Affreschi, edicole votive, bottiglie della Manna: è l'arte sacra di Michele Montrone
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martedì 13 ottobre 2020
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di Giancarlo Liuzzi
Attivo tra la fine dell’800 e l’inizio del 900, ha saputo arricchire monumenti e strade con la sua mirabile tecnica ispirata dalla pittura napoletana. Centinaia di lavori che oggi sono fruibili a tutti: perché basta entrare in una chiesa o passeggiare per un vicolo di Bari per poter ammirare un suo dipinto. Ad esempio noi ci siamo imbattuti per caso in due suoi quadretti nell'atrio di un edificio di via Ravanas o abbiamo notato la sua firma sotto i colorati affreschi del palazzo baronale D’Amelj Melodia di Binetto.
Così, aiutati dallo scrittore Nicola Cortone, che nel 2009 ha pubblicato il volume “Michele Montrone e la pittura devota dell’Ottocento” (Edizioni di pagina), siamo andati alla scoperta delle sue opere più significative (vedi foto galleria).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Montrone nacque a Bari il 31 dicembre del 1838 da Vito, calzolaio e Anna Scianatico. Non si sa quale delle svariate botteghe d’artista della città abbia frequentato, ma è certo che appena ventenne iniziò a decorare i templi religiosi di tutta la provincia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Le sue prime opere le troviamo nella chiesa di Sant’Erasmo di Santeramo in Colle e rappresentano l’Immacolata Concezione e l’Annunciazione, dipinti ad olio con protagonista la Vergine ispirati ai modelli pittorici del 600 e 700. Negli stessi anni realizzò anche l’Ultima Cena su commissione dei commercianti Carrassi, successivamente donata a Santa Maria del Carmine a Bari Vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’appartenenza all’Arciconfraternita del Rosario gli permise poi di eseguire cinque dei grandi dipinti che si trovano tra le arcate laterali della chiesa Maria Santissima del Rosario di piazza Garibaldi. Le grandi tele di oltre tre metri per due, create su committenza di ricche famiglie baresi, rappresentano San Domenico, San Francesco da Paola, San Tommaso d’Aquino, San Vincenzo Ferrer e il transito di san Giuseppe.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel frattempo la sua fama cresceva. Il suo laboratorio nel cuore del centro storico, in strada San Vito n.16, era frequentato da futuri artisti baresi quali Antonio Lanave e Vito Dentamaro. Ma nella sua bottega impararono il mestiere anche i figli Vito e Giuseppe, che affiancarono il padre in molti lavori. Giuseppe tra l’altro collaborò addirittura con Raffaele Armenise nei decori della cupola del Petruzzelli e del Circolo Unione, oltre a curare i soffitti affrescati di Palazzo Accolti Gil di Conversano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Verso la fine dell’800 Montrone era tra i maestri più ricercati a Bari, tanto da essere tra i papabili pittori scelti per la decorazione di alcune sale del Palazzo dell’Ateneo. Un appalto che fu però vinto da Nicola Colonna, ma che ci dà l’idea di quanto la tecnica di Michele fosse apprezzata anche tra le autorità civili.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Di quello stesso periodo fa parte la produzione delle celebri pitture sulle bottiglie contenenti la manna di San Nicola. Gliene vengono attribuite centinaia, tutte dedicate alle scene di vita e miracoli del Santo di Myra, delle quali possiamo ammirare gli accesi colori e la minuziosità dei particolari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al Patrono dedicherà altre svariate opere, la più imponente delle quali fu la serie dei dipinti per il tempio ligneo della festa di maggio. In una cartolina del 1894 è possibile ammirare la colossale macchina scenica che veniva edificata in piazza Mercantile durante le celebrazioni, con i riquadri sui pannelli rappresentanti le scene più note della vita del Santo, purtroppo andati perduti durante la Seconda guerra mondiale. Sono ancora presenti invece, alla base della statua portata in processione, quattro piccoli scudi di rame realizzati dall’artista nei primi decenni del 900.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma la produzione per il quale è maggiormente ricordato e che ha portato avanti fino agli ultimi anni di vita è quella di alcune delle 240 edicole votive sparse per la città vecchia. Dalla “Crocifissione” in strada Tancredi alla “Madonna Addolorata” di arco Santo Spirito, passando per la “Madonna Odegitria” in corte Carducci, il “San Rocco” in piazzetta 62 marinai sino alla “Madonna col Bambino” di arco Vanese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Quest’ultima tavola, chiusa in una nicchia, rappresenta la Vergine con in braccio Gesù benedicente con globo e corona e riporta la firma dell’autore e la data di esecuzione: “Michele Montrone a.d. 1923”. Si tratta probabilmente della sua ultima opera: morì infatti di emorragia celebrale il 10 maggio del 1925, all’età di 87 anni, dopo aver lasciato una grande testimonianza di raffinata arte sacra in tutta la Puglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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