La leggendaria statua di "San Nicola nero": così particolare, ma dimenticata dai baresi
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giovedì 2 febbraio 2017
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di Francesca Canonico
Il santo di Myra infatti viene di solito raffigurato con una carnagione più chiara, conseguenza di un processo di “occidentalizzazione” della sua iconografia che l’ha reso “più barese che turco” e quindi secondo le intenzioni più “accettabile” da parte dei fedeli. Quella quindi presente nella cappella dell’Autorità portuale è l’immagine del San Nicola originale, senza “ritocchi”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma qual è la sua storia? La statua fu trovata in mare, nel 1809. La leggenda la si può leggere nel libro “Bari dei fanali a gas” di Alfredo Giovine. “In uno di tali estenuanti viaggi di ritorno dai porti d’Oriente di molti anni fa – racconta l’autore - la vedetta di un barcone a vela barese avvistò una strana botticella abbandonata che veniva cullata dolcemente dal mare. Issata a bordo venne aperta con molta attenzione e agli occhi esterrefatti della ciurma apparve l’immagine di un San Nicola dalla pelle scura come fosse bruciata dal sole e dalla salsedine”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta probabilmente di una storia edulcorata (in realtà pare che la statua fosse a Bari già dal 700), ma di certo la scultura attirò da subito l’attenzione dei baresi. «Fino agli anni 20 del 900 si festeggiava anche la festa di “Sanda Necole ggnore” – spiega l’esperto di tradizioni baresi, Gigi De Santis -. Nell'ultimo sabato di maggio il busto era trasportato in processione nella chiesa di Santa Teresa delle Donne (oggi non più esistente), dove si celebrava una messa cantata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi la statua ritornava al suo posto, ovvero nella chiesa di San Gregorio e riprendeva a essere adorata da mogli e figli che chiedevano al santo la protezione per i propri uomini imbarcati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La scultura nel 1858 venne però traslata e collocata in una cappella il cui ingresso, oggi murato, è ancora visibile su frontespizio della muraglia, a sinistra dell'ingresso del Museo archeologico. Fu posta lì tre anni dopo la posa della prima pietra del porto, lì dove affacciata sul mare poteva dare il benvenuto a coloro che arrivavano in barca.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine fu spostata nella sede dell’Autorità portuale, costruita nel 1938, dove ancora oggi si trova seppur dietro una porta chiusa a chiave.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per tutto l'anno infatti la cappella che ospita la statua è serrata: viene aperta solo per le festività di maggio durante le quali è quindi possibile ammirare la scultura. Negli altri mesi invece bisogna accontarsi di scorgere San Nicola attraverso i vetri, dove lo si può appena intravedere con la sua tipica veste, la mano benedicente, il Vangelo e le tre “palle”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta quindi di una statua un po’ “abbandonata”, che nel tempo è stata anche dimenticata dai baresi. Siamo infatti andati più volte a far visita alla cappella ma non abbiamo mai trovato fedeli nell’atto di pregare davanti a San Nicola. Anche chiedendo a passanti e residenti non siamo riusciti a registrare un qualche segno di devozione. «Si ricordo che lì dentro c'è una statua ma onestamente non ne so molto e poi non vedo mai nessuno fermarsi», ci dice ad esempio l'edicolante che lavora accanto all'ingresso del porto. Anche dalla portineria dell’Autorità portuale ci confermano: «Noi forniamo solo la corrente alla cappella ma per il resto non ce ne occupiamo. E non vediamo mai gente che si ferma a pregare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Eppure sembra che fino agli anni 60 il posto fosse molto frequentato da persone che infilavano nella cappella degli “ex voto” per una grazia ricevuta dal santo. Non sappiamo cosa possa essere successo nel frattempo, i motivi per i quali abbia perso fascino questa statua così nera. Forse troppo nera.
(Vedi galleria fotografica)
Foto in evidenza di Maria Elia
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
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Francesca Canonico
Francesca Canonico
I commenti
- Pasquale Trizio - Gentile Direttore. Intervengo, sempre in punta di piedi, per raccontare la vera storia del San Nicola nero che oggi si può ammirare in una cappellina posta ai piedi del primo tratto del molo del porto nuovo, oggi sede dell'Autorità Portuale del Levante. Le leggende fanno parte della storia di una comunità ma la vera storia del San Nicola Nero è molto più reale. Il Santo a mezzo busto che è presente nella cappellina è un San Nicola che durante tutto il '700 e gran parte del primo '800 era custodito nella storica chiesa di San Gregorio - oggi concessa alla comunità ortodossa rumena - molto venerata dalla classe dei pescatori. Quando il 13 maggio 1855 fu gettata la prima pietra del porto nuovo di Bari - porto che, pochi sanno, è dedicato a San Nicolò il Magno, - la statua fu traslata e collocata in una cappella il cui ingresso murato è ancora visibile su frontespizio della muraglia, lato Nord (a sinistra dell'ingresso del nuovo museo archeologico). Nel 1925 fu iniziata la realizzazione del lungomare Imperatore Augusto, e il primo tratto del molo foraneo che oggi ospita l'Autorità Portuale del Levante fu adibito a sede della Compagnia Portuale Nazario Sauro che provvide a spostare la statua dalla vecchia cappella all'attuale.
- Nicola Cozzi - Io nacqui nel 1954, a Bari vecchia, esattamente sul palazzo dei spedizionieri, di fronte a "la Duan". Ricordo che avevo 6-7 anni e con i miei, passando di pomeriggio dinanzi alla cappelletta, sempre ci fermavamo per una preghiera, insieme ad altri baresi e "portuali" che la gestivano, per poi proseguivamo la passeggiata sul lungomare. La mattina presto c'era sempre un gruppo di portuali che pregava prima di iniziare il lavoro e con loro pregavano anche i "varcheceddar" prima di uscire a pesca sulle loro "varchecedd". Nel periodo della festa patronale di San Nicola tutto il lungomare, da Marisabella sino al Fortino, si riempiva di Pulman provenienti dagli Abruzzi, dalla Campania, dalla Lucania, dalla Calabria e anche dalla Sicilia che avevano portato migliaia di devoti pellegrini da noi chiamati "l' ZIaZI" (nomignolo che penso derivi dal fatto che molti altri pellegrini venivano abitualmente ospitati nei Bassi della Città vecchia ed erano imparentati da "Combariz" con i barivecchiani che a loro volta venivano ospitati quando si recavano in pellegrinaggio nei loro paesi) . Questi addobbavano la cappelletta di fiori e si fermavano a gruppi in preghiera, dalla mattina presto sino a sera tardi, prima di proseguire in processione per la Basilica ad implorare in sacra devozione il MIRACOLO al grande San Nicola. Ricordo che il lungomare si riempiva di venditori ambulanti di mandorle e nocciole che venivano acquistate in sacchi a quintali dagli ZIaZI che li stivavano nei pulman, ma anche legati sui portabagagli. Dopo le 21 l' ZIaZI iniziavano a pregare cantando nenie bellissime e commoventi, dopodichè sempre per strada sul lungomare si organizzavano a gruppi e mangiavano il pane, che si erano portati in sacchi dai rispettivi paesi, con profumatissimi salumi e formaggi, con l'accompagnamento di ottimo vino nero fatto da loro, che noi barivecchiani compravamo a quintali. Dopo aver cenato impugnavano bellissimi tamburrelli e ballavano TARANTELLE spettacolari sino a notte !!! Che bello, altri tempi che ricordo con amore e devozione !!! viva viva San Nicola !!!
- Peppino - Da Barese nonn mi sono Mai dimenticato e.ci tengo a dirvi che qualche hanno fa' rimase per.mesi a luci spente cercai adiritturaa.Postare su fb il mio appello affinché Venisse accesa.la.Luce nella annicchia e a pochi giorni dalla sacraa Festa...ma dopo tanti.tentativi adirittura mi recai al fianco presso gli Uffici della Capitaneria di Porto e dopo aver riacceso la lucina fu Rubata la Statua e per giorni nessuno se ne.accorse del.furto...W San Nicola
- Nicola Cutino - Riporto in sintesi quanto scritto in "Santi di Strada. Le edicole religiose della Città Vecchia" a cura di Nicola Cortone e Nino Lavermicocca , scrittori competenti Ed B. A: Graphis Itinerario 3 pag. 96. Congratulazioni al dr Pasquale Trizio ed al dr. Nicola Cozzi che ringrazio per la loro competenza. Intanto, preciserei che si tratta di una statua lignea del XVIII se. realizzata in una bottega napoletana o di Andria. La "Cappella, rifatta negli anni ospita la statua a mezzo busto del Vescovo di Mira, comunemente conosciuta dai Baresi, per il caratteristico colore del volto, fortemente scuro, come "Sanda Necòle gnore" posto a protezione dell' antico Molo Borbonico ... L' opera può essere assegnata all' ambito della bottega andriese di Nicola Antonio Brudaglio (1703-1778),allievo di Giacomo Colombo(1663- 1731) che tra il sei ed il settecento eseguì numerose statue per le Chiese del Regno di Napoli e del Regno, godendo generale successo. Il Colombo discepolo e collaboratore di Francesco Solimena, ebbe numerosi discepoli che, dopo l' apprendistato presso di lui, aprirono botteghe nei luoghi di origine, così come Giovanni Corsi (autore nel 1794 della statua lignea di S. Nicola nella Basilica, che aprì, forse, bottega nei pressi della sua abitazione al vicolo dell' Arcivescovado nr. 2. Negli anni addietro la statua era rivestita per intero della pianeta, lasciando scoperte solo la testa e le mani del Santo e con preziosi tessuti di raso" ( v. immaginette di San Nicola al porto che si venera in Bari nella Cappella (Compagnia N. Sauro) al Porto a cura della Commissione" oggi Lungomare Imperatore Augusto (Cappella Consorzio del Porto). Preciso che ai santi è dovuta venerazione non adorazione. Molto altro ancora può essere raccontato: ad esempio sul colore del volto fatto nero dai carcerieri quando il nostro Santo - racconta una leggenda - fu incarcerato dopo aver schiagffeggiato l' eretico Ario durante il Concilio di Nicea. Ma questa è un' altra storia ...