Boccali in stile liberty, ricette dell'800, antichi fermentatori: è il "museo della birra"
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lunedì 19 giugno 2017
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di Mariavittoria Scoditti Epicoco
«Siamo dei “cultori” di questa bevanda e avevamo voglia di celebrarla», ci spiega il 52enne Angelo, professore d’informatica che assieme al suo socio Giuseppe ha deciso di intraprendere quest’avventura . «E’ anche un modo per far conoscere la storia di Brindisi, da sempre intrecciata a quella della “bionda” – continua -. Basti pensare che già i Messapi, popolazione illirica presente su questo territorio secoli fa, consumavano birra».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Del resto anche il luogo scelto per aprire il museo non è casuale. Si trova in un’armeria templare risalente al 1100 situata di fronte a un pavimento fatto di pietre nere e levigate: sono lì a ricordare il passaggio dell’Indian Mail (la Valigia delle Indie), un treno che dal 1874 fino al 1914 ha trasportato da Londra viaggiatori, beni e posta. I vagoni si fermavano qui per permettere l’imbarco sulle navi dirette a Bombay e tra le merci non mancavano mai delle botti di birra.
«I fusti – afferma Angelo – erano aperti prima del viaggio e al liquido venivano aggiunti dei conservanti naturali come luppolo e zucchero, utili per affrontare la lunga traversata. Qui si trovavano diversi mastri artigiani bottai che svolgevano questo lavoro di “riluppolamento”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Attraverso un’entrata a forma di arco, ci introduciamo quindi nel museo, dove è possibile ripercorrere la storia della mitica bevanda grazie a dei pannelli illustrativi. Tra le tante curiosità rimaniamo meravigliati nell’apprendere che i templari ne erano gran bevitori perché potevano consumare vino solo la domenica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La storia della Valigia delle Indie è ben raccontata attraverso cartoline di inizio 900 che mostrano le botti in attesa di essere aperte, con un’edizione originale della rivista Illustrazione Italiana del 1902 dedicata proprio a Brindisi e grazie le testimonianze di personaggi illustri che hanno compiuto questa traversata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su entrambi i lati della stanza si susseguono teche con all’interno tanti oggetti legati al mondo “alcolico”. Accanto a bicchieri di fine 800, ci sono caraffe di inizio secolo da cui si spinava direttamente la birra nei fusti, per poi portarla sulla tavola. E poi numerosi boccali prodotti dall’industria ceramistica tedesca agli inizi del 900: sono decoratissimi e in stile liberty. Il signor Angelo ne tira fuori uno, fa ruotare un ingranaggio sul tappo, e fa partire una melodia. L’oggetto funge infatti anche da carrillon.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Abbiamo scritto a collezionisti privati e musei e ci sono arrivati diversi pezzi – sottolinea il professore -. Uno lo abbiamo avuto in prestito persino dal British Museum: è quello disegnato da Paul Wynand, artista facente parte dello jugenstil, lo stile liberty tedesco. Ci sono voluti mesi e mesi di ricerca, ma siamo contenti di aver raccolto tanto materiale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tra gli oggetti sono presenti anche un fermentatore e un bollitore del 1900 provenienti da una collezione privata tedesca. Notiamo poi che nelle teche sono conservate litografie e calendati di fine 800/inizio 900 su cui sono scritte varie ricette di birra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Una, quella di un’antica “ipa” (uno stile molto luppolato, dall’amaro persistente e con note agrumate) ce la siamo fatta produrre da un birrificio brindisino - conclude Angelo -. Abbiamo poi fatto la stessa operazione con altri due tipi di bevanda (una chiara e un’ambrata) prodotte in Germania agli inizi del 900. E così sono nate le nostre “birre del museo”, che naturalmente è possibile sorseggiare qui, dove un tempo anche i templari trangugiavano litri di “cervogia”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Antonio Caradonna e Giuseppe Magistrale)
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Scritto da
Mariavittoria Scoditti Epicoco
Mariavittoria Scoditti Epicoco