di Nicola Imperiale

Bari, quelle decine di saracinesche abbassate di fronte a Pane e Pomodoro
BARI – Di fronte alla spiaggia di Pane e Pomodoro, stretta fra parco Perotti, i binari della ferrovia e il giardino Veterani dello sport, si trova un’area che appare oggi come una zona “fantasma”. Il suo tratto distintivo? Una lunga serie di saracinesche abbassate, ricordo di ristoranti, bar, asili che un tempo avevano preso piede qui. Locali che fino a 10-15 anni fa erano anche abbastanza conosciuti in città, come l’“Onda Blu” o il “Nautilus”, che però una volta chiusi per diversi motivi, non hanno trovato più nessuno che li rilevasse.  

Eppure parliamo di una zona di fronte al mare, ben servita (anche dal park&ride), situata nei pressi di spiagge e parchi molto frequentati dai baresi. Ma tutto questo non basta ad attirare commercianti e investitori.  E il risultato sono queste grige saracinesche (almeno 40), colorate solo dagli improvvisati disegni di qualche writers di passaggio. (Vedi foto galleria)

Ci troviamo sul lungomare, lì dove cambia nome da Perotti in Trieste, su una strada divisa da un marciapiede che stranamente non funge solo da spartitraffico, ma crea una sorta di divisione fisica tra l’energia frenetica e rumorosa del mare e dei bagnanti e il desolante  silenzio dei tanti locali vuoti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Del Nautilus è rimasta ancora la caratteristica insegna circolare con tanto di ancora e timone, mentre la scritta bianca “Il bruco giardino d’infanzia” testimonia qui la passata presenza di un nido. Accanto le serrande abbassate del ristorante Onda Blu, distrutto da un incendio doloso nel novembre del 2007: dell'esercizio commerciale non è rimasto nulla, anche se un cartello continua a recitare "Il ristorante Onda Blu è attivo presso il Nautilus". Oltre alle saracinesche sono presenti anche alcune vetrine, sui cui campeggiano numerosi cartelli di “affittasi” e “vendesi”. Insomma la desolazione è evidente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Prima di arrivare al poco frequentato parco Perotti, fiancheggiamo il palazzo a specchi dell’Inail, fino a ritrovarci nello spiazzo di via Caduti del 28 luglio 1943. Qui si trova la chiesa di San Sabino che risalta come la classica “cattedrale nel deserto”. Proseguendo resta solo un edificio del Comune e la fermata della ferrovia su via Anastasio Ballestrero. Poi il tutto lascia spazio all’ulteriore abbandono del lungomare a sud di Bari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Non ci resta che ritornare indietro fiancheggiando questa volta la ferrovia e inoltrandoci per via Guarnieri: anche qui serrande chiuse e cartelli di “vendesi” la fanno da padrone. Solo le macchine dei residenti attraversano le strade interne e i marciapiedi sono vuoti. Incrociamo la signora Maria: con le borse della spesa è appena scesa dal cavalcavia pedonale che superando i binari della ferrovia porta al quartiere Japigia. Si lamenta. «In questa zona non c’é un supermercato e neppure un fruttivendolo -  afferma la donna visibilmente affaticata -. Per fare la spesa dobbiamo prendere le scale oppure arrivare fino al supermercato in corso Sonnino che non è per nulla vicino».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Continuiamo il nostro giro e oltre a un meccanico, un carrozziere e un paio di garage, troviamo incredibilmente una pizzeria. Entriamo fiduciosi e parliamo con Isa, la banconista. «Non lasciatevi ingannare – ci dice però la donna - in questa parte di Bari c’è un po’ di movimento solo d’estate, poi durante il resto dell’anno a parte i residenti non passa più nessuno. Tiriamo a campare, sperando di non essere il prossimo locale a non riaprire più la propria saracinesca».  

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Ci troviamo sul lungomare, lì dove cambia nome da Perotti in Trieste, su una strada divisa da un marciapiede che stranamente non funge solo da spartitraffico, ma crea una sorta di divisione fisica tra l’energia frenetica e rumorosa del mare e dei bagnanti e il desolante  silenzio dei tanti locali vuoti
Il tratto distintivo della zona: una lunga serie di saracinesche abbassate, ricordo di ristoranti, bar, asili che un tempo avevano preso piede qui
Le saracinesche chiuse (almeno 40), sono colorate solo dagli improvvisati disegni di qualche writers di passaggio
Del bar Nautilus è rimasta ancora la caratteristica insegna circolare con tanto di ancora e timone
La scritta bianca “Il bruco giardino d’infanzia” testimonia qui la passata presenza di un nido. Accanto le serrande abbassate del ristorante Onda Blu, distrutto da un incendio doloso nel novembre del 2007
Oltre alle saracinesche sono presenti anche alcune vetrine, sui cui campeggiano numerosi cartelli di “affittasi” e “vendesi”
La desolazione è evidente
Prima di arrivare al poco frequentato parco Perotti, fiancheggiamo il palazzo a specchi dell’Inail
Nello spiazzo di via Caduti del 28 luglio 1943 si trova la chiesa di San Sabino che risalta come la classica “cattedrale nel deserto”
Proseguendo resta solo un edificio del Comune e la fermata della ferrovia su via Anastasio Ballestrero
Il poco frequentato Parco Perotti
Non ci resta che ritornare indietro fiancheggiando questa volta la ferrovia e inoltrandoci per via Guarnieri: anche qui serrande chiuse e cartelli di “vendesi” la fanno da padrone
Il cavalcavia pedonale che superando i binari della ferrovia porta al quartiere Japigia



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  • Andrea - Vabbe ma il perché non si evnice... Come mai nessuno prova ad investire li? Roba di pizzo/mafia?
  • ivan - Bravi! Quella è una zona cui dare nuova vita.


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