Un'astronave nelle campagne di Loseto: è la cupola della chiesa del Salvatore
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venerdì 12 maggio 2017
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di Eva Signorile
Fatta eccezione per la slanciata croce bianca presente su un’asta in cemento, non ci sono infatti segni tangibili che possano davvero far pensare a una chiesa: non un campanile, né statue di santi ad annunciare la presenza di un luogo sacro: solo questo cono centrale, intorno al quale un viottolo si attorciglia in una spirale e conduce all’ingresso dell’edificio, snodandosi lungo un parco in cui spiccano gli alberi di ulivo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un varco quadrato situato su un muro in pietra bianca ci permette di entrare nella struttura: spingiamo il portone e davanti a noi si apre un grande spazio circolare del diametro di 28 metri, occupato in parte da quattro file di panche curve, in legno. La struttura si trova a 6,50 metri sotto la superficie stradale: un modo forse per recuperare in ottica moderna l’antichissima abitudine mediterranea di edificare le chiese scavando nella roccia, sotto terra.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il richiamo alla terra e alla pietra è confermato dal rivestimento in tufo, con pietre irregolari che sembrano reggersi a incastro e che ricordano tanto i muretti a secco tipici del paesaggio pugliese. Ma l’elemento che spettacolarizza il tutto è il soffitto: un enorme disco in legno, fatto di aste che creano un gioco di triangoli che si rincorrono in cerchi concentrici. Al centro si trova un foro ricoperto da materiale trasparente che pare un occhio che si apre sul cielo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nell’essenzialità delle sue linee curve e nella semplicità dei materiali utilizzati (legno, travertino e tufo) la chiesa è uno spettacolo che si offre senza troppi orpelli che possano distrarre il fedele dal suo raccoglimento. Le decorazioni e i quadri sono minimali. Sull’altare però spiccano due icone e una candela con decorazioni a rilievo: non possiamo non notare, sul cero, le figure di un uomo e una donna che si abbracciano: ricordano le figure del Bacio di Klimt.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la chiesa nasconde una sorpresa nelle sue profondità: una cripta moderna a cui si accede da due opposte rampe di scale. Raggiunta la base, ci troviamo davanti alla scultura del Cristo Salvatore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«È molto antica, è del 700», ci dice una donna. La statua ci guarda dall’alto, mentre con la sua mano destra regge il globo del mondo. Di fronte si stende l’altare, su cui spiccano una croce in legno pendente a destra e, sul fondo, un’altra icona, simile a quelle che abbiamo notato al piano superiore. «E’ di Maria Piedo, un’artista barese – afferma un fedele - è lei che ha creato tutte le immagini presenti nella chiesa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi l’uomo aggiunge con orgoglio: «L’avete vista su la Madonna della tenerezza? È una statua in legno creata da un artista di Trento: rappresenta la Vergine con Gesù Bambino. Don Lino Modesto, il nostro parroco, la chiama così perché è nella “stanza del perdono” e ci assiste durante le confessioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Scopriamo la scultura nascosta oltre una delle due quinte, in un vano a cui si accede attraverso una piccola porta a vetri, fiancheggiata da un gruppo di candele votive. Entriamo in questa minuscola stanzetta: è un moderno confessionale, lo capiamo dalle due sedie in legno poste sotto una croce dello stesso materiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il lilla delle pareti contribuisce a trasmettere serenità, insieme al volto di questa statua che, a seconda del punto di osservazione, sembra guardare ora il bimbo che ha tra le braccia, ora lo stesso visitatore. Ma sono occhi che non giudicano e non condannano: è uno sguardo di “tenerezza” in effetti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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