Dal "Continental" a "Zio Peppe": ecco la storia delle pizzerie più antiche di Bari
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lunedì 9 settembre 2019
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di Antonio Bizzarro
Il nostro viaggio inizia dal Continental: si trova sull’ultimo tratto di corso Cavour, “sotto” il ponte XX Settembre. Da 53 anni è capeggiato dal 69enne Mimmo Lorusso (nell'immagine). Incontriamo il proprietario con in testa un eccentrico cappello da chef a strisce bianche e nere: tutto nella norma, visto che ama collezionare copricapo stravaganti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Faccio il pizzaiolo dal 1° maggio 1966 - racconta Mimmo -, vale a dire dal giorno in cui mio padre inaugurò questo locale. É da lui infatti che ho imparato il mestiere. Ricordo che all'inizio proponevamo solo quattro gusti: margherita, romana, wurstel e, primi fra tutti, quella con le rape, prodotto tipico della terra pugliese».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Da allora quella di Lorusso è stata una costante ascesa, come testimoniano le foto che adornano le pareti: immagini che lo ritraggono in gare di cucina e persino durante un'esibizione televisiva accanto a Maurizio Costanzo. «C'è anche un disegno firmato da Zeffirelli - fa notare il signore -. Una sera fu nostro ospite e tracciò su un tovagliolo il volto stilizzato di Gesù».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Salutiamo Mimmo per andare a visitare il locale di uno dei suo tanti allievi: la pizzeria Botta di via Carulli, nel quartiere Madonnella. Fu infatti rilevata nel 1979 da Vitangelo Botta, che proprio alla Continental aveva fatto, da giovane, una gavetta di quattro anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi a condurre l'attività c'è il figlio Nicola, di 46 anni. Lo scoviamo dietro il bancone, assieme ai suoi colleghi e a una fila di pizze pronte per essere infornate. «Il nostro pezzo forte è la piadina – racconta -: fu "importata" da papà dalla riviera romagnola, lì dove aveva lavorato per diverse stagioni. La rielaborò in "salsa” pugliese, farcendola con mortadella e provolone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Vitangelo come detto aprì con il suo nome alla fine degli anni 70, ma in realtà il locale era presente in questo punto già da dieci anni. A dirigerlo c’era il cugino Vito Ficarella, un altro “padre” della pizza barese, i cui fratelli hanno tra l’altro inaugurato “Il Fornaccio” nel 1972 in via Crispi e “La Vela” a Torre a Mare nel 1980.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre allievo di Botta fu il 51enne Enzo Carella, attivo in un altro storico esercizio: “Da Donato”, fondata nel 1973 da Donato Monno in via Lattanzio, nel quartiere San Pasquale. «Quando abbiamo aperto - rammenta Monno - avevo appena 20 anni. Nessuno voleva fare questa professione: erano dure da accettare l'assenza di riposi settimanali e le domeniche occupate. Lavoravamo tutti in una piccola stanza e vendevamo solo panzerotti e pizze poco elaborate, tutte d'asporto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Spezziamo ora il filo delle pizzerie "imparentate" facendo visita a "Zio Peppe", in via Umberto Giordano, nel tratto di lungomare compreso tra la Fiera del Levante e il Lido San Francesco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Sull'insegna c'è scritto "1952". «Proprio l'anno in cui mio padre Giuseppe inaugurò il locale, all’epoca ubicato però nel quartiere Libertà - afferma il titolare, il 58enne Francesco Citarelli -. Solo nel 1979 ci trasferimmo nella sede attuale. "Zio Peppe" era il suo soprannome: glielo dettero i clienti, che lui trattava come veri e propri famigliari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Francesco rievoca i suoi esordi, quando senza le macchina moderne si faticava il doppio. «Un tempo non c'erano le impastatrici - puntualizza - e la massa si lavorava con i pugni dentro conche di legno. Per non parlare dei prezzi proibitivi dei pelati: per risparmiare ogni mattina lavavamo e bollivamo i pomodori per fare la salsa».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Concludiamo il nostro giro con la pizzeria "Dregher", presente all’ingresso del centro storico, tra via Corridoni e piazza Chiurlia. «Nacque nel 1958 come circolo ricreativo e rivendita di ghiaccio su iniziativa di Andrea Signorile - spiega l’attuale titolare, il 45enne Giancarlo Capriati - Si giocava a carte e, nonostante l'onnipresenza barese della Peroni, si beveva Dreher, la birra preferita del fondatore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ecco quindi spiegata la genesi del nome del locale, evidentemente storpiato in modo dialettale. «Nel 1969 Andrea ricevette un forno in dono e cominciò a sfornare pizze - sottolinea -. E oggi sotto la mia gestione si continua a respirare l'aria del "debutto": in sottofondo c'è infatti sempre musica italiana degli anni 70 e 80. Qui è come se il tempo si fosse fermato».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Antonio Bizzarro
Antonio Bizzarro