di Eloisa Diomede - foto Antonio Caradonna

La storia del Pellicano, più antico pub di Bari: «In via Montegrappa una tana affumicata»
BARI – Nel lontano 1981 è stato uno dei primi pub ad aprire in città e oggi può vantare di essere il locale serale più  “antico” del capoluogo pugliese. Parliamo del Pellicano, istituzione delle notti baresi, la cui storia merita di essere raccontata perché, soprattutto quando aveva sede in via Montegrappa, ha rappresentato per i giovani un luogo unico e inimitabile. (Vedi foto galleria)

Un posto la cui vita va di pari passo con quella del suo proprietario, il 62enne Bruno (per tutti “Bruno Pellicano”), che da 39 anni gestisce con la stessa passione questo ritrovo “alternativo” per amanti della birra e della musica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Lo incontriamo in via Alberotanza, nella zona delle Casermette, lì dove si trova il terzo e ultimo domicilio del pub, che ha aperto qui nel 2014, in un’ex stalla militare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quando entriamo numerose persone sono sedute ai tavoli in legno: lo stesso mobilio che si trovava nel locale originario. Così come è presente un quadro dipinto da Isa, l’ex compagna del titolare: proprio quello che colorava le pareti in via Montegrappa. E sul palco, a suonare, ci sono i Flowers, un gruppo rock attivo dalla fine degli anni 60 e composto da ultrasettantenni. Insomma il tempo qui sembra essersi fermato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Bruno, barba incolta e capelli bianchi e lunghi raccolti in un codino, ci attende dietro un bancone che è l’esatta riproduzione di quello della prima sede. Gli chiediamo subito da dove derivi il nome Pellicano. «È quello dell’uccello che mangia e fagocita tutto», ci risponde sorridendo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A quel punto cominciamo a parlare degli esordi del locale, che dal 1981 fino al 1994 fu ospitato in un garage di 250 metri quadri in via Montegrappa 35, nel cuore del quartiere Carrassi di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«All’inizio eravamo quattro soci – ci racconta mentre ci mostra alcune foto d’epoca– ma dopo appena un anno gli altri si sono “autoeliminati” e sono rimasto solo io.  L’idea era quella di soddisfare l’esigenza di uno spazio aggregativo, senza l’obbligo di spendere tanti soldi (infatti non si pagava nemmeno il coperto), proponendo una grande varietà di birre alla spina e in bottiglia. Ma soprattutto volevo offrire musica dal vivo di buona qualità, dando l’occasione agli artisti di farsi conoscere: tutti i gruppi rock/metal di Bari hanno suonato lì almeno una volta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Al Pellicano si giocava a carte, a scacchi e a risiko e c’erano il flipper e il jukebox. Si accedeva citofonando, per poi scendere dei gradini e ritrovarsi in una sorta di circolo. «Io stesso facevo da “buttafuori” – sottolinea il proprietario –: non permettevo l’entrata a persone che non mi ispiravano fiducia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ad attendere gli avventori c’era un dipinto raffigurante un pellicano ma soprattutto una fitta nube di “qualsiasi tipo” di fumo. «È vero che c’era chi si accendeva una canna – tiene a precisare Bruno – ma se me ne accorgevo gliela spegnevo nella birra. Per il resto sì, era una grande tana affumicata». 

La cucina era molto semplice, anche se il pub fu uno dei primi a servire hamburger all’americana. I bagni non avevano le chiavi («per evitare “spiacevoli” incovenienti»)  e i tavoli erano sempre un po’ troppo appiccicosi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Mentre il gestore spilla (e beve) una birra, chiacchieriamo con alcuni dei clienti storici del Pellicano. «La sede di via Montegrappa era frequentata soprattutto da alternativi e universitari – ci dice il 57enne Lorenzo -. Era come una casa comune in cui ci si conosceva tutti e in cui passavi ore a bere e giocare».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«La cosa che mi piaceva – afferma il 52enne Michele – è che all’interno si poteva trovare gente di tutte le estrazioni sociali: dal figlio di professionisti al proletario che chiedeva un po’ di spiccioli per un panino». 

«Io ci portavo sempre anche il mio cane Laira – ricorda Anna -. Quando lei avanzava tra i tavoli i clienti le facevano scolare il fondo dei boccali di birra: inutile dire che in breve divenne il “cane del Pellicano”».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di certo il posto era diverso da tutti gli altri. Ben differente dai pub “paninari” e fighettini del centro, come l’Old Fox o lo Strikes, ma anche diverso da locali sinistroidi come il Re Artù e la Taverna del Maltese. «Questi ultimi – spiega il 61enne Vito – erano da intellettuali, da radical chic, più votati alla promozione di eventi culturali. Mentre il Pellicano era un luogo dove ci si divertiva e basta, bevendo una birra e ascoltando musica. Insomma lì potevi essere te stesso, come in famiglia».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La storia ebbe però termine nel 1994, quando a causa delle nuove leggi sull’agibilità si dovette abbandonare il garage interrato per spostarsi in via Quarto 10, nel vicino quartiere San Pasquale

«Andammo a finire in un ex deposito di carico e scarico merci per i Tir», racconta Bruno. Il nuovo locale era al piano terra e decisamente più “a norma” del precedente (nonostante le porte perennemente rotte dei bagni). Fu comunque uno degli ultimi ad adeguarsi al divieto di fumo e, a differenza di tanti altri pub di Bari, c’era sempre musica dal vivo ad animare la serata.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il Pellicano rimase in via Quarto fino al 2014, anno in cui come detto si è trasferito nell’attuale sede, nostalgica copia dell’originale carrassiano. Il titolare si è messo pure a preparare i piatti tipici della tradizione, come “brasciole” e panzerotti («li faccio come le nonne, non come le mamme, perché queste non sanno cucinare») e un impianto hi-fi ha sostituito il jukebox.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di studenti se ne vedono pochi, vista la lontananza dall’Università, e la maggior parte dei clienti ha dai cinquant’anni in su. «Sono gli stessi che frequentavano il Pellicano di via Montegrappa – ci rivela Bruno prima di salutarci -. All’epoca erano studenti, ora sono diventati dei professionisti. Ma continuano a venirmi a trovare, in memoria dei bei tempi andati».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)

* Con la collaborazione di Gaia Agnelli


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Incontriamo il proprietario "Bruno Pellicano" in via Alberotanza, nella zona delle Casermette, lì dove si trova il terzo e ultimo domicilio del pub, che ha aperto qui nel 2014, in un’ex stalla militare
Quando entriamo numerose persone sono sedute ai tavoli in legno...
...lo stesso mobilio che si trovava nel locale originario
Così come è presente un quadro dipinto da Isa, l’ex compagna del titolare...
...proprio quello che colorava le pareti in via Montegrappa
E sul palco, a suonare, ci sono i Flowers, un gruppo rock attivo dalla fine degli anni 60 e composto da ultrasettantenni. Insomma il tempo qui sembra essersi fermato
Bruno, barba incolta e capelli bianchi e lunghi raccolti in un codino, ci attende dietro un bancone...
...che è l’esatta riproduzione di quello della prima sede
A quel punto cominciamo a parlare degli esordi del locale, che dal 1981 fino al 1994 fu ospitato in un garage di 250 metri quadri in via Montegrappa 35, nel cuore del quartiere Carrassi di Bari
Mentre il gestore spilla (e beve) una birra...
...chiacchieriamo con alcuni dei clienti storici del Pellicano



Eloisa Diomede
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  • zx12r - Mancano le foto di Via Quarto, che fu comunque la più durevole. La frequentavo insieme agli attuali proprietari di alcuni noti pub aperti negli anni successivi, si facevano tavolate e si giocava a Uno. Ed è vero, i tavoli erano appiccicosi (lo sono ancora), il cibo lasciava a dir poco a desiderare, ma per bere e per sentire musica a poco prezzo era il migliore. Ancora oggi è una "birreria" anni 80/90 senza fronzoli e senza marketing da hipster. Prima che chiuda anche in via Alberotanza, e prima che me ne vada pure io, voglio tornarci almeno una volta. Perchè locali come il Pellicano, rozzi ma sinceri, non ce ne saranno più.
  • francesco - e' veramente un locale storico e fatto bene pieno di ricordi e di bella gente che potevi incontrare con cui parlare e fare belle amicizie anche se stavi da solo e eri in attesa di alcuni amici che poi ti raggiungevano, un modo come un altro per trascorrere le serate e sfuggire magari dalla momnotonia dell'intera giornata passata a casa magari a studiare per l'universita' o per i concorsi pubblici che allora si facevano ancora negli anni 80 studiando diverse materie per l'orale o per prepararsi ai quiz per lo scritto; poi era un pub che permetteva a noi ragazzi che non lavoravamo e non avevamo soldi da poter spendere di poter giocare a carte o fare due chiacchiere senza anche non aver bisogno di consumare nulla, come invece e' d'obbligo oggi quando si va in un locale o pub che ti arrivano conti astronomici, allora con la lira un bicchiere di birra lo pagavi pochissimo, dovevi regolarti da quello che avevi dai genitori per poter uscire la sera se lo potevi fare visto che c'erano altre spese per cui da li dovevi regolarti se no stavi a casa e poi in via momtegrappa era comodo perché chi come me abitava alla fine di via alcide de gasperi quasi vicino carbonara c'era la fermata del num 4 che passava piena e stracolma di militari per cui pregavi che si fermasse se no quando arrivavi a casa erano cagnare con mio padre allora c'era la ritirata massimo alle 22 o 22.30 accampando scuse e chiedendo perdono perché si arrivava tardi allora era cosi cose che ora non esistono più anzi c'e' di peggio dovevi dare di conto anche perché il mattino se non studiavi per l'università come me che ho lasciato dovevi impegnarti con lo studio dei concorsi se no erano liti perenni..... eh si comunque c'era anche più ordine nelle famiglie c'era ancora il timore dei rimproveri serali del padre e della madre e le romanzine mah voglio rivedere la nuova sede mi farebbe piacere anche perché la nelle vicinanze c'e' anche il parcheggio


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