Sulle orme dei dinosauri, quando in Puglia c'erano gli uccelli con i denti
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venerdì 17 gennaio 2014
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di Nicola De Mola
Proprio in questi giorni la “ex Selp”, una delle cave della lama dove sono state scoperte le orme, è stata oggetto di un sopralluogo da parte delle autorità cittadine e di alcuni esperti. Tra questi Marco Petruzzelli, il paleontologo che lo scorso ottobre ha effettuato la scoperta. Lo abbiamo intervistato per farci guidare in un affascinante tuffo nel passato e per capire come possano essere tutelate queste importanti scoperte scientifiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A che epoca risalgono le impronte scoperte in Puglia?
Dobbiamo tornare indietro sino al Cretaceo, era geologica che va da 124 a 65 milioni di anni fa. L’Italia e la nostra regione ancora non esistevano. C’era l’oceano Tetide, che separava l'Africa settentrionale dall'Europa e dall'Asia e gli istmi, le isole e le penisole che affioravano dalle acque ospitavano un ambiente tropicale molto simile all’odierno Yucatan o al Mar Rosso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quali animali popolavano questo ambiente?
Avendo a disposizione soltanto le orme, non possiamo risalire alle specie particolari, ma comunque siamo riusciti a identificare almeno i generi. Avevamo i sauropodi dal collo lungo, i teropodi carnivori, gli anchilosauri corazzati e gli ornitopodi dal becco ad anatra (vedi galleria fotografica). Una fauna variegata, insomma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quindi anche nella nostra terra erano i dinosauri, gli antichi “lucertoloni”, a regnare…
Sì, anche se io più che “lucertoloni” li definirei piuttosto “uccelli muniti di denti”. I dinosauri, in realtà, erano una via di mezzo tra i rettili e gli uccelli. Molti di loro infatti possedevano le piume. Qualcuno aveva anche bargigli e creste carnose. Gli studiosi lo avevano sempre ipotizzato, ma negli ultimi dieci anni si sono avuti una serie di eccezionali ritrovamenti, soprattutto in Cina ma anche in America, che hanno confermato che la pelle dei dinosauri era coperta da piume.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quali sono i siti pugliesi interessati dai ritrovamenti?
Tra la provincia di Bari e il Gargano sono stati effettuati ben trenta ritrovamenti, di cui venti con le orme sul posto, come a Lama Balice e dieci in blocchi di pietra prelevati dalle cave e finiti in ambienti urbani, come il porto di Bari, quello di Torre a Mare e quello di San Giorgio. Solo in Salento non sono state trovate impronte, ma in compenso abbiamo una quindicina di siti con ossa di lucertole, tartarughe e vegetali risalenti comunque all’era dei dinosauri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Solo orme, non ossa…
Sì, anche se nel resto d’Italia c’è stato qualche ritrovamento di questo tipo. A Benevento è stato scoperto “Ciro”, un piccolo carnivoro del gruppo dei celurosauri. A Trieste l’ adrosauro “Antonio”, un dinosauro dal becco ad anatra. A Saltrio, in provincia di Varese, il saltriosauro, un feroce predatore di 200 milioni di anni fa lungo otto metri e del peso di una tonnellata e mezza. Anche in Sicilia è stato ritrovato un frammento di osso, ma non si è ancora capito se appartiene a un dinosauro o a uno pterosauro, un rettile volante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Pochi rispetto ad altri Paesi: come mai?
Le ragioni sono da ritrovare in parte nel fatto che ritrovamenti di questo tipo sono comunque rari per le condizioni geologiche non molto favorevoli della nostra Penisola, in parte nel solito discorso legato alle poche risorse che si vogliono investire nella ricerca scientifica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alla luce dell’ultimo sopralluogo quale sarà il futuro delle orme di Lama Balice?
Siamo ancora in una fase di monitoraggio per comprenderne qualità e stato di conservazione e per valutare le aree da tutelare. Sia l’ente parco che l’imprenditore proprietario della cava però vedono nel loro ritrovamento un’importante opportunità da valorizzare e da rendere quanto prima fruibile ai cittadini. L’ideale sarebbe realizzare una struttura multidisciplinare ed ecocompatibile, magari senza spendere neanche cifre esorbitanti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma in concreto cosa bolle in pentola?
Per quanto riguarda la “ex Selp” (una delle due cave dove sono state rinvenute le orme) è in programma la realizzazione di un anfiteatro: si potrebbe collegare a questo progetto la costruzione di una copertura, magari trasparente, utile a coprire e salvaguardare le impronte dei dinosauri. Se ciò dovesse mai realizzarsi, si tratterebbe di una delle poche volte che in Italia si pensa alla valorizzazione di un bene culturale. Una cosa che invece è normale nel resto d’Europa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Se per Lama Balice c’è almeno l’intenzione, come si pensa di tutelare invece le orme trovate nei porti?
Non ci sono ancora progetti al riguardo. L’ideale sarebbe rimuovere i blocchi di pietra dai luoghi dove si trovano e spostarli in spazi di interesse turistico e scientifico. Anche perché le orme, continuando a essere esposte agli agenti atmosferici, a lungo andare non potranno che alterarsi, rovinandosi irrimediabilmente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Nicola De Mola
Nicola De Mola