Le palazzine ''color pastello'', vero simbolo di Bari: ma sono a rischio
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venerdì 19 luglio 2013
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di Alessandra Anaclerio
Le si possono notare in pieno centro a Bari, ma anche tra le vie dei rioni Libertà, Madonnella e all’inizio di San Pasquale. E poi sparse tra Torre a Mare, Santo Spirito e in alcuni paesi della provincia quali Modugno e Conversano.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Alcune grazie alla ristrutturazione sono ritornate alla loro bellezza originaria, altre invece presentano segni evidenti dei due secoli trascorsi dal periodo della loro realizzazione. Queste case risalgono infatti all'Ottocento e ai primi del Novecento, quando iniziò l'espansione di Bari oltre le mura della città vecchia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dal punto di vista stilistico, sembrano richiamare i tratti caratteristici del decor neoclassico, lo si nota dalla presenza di semi colonne e architravi con forma triangolare e particolari disegni dei portoni di ingresso, tipici di quel genere. «All’epoca in cui fu concepita si trattò di edilizia nuova, moderna», spiega il professor Arturo Cucciolla della facoltà di Architettura di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E si trattava di case per ricchi. L’iter per giungere all'acquisizione del terreno su cui si sono costruite queste palazzine, vedeva come prima tappa l'espropriazione per mano pubblica dei suoli presenti intorno al borgo antico (in particolar modo di proprietà ecclesiastica). Dopo di che, entravano in scena i ricchi borghesi baresi: spendevano grandi somme di denaro a seconda della grandezza del terreno da acquistare, che poteva comprendere anche interi (attuali) isolati. Su quei terreni nascevano poi questi palazzi, che inizialmente non si sopraelevavano per più di un piano, per evitare di fare ombra e coprire la visuale della Bari che stava nascendo. E’ dall’inizio del 900 che i proprietari di questi immobili dettero inizio ai lavori di sopraelevazione fino a due o tre piani a seconda delle loro disponibilità economiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Poi con il passare degli anni, queste piccole abitazioni furono piano piano abbattute per far posto a palazzi più grandi e più alti. «La storia del dopoguerra di Bari – sottolinea Cucciolla - è segnata dal Piano Piacentini e Calza Bini, che ha acconsentito alla demolizione inconsulta di tutte le edilizie murattiane di cui adesso rimane veramente molto poco».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Negli anni 70 Bari ha però conosciuto il Piano Quaroni con il quale è stata introdotta la necessità di progetti per isolato che avrebbero salvato parte del murattiano. «Ma questi progetti non sono mai stati pretesi dalle amministrazioni – denuncia Cucciolla -. Non si è mai fatto un piano particolareggiato per il quartiere Murat. E negli anni 80 e 90 abbiamo assistito a ulteriori dolorose demolizioni».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il destino di questi palazzi storici è quindi legato a un vincolo urbanistico in grado di proteggerle. La Soprintendenza per i Beni Architettonici e del Paesaggio di Bari ha elaborato un piano per difendere queste abitazioni. «La Soprintendenza si è accorta che non esiste un vincolo generale sulla città di Bari», dichiara Mimma Pasculli, professoressa di Storia dell'Arte Regionale presso la facoltà di Lingue di Bari. A quanto pare però la proposta della Soprintendenza non è stata ancora accolta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Il Comune di Bari la sta ancora valutando - sottolinea la professoressa -. Ma è necessario vietare l'abbattimento di questi gioielli storici, magari intervenendo con lavori di restauro conservativo. Così si creerebbero nuovi cantieri operativi, si darebbe lavoro ai cittadini e soprattutto si salverebbe quella è sicuramente la parte più affascinante della “nuova” Bari».
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Scritto da
Alessandra Anaclerio
Alessandra Anaclerio