Ostuni, il burattinaio Enrico cultore delle "Guarattelle": «E' il fascino di Pulcinella»
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martedì 10 maggio 2016
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di Claudio Laforgia
La sua inclinazione verso questi particolari pupazzi viene da lontano. «Ho cominciato la mia carriera di scenotecnico e animatore nel 1995 con la "Granteatrino", storica compagnia di burattini attiva a Bari - racconta l'artista -. Poi ne ho fondata una io, la “Pulcinellamoltomosso", con la quale mi sono focalizzato sulle rappresentazioni tipiche dell'Italia Meridionale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Infine la svolta con le Guarattelle, patrimonio culturale partenopeo che si distingue da tutti gli altri tipi di teatro perchè il burattinaio durante le sue performance utilizza un insolito strumento vocale, la “pivetta”. «Viene inserita in fondo al palato - spiega Enrico - ed è composta da due lamine, una concava e l'altra convessa, tenute insieme da un filo robusto. Di solito è fatta di latta o di osso e mi permette di emettere una voce stridula e amplificata che accompagna i movimenti dei personaggi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Con le sue esibizioni Enrico per vent'anni ha percorso in lungo e in largo l'Italia e alcune volte è stato ospitato anche all'estero, ricevendo diversi premi. A richiedere le sue performance erano soprattutto i Comuni in occasione di feste e sagre di paese: insomma per lui era un vero e proprio lavoro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ora però, dopo tanto girovagare, ha deciso di stabilizzarsi aprendo una libreria nella sua Ostuni. Qui tiene sempre esposte le sue "creature", scolpite da lui stesso nel legno con lo scalpello, assieme alle opere di Emanuele Luzzati, ebreo esperto del settore che iniziò la sua avventura di scenografo nel secondo dopoguerra dopo aver abbandonato temporaneamente l'Italia durante il periodo delle leggi razziali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il richiamo dell'arte però rimane vivo in Enrico che saltuariamente monta il suo piccolo palco con le classiche tendine rosse e riprende a maneggiare con maestria i suoi amati pupazzi. «Agli spettatori meno esperti dell'argomento spiego sempre la differenza con le marionette - evidenzia il 45enne -. Queste ultime vengono mosse dall'alto con dei fili, mentre nel mio caso devo infilare le mani all'interno dei burattini come se fossero dei guanti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E Pulcinella è sempre presente. «Si tratta di una sorta di affascinante antieroe ribelle ma abbastanza ingenuo - sottolinea il 45enne -. Un "uomo qualunque" che si trova ad affrontare ostacoli come prepotenze, astuzie, tradimenti e delusioni d'amore e matura soltanto superandoli. A volte è l'unico protagonista degli spettacoli, altre invece è affiancato da una seconda comparsa sostenuta dall'altra mano».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Così ci si ritrova di fronte a figure tipiche della tradizione napoletana come il “guappo”, una specie di caporale che pretende di comandare sugli altri ma non viene rispettato da nessuno. Poi c'è “Teresina”, per la quale il suo fidanzato Pulcinella è costretto a far fronte a diverse peripezie o la “morte” (o in alternativa il “diavolo”), allegoria del male e antitesi della gioia di vivere propria dello stesso Pulcinella.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A questi si affiancano la “guardia”, metafora dell'ottusità della legge, il “boia”, esecutore delle norme ingiuste e i "Matamoros", soldati di ventura che usano vantarsi di imprese e vittorie mai conseguite. «Capita di dar sfogo alla propria creatività aggiungendo personaggi presi in prestito dalle fiabe - precisa Enrico -. Nel mio caso aggiungo streghe, maghi, befane e seduttori come il famoso Don Giovanni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Essendo delle piccole sculture, i burattini hanno un'espressione fissa - conclude l'artista -. Sta all'abilità del burattinaio muoverli con sapienza e abbinare la propria voce modificata con la pivetta per dar l'impressione al pubblico di un volto che sorrida, pianga ed esprima emozioni come quello di un essere umano. Solo così si riesce a catturare l'attenzione degli spettatori e a mantenere viva una tradizione che si tramanda da secoli».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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Scritto da
Claudio Laforgia
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