La leggendaria famiglia Tanzi, il cui nome continua a riecheggiare in tutta Bari
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lunedì 14 marzo 2016
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di Alessia Schiavone
Se ad esempio si decide di visitare il Museo Civico cittadino, ci si accorgerà come la maggior parte delle opere e dei cimeli lì presenti (quadri ad olio con i ritratti degli antenati, documenti antichi, armi) sono appartenuti proprio ai Tanzi, da loro donati nel 1935. Così come se ci si sofferma per le vie del centro storico, in strada Palazzo di Città, sarà difficile non notare l’imponente palazzo nobiliare con lo stemma e il nome della famiglia lombarda. Ma ancora, Torre di Reddito, una delle 14 antiche masserie di Bari, che si trova al confine con Triggiano su strada Crocifisso, era proprietà dei Tanzi. E poi c'è chi addirittura sostiene che nella Basilica di San Nicola siano stati seppelliti alcuni suoi membri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma nei nostri viaggi nei meandri di Bari, ci siamo spesso imbattuti nel nome di questa leggendaria famiglia, anche se, a dirla tutta, non è stato per niente facile risalire alle sua storia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sappiamo però che il più rinomato dei Tanzi fu Carlo, che dopo essere diventato sindaco di Bari nel 1808 pare abbia firmato la prima bozza di ampliamento del borgo murattiano nel prestigioso salone del palazzo al numero 54 di strada Palazzo di Città, quello in cui attualmente risiedono due delle eredi della famiglia: la 50enne Matilde Aurora e sua madre, l'87enne Giuseppina Calabrese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Quell’edificio è l'unico testimone dell'enorme patrimonio che i miei avi possedevano – sottolinea Matilde Tanzi -. Con l'Unità d'Italia e con i Savoia furono infatti costretti a vendere gran parte dei loro possedimenti. Tra l'altro oggi il palazzo non è nemmeno più tutto nostro. Negli anni infatti i vari spazi sono stato venduti e a mio padre Italo Camillo Arturo è spettato solo il piano nobile, il cui salone un tempo ospitava balli ed era sede di importanti eventi»
Noi in quel palazzo di famiglia siamo riusciti a entrarci (vedi foto galleria). A segnare l'aurea di nobiltà del luogo, c’è un portone d'ingresso dotato di una spaziosa cornice, sulla quale sono raffigurati i profili dei mitici personaggi Japige e Barione che, secondo la leggenda, fondarono e ampliarono la città. Fra i due medaglioni campeggia invece una scritta augurale in latino dedicata all'ospitalità. Una volta attraversato l'elegante cortile, caratterizzato da tre alti fornici sormontati da un loggiato, si raggiunge il primo piano, quello appartenente ancora ai Tanzi. E' impossibile non riconoscerlo: la porta d'ingresso è protetta ancora dal prezioso stemma di famiglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A farci gli onori di casa è la signora Giuseppina Calabrese Tanzi che con fierezza ci mostra ciò che rimane di una nobiltà ormai decaduta. Il famoso salone, di cui raccontava Matilde, racchiude in una sola stanza i vecchi tesori di famiglia, che ci riportano indietro di duecento anni. Compongono l’arredamento sedie e poltrone color verde oliva impreziosite con una decorazione floreale, piccoli tavoli rotondi vestiti di nobiltà e vetrinette ornate con pezzi di ceramica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come sfondo, l'esile figura della padrona di casa che, calpestando avanti e indietro il pavimento a scacchi dai colori leggermente sbiaditi, ci illustra con eloquenza l'identità degli antenati raffigurati nei ritratti che ricoprono le pareti perfettamente in linea con il resto dell'ambiente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Perché a Bari - tiene a ribadire Giuseppina prima di lasciarci- ci sono tanti Tanzi, ma gli “originali” siamo solo noi e un'altra famiglia: i Di Cosola. Gli unici che discendiamo direttamente da coloro che sono arrivati cinquecento anni fa da Blevio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
* con la collaborazione di Mina Barcone
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
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Scritto da
Alessia Schiavone
Alessia Schiavone