Gare tra canarini, a Bari c'è il sei volte campione del mondo: possiede 400 esemplari
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mercoledì 16 settembre 2015
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di Barbara Rana
Caporeparto di un ipermercato cittadino, quando torna dal lavoro corre dai suoi amati pennuti, circa 400 esemplari che cinguettano nelle 60 voliere del suo allevamento personale allestito nel quartiere Libertà. «È qui che dal 1998 curo attentamente tutti i miei volatili - racconta Giuseppe - per poi scegliere i più belli, quelli destinati a competere nelle esposizioni in giro per il mondo». (Vedi foto galleria)
Sì perchè di eventi in cui si esalta l'estetica dei canarini e dei volatili in generale ce ne sono a decine: basti pensare che il campionato mondiale di ornitologia, dopo aver fatto tappa nel 2014 proprio nel capoluogo pugliese, ha festeggiato quest'anno la sua 63esima edizione a Rosmalen, piccolo paese dei Paesi Bassi. Senza contare che la Federazione ornicoltori italiani è la più numerosa d'Europa con i suoi 20mila iscritti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma come fanno i giudici a determinare gli esemplari vincitori? «Esistono circa 300 categorie di canarini - spiega l'allevatore barese - suddivisi in tre grandi tipologie: di forma e posizione, di colore e di canto. I parametri usati dalla giuria dipendono prima di tutto dal quale di questi tre aspetti si va a esaminare e in seconda battuta dagli standard stabiliti per ciascuna categoria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«L'obiettivo dei partecipanti - prosegue Giuseppe - è avvicinarsi il più possibile a questi criteri: la valutazione, riportata in una scheda riassuntiva, oscilla di solito da un minimo di 85 punti a un massimo di 94, e solo in casi eccezionali si avvicina a quota 100. I più esperti si sfidano anche preparando degli "stamm", cioè dei quartetti di canarini giudicati in base alla loro somiglianza e alla sensazione di armonia che trasmettono».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le gare si svolgono principalmente da novembre a febbraio, ma prima vi è una lungo lavoro di avvicinamento. E Giuseppe, che oltre ai sei titoli iridati ha collezionato anche quattro campionati italiani e decine di riconoscimenti raccolti all'estero, lo sa bene. «Da marzo a luglio gli allevatori supervisionano la stagione della riproduzione - illustra l'esperto -. In questo lasso di tempo la femmina cova un massimo di sei uova che si schiudono generalmente entro due settimane. Segue il periodo della muta, cioè quello in cui si rinnova il piumaggio, che termina grosso modo nel mese di settembre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel suo allevamento, a pochi passi dal cimitero, nulla è lasciato al caso. Accanto alla ricca stanza dei trofei c'è un ambiente lungo sette metri e largo quattro che accoglie in modo impeccabile le voliere: ciascuna di esse è curata con estrema pulizia e ospita non più di sei esemplari, il numero giusto per favorire un piumaggio ottimale. Una finestra sul soffitto permette poi l'illuminazione naturale del vano che mantiene a grandi linee una temperatura di 30 gradi e un'umidità del 60 per cento. «Certo - evidenzia l'ornitologo - i pennuti hanno una libertà di movimento limitata, ma nascono e crescono in condizioni ottimali: non si può certo parlare di sfruttamento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi c’è l'alimentazione, composta in prevalenza da scagliola, canapa, lino, avena e semi di niger, ricavati da un'omonima pianta erbacea dai petali gialli. Durante la covata è utile somministrare anche osso di seppia, fondamentale per la formazione dello scheletro dei piccoli, mentre la crescita dei pulcini già nati può essere facilitata con zucchine e uova sode. Quanto all'igiene, i canarini amano farsi il bagno in una vaschetta posta dall'allevatore all'interno della gabbia, soprattutto d'estate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Con queste condizioni ideali si possono ottenere degli esemplari stupendi (di colore giallo o tendente all’avorio), alcuni dei quali possono raggiungere un valore di 200 euro. «Un tempo ho cercato di trasformare la mia passione in lavoro - conclude Giuseppe - ma calcolando i costi per il mangime, l'affitto e la manutenzione del locale ho capito che le vendite degli animali avrebbero soltanto coperto le spese da sostenere. In più avrei cominciato a guardare le mie creature come uno strumento di profitto, oscurando l'amore che ho per loro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Col senno di poi tutto è andato liscio: la passione è rimasta, i trofei sono lievitati e la sua carriera da ornitologo, è il caso di dirlo, ha definitivamente spiccato il volo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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Barbara Rana
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