorsi riguardanti la letteratura, la politica, e l'ambiente culturale barese. I fratelli Benedetto e Saverio Pansini, successori del fondatore Giuseppe, erano conosciuti per essere rivenditori esclusivi della Gazzetta ufficiale e fornitori del Provveditorato agli studi di Bari. Ricerco e colleziono gelosamente tutto quello che riesco a reperire della casa editrice, libri di poesia, saggi di storia locale, riviste, insomma tutto quello che testimonia 100 anni di attività dell'azienda del mio trisavoro e bisnonno.
- Raffaele Paparella - Virginia Pansini, mi fa piacere che qualcuno ricordi l'editore Pansini. Io l'ho conosciuto perchè quella libreria la frequentavo. Lui, alto, capelli bianchi, pacato, gentile e disponibile, sempre. Il lungo banco in legno disposto sul lato sinistro per chi entra e lui, il Sig. Pansini che a domanda: "Mi fa consultare cortesemente la IV Serie Speciale Concorsi della Gazzetta Ufficiale numero ... del ...". Non esitava a reperirla e offrirtela senza chiederti null'altro. Sempre. Noi ragazzi freschi di studi a leggere i requisiti e, se soddisfatti, a ricopiare la domanda di partecipazione ai concorso. Pansini, un tratto romantico della mia storia personale.
- DIEGO FAVONIO - NEGLI ANNI '80 IL PALAZZO BARONE FERRARA OSPITAVA LA SCUOLA MEDIA G.B. FERRI CHE IO HO FREQUENTATO DAL 1984 AL 1987 ,ORA PURTROPPO C'E' UNA BANCA E NON CREDO SIA POSSIBILE FARE DELLE FOTOGRAFIE MA VI ASSICURO CHE NE VARREBBE LA PENA ,A SINISTRA DELL'ANDRONE C'E' L'ACCESSO AD UNA FANTASTICA SCALINATA CHE PORTA AI PIANI SUPERIORI .
- Alberto Ricciardi - Ho visitato il palazzo Barone Ferrara in occasione della giornata 2013 del Fai, dopo lunghe file ho potuto ammirare la bellezza dello scalone maestoso, e dei saloni ai piani superiori riportati all'antico splendore grazie ai valzer di figuranti in abiti ottocenteschi. Ma ricordo bene, nei primi anni 80, il viavai dell'uscita degli studenti, dato che ero presente al pianterreno all'esposizione di Vetri della Manna di S.Nicola realizzati da mia madre, nella galleria d'arte di fianco al portone d'ingresso del palazzo.
- Mariano Argentieri - Lo stemma araldico appartiene alla nobile famiglia di Gravina in Puglia Calderoni Martini che nel 1861 acquistò l'immobile dalla famiglia del barone Onofrio Ferrara.