di Francesco Lattanzio

Bari, la chiesa del Sacro Cuore: incastonata e abbandonata in un antico palazzo
BARI – A Bari c’è una chiesetta molto particolare, ubicata ai piedi di un condominio e dalla architettura molto diversa dagli altri edifici religiosi della città. Si tratta della chiesa del Sacro Cuore, che si trova nel “Quartiere Umbertino” ad angolo tra corso Cavour e via Cardassi, incastonata nel palazzo Ferreri, uno degli edifici eclettici della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E’ bianca e si presenta con una cancellata in ferro battuto nero posta all’ingresso. Il portone è in legno ed è affiancato da due colonne che sorreggono un timpano sul quale svetta una croce in marmo. Sull'architrave è invece posta la scritta latina S.S. Cordi Jesu Dicatum. Una serie di finestre trifore percorrono tutto l’edificio. (Vedi foto galleria)

La chiesa ha una storia che vale la pena di essere raccontata. L’intero palazzo fu costruito tra il 1912 e il 1913, voluto da un metodista, il pastore Ferreri appunto, che fece sì che il pianterreno dell’edificio fosse destinato al culto. Fu quindi creata questa chiesetta dall’architettura “protestante”, costituita da una cappella, una saletta e alcune stanze che vennero adibite a scuole elementari e medie. In realtà i lavori si bloccarono per sette anni, durante la Prima guerra mondiale, per poi riprendere tra il 1920 e il 1922, condotti dall’architetto Saverio Dioguardi che ultimò lo stabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La chiesa fu gestita dai metodisti però solo fino al 1936: in quell’anno infatti i religiosi vendettero i locali al commendatore Arturo Atti che trasformò la chiesa da metodista in cattolica, con l’entrata della comunità parrocchiale di Sant’Antonio che nel 1956 cambiò nome in Sacro Cuore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per quasi settant’anni la parrocchia ha quindi ospitato i fedeli che abitavano in zona, fungendo da punto di riferimento per un intero quartiere. Fino al 2013, quando la comunità si è trasferita nel vicino ex convento di Santa Scolastica in via Cardassi, in un edificio più grande. E così da quasi tre anni la chiesetta (di proprietà dell’Istituto di Sostentamento del Clero) è stata di fatto abbandonata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Noi ci siamo entrati, grazie all’aiuto del parroco don Mimmo Falco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Dopo essere scesi per una rampa di scale, ci ritroviamo in quella che era la cappella: una sala rivestita in marmo bianco. Sul pavimento una striscia di color rosso porpora conduce all’abside circolare occupata dal presbitero rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa (tipico delle chiese evangeliste), sul quale è posto un piccolo altare. Qui si trovano ancora il leggio in marmo, il tabernacolo dorato e un piccolo pianoforte non funzionante. Tutto in un ambiente che “odora” di forte umidità e sul cui pavimento camminano indisturbati numerosi scarafaggi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A sinistra dell’entrata si accede a una saletta soppalcata dove sono presenti numerose librerie. A sinistra dell’altare invece si entra nell’ex sagrestia, adibita a deposito per sedie e mobili impolverati e ricoperti da fitte ragnatele. Insomma la chiesa è diventata un magazzino

«E’ un vero peccato – ci racconta la 90enne signora Loiacono che per tanto tempo l’ha frequentata -. Quella chiesa era molto piccola ma anche molto accogliente e racconta dei giorni più belli del mio passato: dalle celebrazioni di don Michele Loiacono, mio fratello sacerdote, al mio matrimonio, alla comunione delle mie figlie e di tanti amici e conoscenti». «Lì suonavo sempre l’organo- ci dice invece l’85enne Giuseppe de Gioia.- E ricordo che la chiesa veniva frequentata anche dal mio professore universitario, Aldo Moro. Chissà a quale destino andrà incontro».   

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Palazzo Ferreri, eretto in stile eclettico tra il 1912 e 1913, prende il nome dal metodista che ne ha voluto la costruzione, il pastore Ferreri
Il palazzo ha due portoni: da quello di sinistra si accede alle abitazioni civili, quello di destra permette di entrare nella chiesa del Sacro Cuore
La chiesetta del Sacro Cuore. Alle spalle si intravede l'ex convento di Santa Scolastica in via Cardassi
Il portone della chiesa del Sacro Cuore con il suo cancelletto nero e le due colonne laterali che sorreggono il timpano sul quale svetta una croce in marmo
Sull'architrave è invece posta la scritta latina S.S. Cordi Jesu Dicatum
Le due piccole rampe di scale che immettono i visitatori nella chiesa
La cappella. Sul pavimento una striscia di color rosso porpora conduce all’abside circolare occupata dal presbitero rialzato di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, sul quale è posto un piccolo altare
L'altare in una foto scattata negli anni 40, durante un matrimonio
A sinistra dell’entrata si accede a una saletta soppalcata dove sono presenti numerose librerie
A sinistra dell’altare invece si entra nell’ex sagrestia, adibita a magazzino per sedie e mobili



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  • Daniele Manzari - ...Io non ricordo perche' abbastanza piccolo, ricordo pero', avendolo sentito dai mie genitori intorno agli anni 1936, anno piu' anno meno, quando avevo sette anni, che questa Chiesa ora Cattolica, era una Chiesa Evangelica ...Io non ricordo perche' abbastanza piccolo, ricordo pero', avendolo sentito dai mie genitori intorno agli anni 1936, anno piu' anno meno, quando avevo sette anni, che questa Chiesa ora Cattolica, era stata in precedenza, una Chiesa Evangelica Metodista ceduta per difficolta' economiche. Mi piace · Rispondi · 9 min Mi piace · Rispondi · 9 min
  • rosa - abitavo nel palazzo di fronte in via cardassi ho frequentato questa chiesa dal 1946 ero nell azione cattolica e ogni domenica con i genitori e frayelli ascoltavamo la messa.Dal 1960 non vivo più a Bari e queste immagini mi hanno commossa.Spero che venga recuperata.Grazie per il bel ricordo.
  • gabriella - come ogni cosa di bari, che non produce soldi, viene trascurata. peccato perché era una chiesetta deliziosa e farla diventare "allevamento" di scarafaggi è proprio un delitto. tra qualche anno cammineremo su tappeti di scarafaggi che oltre a camminare , purtroppo, volano Mahhhhhhhhhhhhhh
  • Laura De Nicolò - Molto interessante!!!


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