Palazzo Fizzarotti, gioiello nascosto agli occhi dei baresi: viaggio e foto
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martedì 9 giugno 2015
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di Katia Moro
Ma quanti baresi e pugliesi possono realmente sostenere di conoscerne la storia e le insospettabili sorprese gelosamente custodite all’interno? «A parte qualche particolare evento, come mostre, sfilate di moda, realizzazioni di film e qualche rara visita organizzata, il palazzo è sempre precluso al pubblico», conferma Vera Poli, l’amministratrice del Fizzarotti.
Una storia, quella del Palazzo, che è stata sempre travagliata. Realizzato all’inizio del 900 dal banchiere Emanuele Fizzarotti, nel 1929, alla morte di quest’ultimo, gli eredi cedettero ogni diritto alla Banca del Fucino dei principi di Torlonia. Ma durante la Seconda guerra mondiale l’edificio divenne una legione aerea e persino un night club. Venne poi trasformato in sede per istituti scolastici professionali dal 1947 agli anni 80. E ora appartiene a una società privata (la Immobiliare srl) ed è sede di qualche studio legale e di un appartamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Noi siamo riusciti a entrarci e a immortalarlo attraverso significative fotografie che è veramente difficile, se non impossibile, trovare su siti, blog e testate giornalistiche. E questo è il nostro racconto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Prima di avere l’onore di varcare la soglia dell’arcano palazzo non possiamo non rimanere rapiti nell’osservare con il naso all’insù l’eclettica facciata esterna, parzialmente annerita a causa dell’inquinamento. Si tratta in realtà di una controfacciata addossata alla precedente, issata su un palazzotto del 1858. Fu nel 1904 che il ricco banchiere leccese di famiglia napoletana Emanuele Fizzarotti lo acquistò per 68mila lire per crearsi un proprio palazzo che rispecchiasse i suoi interessi, le sue ambizioni e simboleggiasse la borghesia in ascesa del tempo. E come un illuminato mecenate rinascimentale chiama a sé i due più validi architetti e ingegneri dell’epoca: Augusto Corradini e Ettore Bernich.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«L’eclettismo di un grande artista come il Bernich si rileva dalla commistione di stili presenti: dal predominante stile gotico veneziano a quello romanico e arabo», afferma la Poli. La facciata è suddivisa in cinque campate sormontate da archi ogivali sulla cui intersecazione si collocano quattro medaglioni che raffigurano il primo la Fenice (omaggio a Venezia), il secondo il Barione (il vecchio stemma della città di Bari), il terzo il leccio con la lupa, (simbolo della sua originaria città di Lecce) e il quarto l’emblema della famiglia Fizzarotti con le frecce spezzate che colpiscono ancora (quamquam fracta vulnerant ne è il motto: “sebbene rotte feriscono”).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le cinque campate della facciata sono poi incastonate tra le due svettanti torrette sormontate da lunotti con mosaici a foglie d’oro raffiguranti il sol levante con le sembianze di Hermes e con sotto le due statue rappresentanti la giustizia l’una e l’allegoria della città di Lecce l’altra. Tanta possenza è alleggerita infine dal gioco di alternanze di bifore e trifore romaniche che si susseguono agilmente al primo e al secondo piano, coronate dallo splendido loggiato arabeggiante con una cornice a coronamento che sembra quasi un ricamo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Con gli occhi ancora carichi di tanto splendore ci accingiamo a varcare la soglia e scoprire le misteriose sorprese che ci riserva l’interno. Chiuso a fatica alle nostre spalle il pesante portone, ci immergiamo improvvisamente in un’oasi di eleganza e silenzio che ci fa improvvisamente dimenticare i rumori del centro cittadino. Il marmoreo atrio d’ingresso ci introduce alla monumentale scala che accompagna ai piani superiori, ma anche al cortile interno in cui spunta la fontana del Nettuno rigogliosamente incorniciata da piante e coperta da un ombroso pergolato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Imbocchiamo la scala illuminata da finestroni con gotici vetri colorati dalle tinte tendenti al verde e al blu affiancati da ampi rosoni. La cupola a botte che la sormonta raffigura sbiaditi simboli zodiacali. Ci accompagna alla scoperta del più prezioso “piano nobile” una fitta decorazione lungo i muri della scala, fatta di simboli esoterici e misteriosi stemmi familiari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Giungiamo finalmente al piano superiore, che è introdotto all’ingresso da una prima chicca: un pavimento musivo raffigurante un enorme sol levante alato che assume le sembianze del dio Hermes, messaggero degli dei. Dal saloncino d’attesa si diramano altri quattro grandi saloni principali, tutti collegati tra loro, più un quinto staccato dagli altri, il più misterioso: il salone del camino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Terminato nel 1908 in piena epoca di massimo sviluppo del liberalismo e della massoneria si dice rappresenti un tempio massonico - dichiara Vera Poli -. Lo farebbero sospettare elementi come le doppie colonne, la stella di Davide e la rosa dei tuareg sul camino che rappresenterebbe l’Oriente. Questo era il salone di rappresentanza dove venivano ricevuti gli ospiti e organizzati i ricevimenti, come quello in onore della regina Elena giunta dal Montenegro per abiurare l’ortodossia e sposare Vittorio Emanuele IIII. Il pavimento originale è stato però ricoperto perché distrutto a causa di un allagamento della stanza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ritornando sui nostri passi attraversiamo nuovamente la sala d’attesa con le sue cappelliere in legno e ci ritroviamo in un'altra stanza, costruita in stile rinascimentale, interamente decorata da ampie tele murarie che fungono da affreschi e percorrono tutto il perimetro snocciolando via via un racconto che potremmo definire un vero e proprio trattato di economia. Nei vari riquadri vengono infatti rappresentate le varie attività produttive pugliesi: dall’agricoltura al commercio, dalla tessitura all’editoria. Il pavimento di battuto è decorato da tondi marmorei che rappresentano la musica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sulla sinistra si apre un piccolo salone in stile direttorio di ispirazione francese e napoleonica, di cui è rimasto solo l’arredamento interno e con attigua una camera da bagno perfettamente intatta. Sulla destra invece si apre lo splendido salone in stile medievale di ispirazione trecentesca-veneziana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Introdotti dall’elegante pavimento con tessere musive veneziane, ci sentiamo dominati dallo sfarzoso e incombente lampadario in vetro di Murano che è tra i pochi ad essersi salvati durante la guerra. La porta finestra ricostruita dopo essere stata distrutta dal bombardamento del porto nel 1943, ci immette nell’elegante balconcino vegliato da impettiti leoncini marmorei che dominano su tutto corso Vittorio Emanuele.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma il salone è principalmente contraddistinto dalla presenza delle due ampie tele del Corradini che si fronteggiano e rappresentano l’una la scena della cosiddetta “Vidua Vidue”, quando nell’XI secolo i baresi si liberarono dall’invasione saracena grazie all’intervento dei veneziani, l’altra il matrimonio di Federico II di Svevia con Jolanda di Brienne avvenuto a Brindisi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dulcis in fundo la serie dei saloni è chiusa da quello in stile rococò classico che evoca il Petit Trianon, il piccolo edificio situato nei giardini della reggia di Versailles, donato da Luigi XVI alla regina Maria Antonietta per i suoi svaghi. Vi dominano pastori, pastorelle e pecorelle cinte da un rosso nastrino e vi fa eco la raffinatissima pavimentazione con decorazione floreale che rappresenta il “Savonnerie”, la riproduzione di un tappeto della reggia di Versailles.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ancora inebriati dai colori e dalla preziosità dei materiali ammirati, attraversiamo archi di impronta saracena che ci immettono fuori dal primo piano in direzione nuovamente delle sontuose scale. Saliamo verso il secondo e il terzo piano recentemente rinnovati e restaurati e ora sedi di uffici legali e di un appartamento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Fizzarotti avrebbe bisogno di costosi e lunghi restauri: dalla facciata annerita dall’inquinamento a tessere di mosaici mancanti, da una vetrata neogotica spaccata a decorazioni sbiadite sul pavimento e sulla cupola. E’ per questo che molti dei locali sono stati proposti per l’affitto. «Personalmente ho più volte proposto alla Regione Puglia di utilizzarlo come sede di rappresentanza o ambasciata – afferma la Poli - ma evidentemente si preferisce investire in nuove costruzioni piuttosto che valorizzare quelle già esistenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qui ai piani superiori ci limitiamo ad ammirare i simboli e gli stemmi che ricoprono le pareti lungo la scala e i piccoli affreschi che riproducono scene tratte dalla Divina Commedia. E poi a malincuore iniziamo la discesa verso l’imponente portone che ci aveva precedentemente accolti: lo richiudiamo sempre con fatica, immergendoci nel trambusto della vita cittadina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci guardiamo intorno e ci sembra di aver sognato. Vorremmo tanto fermare i passanti per dire loro: «Non immaginate neanche cosa c’è lì dentro». Qualunque altra città al mondo avrebbe infatti trasformato questo originale gioiello nel proprio biglietto da visita. Eppure il palazzo di corso Vittorio Emanuele resta esclusiva di pochi eletti che hanno la fortuna di accedervi e soggiace, immobile, ai colpi mortali inferti dal trascorrere del tempo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Katia Moro
Katia Moro
I commenti
- Dora Castellini - Un articolo davvero interessante! Su un Palazzo che per me ha sempre costituito un mistero e del quale mi chiedevo appunto cosa nascondesse.... E' uno splendore!!! perché la famiglia Fizzarotti non decide di aprirlo al pubblico? con un accettabile costo per il biglietto d'ingresso sono certa che in tantissimi verrebbero a visitarlo! e magari così potrebbero anche trovare dei soldi per procedere con i restauri. Quanto poi alle varie amministrazioni comunali succedutesi e che non hanno mai fatto nulla per convicere i Fizzarotti a valorizzare questo splendido palazzo, beh....non ci sono parole!!! meglio non dire.....
- michele iannone - mi sono piaciute le foto, quelle degli interni mi hanno mostrato per la prima volta come sia rifinito il Palazzo Fizzarotti. Vai sulla Pagina Bari-Centro Storico e troverai alcune foto del Palazzo. saluti
- clorinda sanniola - ho finalmente potuto ammirare seppure in foto le bellezze di questo palazzo che ho sempre contemplato dal di fuori, peccato nobn poter mostrare al pubblico così rara bellezza che esiste nella ns. città
- Arnaldo - Un magnifico esempio di architettura in stile " anacronistico o eclettico " che, cioè, imita, a suo libero modo, gli stili architettonici antichi, In questo caso l' imitazione riguarda il " trecento veneziano ". Dovrebbe comprarlo il Comune e farne un Polo storico - artistico - culturale di prestigio per la città di Bari .
- Orazio - Anche a me questo palazzo è sempre apparso come un gioiello misterioso e invalicabile, e sono davvero contento di averlo potuto ammirare anche se solo per immagini. Rifletto ancora una volta sulla grave disattenzione di questa città verso la sua storia e i suoi capolavori. Gli esempi sono tanti, a cominciare dall'orribile condominio che hanno avuto il coraggio di "attaccare" proprio a fianco del palazzo Fizzarotti. E' una storia che somiglia un po' a quella del meraviglioso palazzo dell'Acquedotto di via Cognetti, tutt'oggi largamente ignorato dai baresi.
- Gilles - Bjr Qui est Cesare Augusta Corradini. Biographie introuvable Merci