di Federica Calabrese

Bari, San Marco dei Veneziani si rifà il look: restaurati i dipinti all'ingresso della chiesa
BARI – È una delle più antiche e caratteristiche chiesette di Bari Vecchia e da una decina di giorni appare ancora più appariscente dopo essersi rifatta il “look”. Parliamo di San Marco dei Veneziani, gioiello dell’XI secolo situato nello stretto vicolo omonimo: dal 5 settembre i dipinti situati sulla parete a sinistra del suo ingresso sono stati completamente restaurati. (Vedi foto galleria)

Autore del restyling è il 70enne artista barese Angelo Guaragno, intervenuto sui precedenti disegni che con il passare degli anni si erano ormai considerevolmente rovinati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Le opere ritraggono San Marco, Sant’Antonio e Gesù con la Madonna del Pozzo e sono circoscritte in tre diverse nicchie in tufo a forma di arco. Furono create nel 2002 da un certo “Leo”: un pittore su cui però né la Confraternita che gestisce la chiesa né lo stesso Guaragno hanno potuto fornirci informazioni. Il suo lavoro era stato comunque improntato su un stile “bizantino”, per richiamare il periodo di realizzazione del tempio. San Marco venne costruita infatti all’inizio dell’XI secolo per celebrare la liberazione di Bari dal dominio saraceno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ora però Guaragno ha rivisto completamente la vecchia opera, donandogli un aspetto più “occidentale” e  “accendendo” i forti colori che già caratterizzavano la trilogia di dipinti. «Prima di tutto però ho dovuto salvare il salvabile – sottolinea l’artista -: le basi in legno su cui erano stati eseguiti erano infatti fradice. Sono stato costretto così a rimuoverle, raschiando via ciò che restava e sostituendole con tele nuove».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il caratteristico fondo blu è stato comunque mantenuto, ma lo stesso non si può dire delle cornicette a grani rotondi che circoscrivevano le figure. «Leo aveva inserito delle specie di adesivi per raffigurare quelle “palline”, è stato difficile anche rimuoverle», ci dice Angelo, che ha deciso questa volta di dipingerle direttamente sulle tele riprendendo il motivo degli inserti rotondi che racchiudono il portale d’ingresso della chiesa.


Andando nello specifico, notiamo come la figura di San Marco sia stata notevolmente cambiata. «Era da rifare perché acqua e sole l’avevano deturpata – spiega il pittore -. Per realizzarla ho condotto una ricerca sul volto più comune del santo veneziano, raffigurandolo con barba e capelli castani. Poi ho aggiunto la stola rossa sull’abito bianco e ho rivisto il disegno del leone, anche perché quello di prima sembrava un gatto».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Nel lavoro precedente infatti, ai piedi di un San Marco dallo sguardo severo e dal corpo rigido con una veste marrone scuro, giaceva un piccolo leone bianco, molto esile e dalla criniera quasi invisibile. Ora questa appare folta e cinge il volto fiero del grande animale canuto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’autore ci spiega poi come alcuni dettagli siano stati voluti dalla Confraternita. «Nel dipinto con la Madonna del Pozzo mi hanno chiesto espressamente di disegnare l’aureola alla donna e una tunica a fasce per Gesù – dichiara -. Io però ho aggiunto il particolare degli occhi azzurri, perché si dice che Cristo li avesse chiari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’ultimo dei tre soggetti, Sant’Antonio, ci appare ora meno austero, anche se continua ad avere il libro e il giglio saldi in mano: simboli di scienza, purezza e lotta contro il male.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In conclusione, a prescindere dal doveroso restyling, la domanda sorge spontanea: è meglio la prima o la seconda versione? Secondo noi gli “affreschi” fino al mese scorso apparivano sicuramente più contestualizzati e vicini al sobrio aspetto della chiesa, anche se proprio per questo potevano trarre in inganno il visitatore, convinto che si trattasse di opere medievali. Oggi i dipinti sono invece troppo accesi e forse un po’ “sgargianti”, anche se essendo visibilmente moderni non si confondono con l’antica facciata di San Marco dei Veneziani.      

(Vedi galleria fotografica)

* Con la collaborazione di Laura Villani


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
San Marco dei Veneziani, gioiello dell’XI secolo situato nello stretto vicolo omonimo: dal 5 settembre i dipinti situati sulla parete a sinistra del suo ingresso sono stati completamente restaurati
Autore del restyling è il 70enne artista barese Angelo Guaragno...
...intervenuto sui precedenti disegni che con il passare degli anni si erano ormai considerevolmente rovinati
Le opere ritraggono San Marco, Sant’Antonio e Gesù con la Madonna del Pozzo e sono circoscritte in tre diverse nicchie in tufo a forma di arco
Furono realizzate nel 2002 da un certo “Leo”. Il suo lavoro era stato comunque improntato su un stile “bizantino”, per richiamare il periodo di realizzazione del tempio
Ora però Guaragno ha rivisto completamente l’opera precedente, donandogli un aspetto più “occidentale” e  “accendendo” i forti colori che già caratterizzavano la trilogia di dipinti
Il caratteristico fondo blu dell’opera è stato comunque mantenuto, ma lo stesso non si può dire delle cornicette a grani rotondi che circoscrivevano le figure: Guaragno ha deciso questa volta di dipingerle direttamente sulle tele...
...riprendendo il motivo degli inserti rotondi che racchiudono il portale d’ingresso della chiesa
Andando nello specifico, notiamo come la figura di San Marco sia stata notevolmente cambiata. «Per realizzarla - dice il pittor - ho condotto una ricerca sul volto più comune del santo veneziano, raffigurandolo con barba e capelli castani...
...poi ho aggiunto la stola rossa sull’abito bianco e ho rivisto il disegno del leone, anche perché quello di prima sembrava un gatto»
«Nel dipinto con la Madonna del Pozzo la Confraternita mi ha chiesto espressamente di disegnare l’aureola alla donna e di realizzare una tunica a fasce per Gesù...
io però ho aggiunto il particolare degli occhi azzurri, perché si dice che Cristo li avesse chiari»
L’ultimo dei tre soggetti, Sant’Antonio, ci appare ora meno austero, anche se continua ad avere il libro e il giglio saldi in mano: simboli di scienza, purezza e lotta contro il male



Federica Calabrese
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