I radioamatori, non solo nostalgia: dove non prendono i cellulari ci sono loro
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martedì 9 aprile 2013
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di Salvatore Schirone
Il fenomeno nacque negli Stati Uniti: gli americani furono i primi a comunicare radiofonicamente sulle frequenze dei 27 MHz con la “banda cittadina” , più comunemente nota con l'acronimo inglese di Cb: citizens band.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La nuova rete sociale si diffuse anche in Italia a partire dalle seconda metà degli anni Sessanta. Appena i primi transistor superarono l'oceano e giunsero clandestinamente da noi, moltissimi si scoprirono “cibbisti”. Nonostante fossero vietati, la diffusione dei primi radiotrasmettitori e ricevitori, gli RTX, fu immediata. Nacquero i primi "i pirati dell'etere".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un nuovo mondo parallelo di relazioni interpersonali (oggi diremmo virtuale ) vide la luce. Con un suo specifico linguaggio: il codice Q. Bastavano sigle di tre lettere, di cui la prima era sempre "Q", per chiedere, generalità (QRA), distanza (QRB), frequenza (QRG) o semplicemente, "che ore sono?": QTR?
E per la prima volta ci si poteva scambiare informazioni anche in movimento. Automobilisti e mezzi a mare potevano comunicare con stazioni fisse in qualsiasi posto. Un incredibile esperienza di libertà e vicinanza con tutti. Bastava una semplice radio e un'antenna. E le conversazioni andavano dalla semplice chiacchiera alla drammatica richiesta di aiuto e soccorso. Tra i vari canali, fino a 40, disponibili sulla frequenza, il canale 9 era lasciato sempre libero, per raccogliere gli Sos di sfortunati in difficoltà.
E mentre il tempo, solitamente notturno, veniva impiegato alla ricerca dei più lontani segnali radio che potevano giungere anche da migliaia di chlometri, a livello cittadino piccoli gruppi di fedelissimi si ritrovano con i relativi “nickname” per raccontarsi storie e fare nuove conoscenze.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per quasi 30 anni la radiocomunicazione ha regnato sovrana. Fino a quando telefonini prima e Internet e social network l'hanno rimpiazzata divenendo i suoi eredi naturali più moderni e efficaci. Altre abbreviazioni e linguaggi hanno preso il posto del codice Q. Le tre lettere rimpiazzate da faccine e le stringate frasi sostituite dai 140 caratteri di un Twitter.
Eppure i radioamatori esistono ancora oggi e non sono pochi. L'Ari, associazione radioamatori italiani, conta migliaia di iscritti. E il loro contributo è ancora utile in molte situazioni. In Italia sono ancora molte le zone non coperte da satelliti e ripetitori e in situazioni di emergenza, come catastrofi naturali e terremoti, sarebbero impossibili i soccorsi senza il vecchio sistema dei ponti radio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il barese Cosimo, numero in codice IZ7SDD, è un radioamatore con 20 anni di esperienza e sottolinea: «Anche quest'anno, il giorno di pasquetta, la sezione Ari di Cassano Murge ha prestato servizio nella foresta di Mercadante (zona non coperta dai ripetitori di telefonia mobile), per il servizio di ponte radio verso le stazioni di pronto soccorso e polizia forestali, per garantire la sicurezza dei numerosi frequentatori».
Ma cosa rende la radiotrasmissione davvero insuperabile? «Il suo fascino - risponde Cosimo -. L'emozione di quel pulsante sul microfono che fa spingere la tua voce nell'etere. Verso altre voci e presenze che non vedi ma che puoi solo intuire. La percezione del mistero e della ricerca che Internet e la voce chiara del cellulare non di daranno mai. Puoi persino parlare con la Luna (effetto EME). Puntando l'antenna su di lei puoi ascoltare l'eco della tua voce. E la luna ti fa da sponda verso tutto l'emisfero terrestre».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L' effetto EME (heart moon heart):
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Salvatore Schirone
Salvatore Schirone
I commenti
- Giusi - Erano gli anni Settanta, io avevo circa 10-11 anni, quando mio padre portò a casa un affare che si chiamava "baracchino". Inoltre per me e mio fratello comprò anche dei walkie-talkie che però prendevano solo forse con un range di 100-200 metri. Io, che già da piccola avrei voluto imparare l'inglese, ero felicissima di vedere questa radio dal nome strano (CB, citizen's band), e tanto feci che convinsi mio padre a farmela usare. Ricordo alcune parole in codice, come il "mike", "roger", ma non ho proprio idea delle sciocchezze che avrò propagato nell'etere a quell'età. Mio padre inoltre aveva un amico a Bitonto, credo, con un antennone enorme, in grado di captare anche le onde radio dalla Russia e da altre parti del mondo. Lui attendeva di ricevere la licenza per utilizzare la sua radio, perché altrimenti era vietato, però poteva sentire ciò che la sua antenna riusciva a captare. Io ero invidiosissima e avrei tanto voluto avere un antennone anche a casa mia. Ricordo anche gli incontri con i cibbisti da qualche parte in Puglia (forse sulla Murgia), tutte persone simpaticissime. Si chiamavano incontri "in verticale". Una volta incontrai anche un certo "Gianni BMW" che abitava proprio all'angolo di casa mia, buffissimo... Lui ci rimase male a vedere che ero solo una bambina, dalla voce forse avrebbe sperato di incontrare una ragazza della sua età... Ricordi molto belli, e poi ho scoperto, tanti anni dopo che anche mio marito era stato cibbista (però negli Stati Uniti, visto che è americano). Grazie per il bellissimo articolo!
- Ruby Potrandolfo - L'utilità della radio era sfruttata anche per conoscere e sentire voci da tutto il mondo ed era il famoso DX (distanza X) in quanto facendo la la chiamata generale, non potevi mai sapere chi e da dove avrebbe potuto rispondere. E quindi poteva capiitarti un Father Dave dall'isola di Pasqua (CE0AE) oppure VR6TC dall'isola di Pitcairn il cui nome era Tom Christian ed altri non era che un discendente diretto degli ammutinati del Bounty che in quell'isola si rigugiarono dopo aver "rubato" un po' di donne dalla Polinesia. Che dire poi di Thor Ayerdale ? Chi era costui? Era il marinaio che guidava il KON TIKI, una barca fatta di fuscelli che sfido' e vinse l'Oceano. UN mondo pressochè scomparso con l'avvento di Internet e delle trasmissioni in digitali. Che peccato ! 73 de I7RNH