Alla scoperta di San Marco dei Veneziani: la più antica chiesetta di Bari Vecchia
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venerdì 2 marzo 2018
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di Federica Calabrese
Per questo motivo abbiamo deciso di ritornare nel borgo antico per andare alla scoperta di questi gioielli in modo da fornire una compiuta testimonianza delle loro storie e tesori celati agli occhi di tanti baresi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi è stata la volta della piccola e pittoresca San Marco dei Veneziani: la più antica chiesa della città dopo San Nicola e la Cattedrale, sorta agli inizi del XI secolo. L’abbiamo perlustrata nel suo unico giorno di apertura: la domenica mattina. (Vedi foto galleria)
L’edificio sorse per celebrare la liberazione del capoluogo pugliese dall'assedio saraceno del 1002, avvenuta grazie all'aiuto del doge di Venezia Orseolo II. Fu del resto finanziata in larga parte dai mercanti della Serenissima attivi a Bari. Dal 1820 è gestita dalla confraternita di Sant'Antonio da Padova che ha rimpiazzato quella di San Marco, "emigrata" nella vicina Sant'Anna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per raggiungerla partiamo dalla Basilica e imbocchiamo strada delle Crociate, percorrendola per un centinaio di metri. Arrivati all'altezza della chiesa del Carmine, che avvistiamo sulla destra, giriamo a sinistra in strada San Marco: qui troviamo un raro cartello segnaletico che indica la nostra destinazione. Ci basta camminare altri 50 metri per scorgere sulla sinistra la chiesa, delimitata da dissuasori in pietra e ferro.
A colpirci immediatamente non è la facciata principale ma la parete posta alla sua sinistra, decorata con tre dipinti inusalmente esterni alla cappella. Tutti sono stati realizzati nel 2002 con un vistoso sfondo azzurro e racchiusi da tre nicchie: il primo da sinistra raffigura San Marco con ai piedi un leone, il secondo ritrae Cristo con le braccia aperte e in basso una minuta Madonna del Pozzo, il terzo rappresenta Sant'Antonio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Spostiamo quindi la nostra attenzione sulla facciata, che conserva l'originario stile romanico. Il piccolo portale in legno è inserito in una perimetro decorativo di spessi grani di rosario in pietra, incastonato in una doppia cornice dentellata. Volgendo lo sguardo all'insù notiamo due finestrelle e ancora più in alto il rosone a raggiera: quest'ultimo, abbellito da motivi a treccia, dentellati e triangolari, presenta al centro il leone di San Marco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Varchiamo quindi l'ingresso, ritrovandoci in un ambiente che di medievale ha ben poco: le pareti sono ricoperte dall'intonaco e spiccano diverse opere realizzate tra il 700 e il 900. L'ambiente è suddiviso in due navate sovrastate da volte a vela. Dal soffitto scendono sette lampadari in vetro, tutti posti sulle colonne portanti laterali eccetto quello centrale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Passeggiamo sul pavimento in marmo chiaro, osservando sul lato destro del luogo di culto tre manufatti. Il primo è un dipinto del 1826 di Michele Tatulli che riproduce San Marco intento a scrivere e il suo consueto felino accucciato sotto il tavolo. Il secondo è un'ampia pala di Umberto Colonna del 1953 che immortala la Madonna del Pozzo, affiancata a sinistra dal patrono di Venezia e a destra da Sant'Antonio. Chiude la serie un quadro dorato che propone al visitatore il mezzo busto di San Nicola: sotto di esso balza all'occhio una cattedra in legno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Arriviamo dunque dinanzi all'altare maggiore marmoreo, restaurato nel 1893. La parte superiore racchiude la raffigurazione di un agnello con la croce e di due teste di cherubini. Le basi di sostegno sono invece a dir poco particolari: consistono in due zampe di leone fissate a un basamento in pietra, a ricordare ancora il legame con la città lagunare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spostiamo sul lato sinistro del tempio, ritrovandoci di fronte a una grande acquasantiera dalla forma insolitamente cilindrica, in cui si trova la statua in cartapesta di Sant'Antonio con in braccio Gesù bambino. L'edicola ha un tono sfarzoso, dettato dalle rifiniture dorate e illuminata da candeline laterali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Rimaniamo sull'ala sinistra per soffermarci sul massiccio altare laterale settecentesco: costruito in marmo, sorregge lunghi candelabri dorati. Al di sopra di esso è posizionata, ben illuminata, la statua della Madonna del Pozzo. L'ultima nicchia in cui ci imbattiamo custodisce una piccola scultura di San Marco, caratterizzato da una vistosa veste gialla e rossa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A questo punto ci avviamo verso l'uscita, ma prima notiamo una porticina che conduce alla sagrestia. Qui incontriamo Giovanni, presidente della confraternita e il parroco Don Antonio. I due ci accompagnano sul tetto della chiesa, a cui accediamo percorrendo un'angusta rampa a chiocciola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre saliamo notiamo un rosone in polistirolo. «E’ quello che per 7 anni ha sostituito l’originale – ci spiega Giovanni -. Quest’ultimo è stato ricollocato appena un anno fa dopo un doveroso restauro. Il lavoro è stato realizzato con i 35mila euro raccolti tra i credenti».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Arrivati sul tetto troviamo Vincenzo, l'addetto alla cura delle campane in bronzo, intento a sistemare i batacchi degli antichi manufatti. Il signore ci spiega che fino agli anni 90 il terrazzo era usato dai vicini come discarica. «Qui dai palazzi adiacenti buttavano di tutto - racconta - persino i motorini».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo Vincenzo e torniamo nella chiesetta. Su consiglio di Giovanni usciamo dall’edificio attraverso un accesso secondario, sbucando così sul retro. Da qui ammiriamo il basso campanile bianco e giallo. E all'altezza del timpano, sopra le campane, notiamo che alcuni pezzi di intonaco si stanno distaccando facendo riaffiorare tracce di pittura rossa e blu dell'XI secolo. Un’altra preziosa testimonianza di un tesoro millenario che Bari dovrebbe necessariamente riscoprire.
(Vedi galleria fotografica di Antonio Caradonna e Federica Calabrese)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Geppi De Liso - Complimenti per i gustosi e approfonditi articoli che ci fanno conoscere meglio Bari e il suo antico centro storico. Ma ancora una volta lo avete definito "borgo antico". Mentre Bari Vecchia o Barivecchia o Bari antica non è un borgo, borgo è la prima estensione di una città fuori dalle mura, quindi è borgo il cosiddetto murattiano (che sarebbe più giusto chiamare ferdinandeo, in quanto Murat, dopo aver promulgato l'editto (1813) che consentiva alla città di Bari di edificare fuor dalle mura, dopo due anni morì (1815), il resto fu edificato sotto Ferdinando di Borbone (vedi Chiesa di San Ferdinando). Borgo non è sinonimo di quartiere, riporto il suo significato dal vocabolario Treccani: Bòrgo: 1. Centro abitato di media grandezza e importanza. 2. Estensione della città fuori delle antiche mura; con questo sign. la parola denomina attualmente, in alcune città, quartieri sorti originariamente all’esterno delle mura e poi compresi in recinzioni più recenti. 1 Bari nell'Ottocento non era di media grandezza e importanza, ma per due secoli fu capitale dell'impero bizantino: "Bari, per quasi due secoli, fu il principale centro e la sede della massima autorità bizantina nei territori occidentali dell'Impero romano d'Oriente. Dopo la fine dell'emirato arabo e una breve parentesi longobarda, nel 876 la nostra città diventò il capoluogo del “ Thema di Longobardia ”, provincia che comprendeva la Puglia e i territori campani sino a Benevento contesi ai principati longobardi. Il Thema era governato da un funzionario imperiale detto stratega. Nel 970 Bari divenne la sede del Catapanato d'Italia retto da un nuovo funzionario d'alto rango: il Catapano che aveva giurisdizione su tutti i possedimenti bizantini nella penisola italica." Per favore quindi non chiamate borgo Bari Vecchia borgo, ma città antica o centro storico. Grazie e ancora complimenti.
- BARINEDITA - Ci ha convinto signor Deliso, non lo useremo più. Grazie per il suo intervento