L'imponente e panoramico Palazzo Scattarelli, nato per "sfidare" il Teatro Petruzzelli
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mercoledì 8 gennaio 2020
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di Eva Signorile - foto Antonio Caradonna
Fu realizzato infatti nel 1915 da Nicola Scattarelli, ricco venditore di tessuti che in precedenza aveva lavorato come dipendente per i suddetti fratelli, famosi commercianti e armatori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E così l’uomo, appena avuta l’occasione, decise di mostrare a tutti la sua ascesa imprenditoriale, comprando la maestosa Villa Anna, restaurando il gioiello medievale di San Giorgio Martire e prima ancora edificando questo “monumento” nel pieno centro di Bari.
Ne affidò tra l'altro il progetto all’ingegner Mauro Amoruso-Manzari. Parliamo del capostipite della nota famiglia di costruttori che già si era fatto conoscere per la realizzazione del primo complesso di case popolari cittadino (il Duca degli Abruzzi) e che da 6 anni ricopriva la carica di assessore ai lavori pubblici del Comune.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’83enne Gaetano Vignola, nipote diretto dell’ingegnere, ci consente di visionare il voluminoso faldone contenente i documenti originali relativi alla commissione dell’edificio. I bozzetti recano in basso, sulla destra, le firme di Scattarelli e dello stesso Amoruso.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A parte gli aneddoti il palazzo merita comunque una visita. Rimane infatti tra i pochi esempi di architettura di inizio secolo ancora presenti nel bistrattato murattiano e con i suoi quattro piani di altezza domina la zona, permettendo una vista invidiabile e inedita sul prospiciente ed elegante Quartiere Umbertino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per ammirare l’edificio in tutta la sua maestosità è bene percorrere corso Cavour, dove occupa un isolato con il suo color crema e le volumetrie regolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’ingresso si trova però sulla perpendicolare via Putignani. Qui veniamo accolti da un portone in rovere affiancato da paraste scanalate e diviso in quattro ante, ciascuna con due specchiature disuguali separate da una quadrata in cui si inserisce un pomolo d’ottone. Il sopraluce rettangolare è in legno, vetro e ferro battuto e si decora con delicati disegni circolari, mentre al centro campeggia un grosso mascherone scaramantico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La facciata si presenta divisa in tre parti, di cui quella centrale leggermente più ampia e sporgente rispetto alle due laterali a cui è unita grazie a due lesene bugnate e scalettate. La struttura potrebbe risultare rigida e austera, se non fosse per la presenza di eleganti decorazioni e di trovate architettoniche che cambiano a ogni piano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il portone è ad esempio “scortato” ai lati da due figure umane: una femminile a sinistra e l’altra maschile sulla destra. È sormontato da grandi finestre, al di sopra delle quali corre un lungo balcone. Su quest’ultimo si affacciano tre porte finestre sovrastate da altrettanti timpani triangolari: sotto quello centrale si staglia una superba aquila affiancata da due colonne con capitelli in marmo rossastro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non ci resta ora che entrare, per ritrovarci in un androne segnato da un lungo corridoio che porta alle scale. Sulla destra notiamo delle cassette della posta, composte dello stesso legno del portone. «Sono quelle originali, erano qui quando fu costruito il palazzo», ci dice un distinto signore con un paio di baffetti. È Riccardo, il 61enne portiere dello stabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci spiega che lavora qui dal 1976 e ci mostra il suo gabbiotto, ponendo la nostra attenzione su una delle vetrate del suo ufficio. Qui grandi e ben visibili vi campeggiano due lettere serigrafate sul fondo trasparente: una N e una S, iniziali dell’antico proprietario, Nicola Scattarelli. «Un tempo quelle lettere erano presenti su tutti i vetri – ci spiega l’uomo – ma pare che questi ultimi in una notte di baldoria siano stati rotti da un gruppo di giovani piuttosto alticci».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non è l’unica grossa perdita subìta: il portiere ci indica infatti il pavimento, composto con anonime e strette mattonelle giallo chiaro, quasi beige. Sono state inserite al posto delle antiche chianche che un tempo lastricavano l’androne. Un ristorante confinante, il “Gran Galleria”, che ora non c’è più, aveva infatti necessità di far passare dei tubi sotterranei e per questo furono intrapresi i lavori di scavo a seguito dei quali furono avvenne la sostituzione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Riccardo ci accompagna quindi davanti a un portone in ferro e vetro. Oltre il diaframma si apre un cortile lungo il quale si affacciano stretti locali chiusi da porte. Al posto dei box un tempo c’era un ricco ed elegante giardino, come era d’uso nella Bari di quel periodo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi al di sopra di questo spazio si affacciano le sagome dei confinanti condomini: anonime strutture risalenti agli anni 70 che segnano, con le loro scarne geometrie, l’insanabile distanza stilistica tra le due epoche storiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Non è stato invece toccato l’antico ed elegante ascensore in legno scuro dotato di panca. Approfittiamo quindi dell’elevatore per raggiungere il tetto, lì dove ci aspetta un grande panorama. Da qui su infatti è possibile ammirare l’intero skyline del Quartiere Umbertino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In particolare sulla nostra sinistra, avendo sullo sfondo il Teatro Margherita, notiamo l’ottocentesca sede della Camera di Commercio, con il suo piccolo torrino occupato da uno degli otto orologi da torre di Bari. Accanto ecco la Banca d’Italia, costruita tra il 1926 e il 1932 su progetto dell’ingegner Accolti Gil e inaugurata assieme all’iconica fontana monumentale in pietra che sgorga acqua su corso Cavour.
E infine il Teatro Petruzzelli, ricoperto dall’inconfondibile cupola il cui color grigio contrasta con il rosso amaranto del politeama e il bianco della scultura “Apollo incorona la musica” che sormonta la facciata.
Proprio quel teatro che Nicola Scattarelli volle sfidare, costruendo un palazzo che gareggiasse con il “rivale” in altezza e grandiosità. Un palazzo che si è salvato dai famigerati abbattimenti e ancora oggi si mostra fiero nel centro di Bari.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Vittorio Cesana - Molto interessante come sempre e complimenti non solo all'autrice ma anche al fotografo
- Rosa D'Alessandro - Bravi. Bellissimo commento. Spiegate tante cose, non solo inerenti l'architettura, ma anche la storia della città e delle famiglie che ci hanno lavorato. Non vivo più a Bari da 22 anni, ma sono barese per sempre e seguo con amore le vicende passate e presenti della mia città, così vi seguo con molto interesse. Grazie
- BARINEDITA - Grazie Rosa e grazie Vittorio!