di Antonio Bizzarro

Torre antica ma scala innovativa: tre architetti baresi alla Biennale di Venezia
BARI – Ristrutturare un rudere del 500 con un tocco di modernità e, dopo aver lottato a lungo contro la Soprintendenza, vedere il proprio lavoro riconosciuto dalla prestigiosa Biennale di Venezia. É l'impresa portata a termine da tre architetti baresi: Lorenzo Netti, Gloria Valente e Vittorio Carofiglio, che hanno guidato il restyling di Torre Borraco, suggestiva struttura posta a pochi passi dal mar Ionio. L'edificio si trova nel territorio di San Pietro in Bevagna, frazione di Manduria, in provincia di Taranto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il progetto rientra tra i 67 studi esposti nel padiglione italiano della rassegna, scelti su un totale di cinquecento candidature. Ai selezionatori è piaciuta l’aggiunta di una moderna e innovativa scalinata esterna che permette oggi di accedere al piano superiore della torre di avvistamento: un elemento questo addirittura assente nella conformazione originaria. La novità, documentata con una serie di fotografie dettagliate, ha così fornito un tratto distintivo a uno storico immobile che sembrava destinato al degrado. (Vedi foto galleria)

Del resto per il 2018 la famosa rassegna d'arte contemporanea, in programma dal 26 maggio al 25 novembre, ha voluto celebrare proprio il "minuscolo" dell’Italia: si è dato cioè spazio a microinterventi effettuati in paesi di provincia, spesso trascurati, a discapito delle "solite" grandi opere realizzate nelle aree urbane più popolate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma torniamo alla torre. «Si tratta di uno stabile in “pietra di carparo” alto 12 metri - spiega Netti -, usato secoli fa come postazione di vedetta per difendersi dai pirati saraceni. Al piano superiore si accedeva tramite una rudimentale scala interna, sfruttata dai guardiani che, in caso di pericolo, accendevano dei fuochi per "avvisare" il territorio circostante. Anni e anni di abbandono l'avevano però ridotto in rovina».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La svolta arriva nel 1998, anno in cui si decide di far partire i lavori di restauro. «Di torri del genere ce ne sono diverse in Puglia - prosegue l'esperto -, normalmente in mano allo Stato e riadattate a casermette della Guardia di Finanza o a ponte radio, come per la costruzione presente a Santo Spirito. Nel "nostro" caso invece l'immobile appartiene a privati: le famiglie nobili D'Ayala Valva e D'Alessio, che alla fine degli anni 90 hanno finanziato la ristrutturazione con 150mila euro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Nonostante i fondi, il cantiere si è però chiuso solamente nel 2012. «La particolarità della nostra idea – continua Netti - consisteva nell'introdurre una nuova rampa esterna dall’aspetto contemporaneo. Un'innovazione che tuttavia si è a lungo scontrata con le certezze della Soprintendenza ai beni architettonici: secondo loro lo stabile, seppur semidistrutto, sarebbe dovuto rimanere così com’era».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma dopo anni di “lotte” finalmente è arrivato l’ok dell’ente pubblico. «Gradualmente le norme in materia di recupero sono diventate meno stringenti - evidenzia Gloria -. Anche se siamo stati costretti a diverse modifiche in corso d'opera, soprattutto riguardo al tetto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E alla fine però i tre architetti sono riusciti concretizzare il loro piano, ammodernamento compreso. «La scala, realizzata in pietra, è staccata dal corpo dell’edificio - sottolinea la Valente -. A collegarla con la torre c'è un ponticello rossiccio di corten, tipologia di acciaio preossidato particolarmente resistente. Si tratta di una novità che amiamo definire "iconema", cioè un elemento che risalta a tal punto da renderlo tratto distintivo di un determinato paesaggio».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In effetti, anche se chiusa al pubblico, la struttura è diventata un punto di riferimento per i turisti che affollano San Pietro in Bevagna durante l'estate. «Su internet abbiamo scovato un gruppo di camperisti austriaci che si danno appuntamento proprio nei pressi della costruzione - conclude Vittorio -. La chiamano "torre con la scala fuori": segno che siamo riusciti a trasformarla in qualcosa di veramente insolito».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


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La Torre di Borraco a San Pietro in Bevagna. Si tratta di uno stabile in “pietra di carparo” alto 12 metri costruito nel 500 postazione di vedetta per difendersi dai pirati saraceni
La torre Borraco prima della sua ristrutturazione, iniziata nel 1998 e conclusasi nel 2012. Il restauro è stato guidato da tre achitetti baresi: Lorenzo Netti, Gloria Valente e Vittorio Carofiglio
I lavori sono stati svolti dando un tocco di modernità alla struttura, cosa che ha permesso ai tre esperti di presentare il progetto all'ultima Biennale di Venezia
Ai selezionatori è piaciuta l’aggiunta di una moderna e innovativa scalinata esterna che permette oggi di accedere al piano superiore della torre di avvistamento: un elemento questo addirittura assente nella conformazione originaria
La scala, realizzata in pietra, è staccata dal corpo dell’edificio. A collegarla con la torre c'è un ponticello rossiccio di corten, tipologia di acciaio preossidato particolarmente resistente
L'interno della Torre di Borraco



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  • pat - ottimo e dettagliato articolo! interessanti informazioni e bravi gli architetti.


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