La "Befana del Vigile Urbano": quando ogni 6 gennaio venivano offerti doni ai benvoluti agenti
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martedì 3 gennaio 2023
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di Armando Ruggiero
Era questa la cosiddetta tradizione della “Befana del Vigile Urbano”, che aveva luogo anche a Bari. Un rito che ebbe inizio al principio degli anni 50, per concludersi alla fine degli anni 60, quando ci si accorse che la festa stava diventando più un evento pubblicitario che una sentita manifestazione di affetto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Funzionava così. Ogni 6 gennaio (giorno un tempo deputato allo scambio di regali, prima dell’“invenzione” di Babbo Natale), i cittadini, soprattutto commercianti, offrivano agli agenti non solo classici dolci natalizi e lenticchie, ma anche pane, carne e pasta: beni che venivano poi divisi tra i vari rappresentanti del corpo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il tutto veniva depositato ai piedi delle pedane, quelle dalle quali all’epoca gli agenti dirigevano il traffico. «Prima infatti gli incroci non erano regolati dalle rotonde e i semafori erano ben pochi – sottolinea Gigi De Santis, esperto di tradizioni baresi -. A regolare il flusso delle macchine ci pensavano così i vigili, i quali con i loro caschi, i lunghi cappotti e il fedele fischietto si ponevano al centro della strada su postazioni circolari sopraelevate».
La massima gara di riconoscenza si svolgeva all’incrocio tra corso Vittorio Emanuele e corso Cavour, da sempre uno dei principali snodi del traffico del capoluogo pugliese. Tra l’altro proprio lì vicino si trovava una delle sedi della polizia municipale: precisamente all’interno della Sala Murat di piazza del Ferrarese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Quando mio padre entrò nel corpo nel 1953, la tradizione c’era già – ricorda la 75enne barese Mina Raffaele, figlia del vigile Antonio -. Rammento ancora quando papà arrivava a casa con ogni tipo di leccornia: cose che in quegli anni difficilmente era possibile gustare. Anche se spesso i colleghi facevano in modo di ripartire i regali cercando di favorire le famiglie meno abbienti, al fine di confortare e dare un senso più vero all’Epifania».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mina ricorda in particolare un 6 gennaio: quello del 1956. «All’epoca gli agenti si muovevano sulle due ruote – dice la donna –. E così quell’anno la polizia ebbe in dono, da un grosso negozio del centro, proprio una preziosa bicicletta. Data la sua importanza si decise di metterla in palio tra tutti i vigili e di procedere con un’estrazione. A vincere fu proprio mio padre. Ricordo ancora la gioia nei suoi occhi al momento del verdetto: un qualcosa che oggi non si potrebbe comprendere appieno».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Piano piano però la ricorrenza cominciò a perdere valore. Ai beni alimentari si andarono ad aggiungere divani, lampade e oggetti d’arredamento e le pedane cominciarono a riempirsi di scatoloni con marchi in bella vista atti a pubblicizzare le aziende “benefattrici”. La festa di fatto si trasformò in una “fiera” durante la quale i negozianti mettevano in mostra i propri prodotti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Così nel 1969 – spiega De Santis – il comandante De Leo decise di mettere fine al rito. Ufficialmente per motivi di ordine pubblico e intralci alla circolazione, ma in realtà perché l’evento aveva preso una piega nettamente commerciale. Le aziende avevano trovato negli agenti un mezzo per pubblicizzare i propri prodotti, strumentalizzando il corpo della polizia municipale. E così la “Befana del Vigile Urbano” si concluse per sempre, purtroppo polemicamente, in contraddizione con lo spirito puro e spontaneo che l’aveva animata ai suoi albori».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
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