Bella, brutta, elegante, sporca: la contrastante Marsiglia, capitale della "fusione"
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mercoledì 21 dicembre 2016
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di Katia Moro
MARSIGLIA - «Marsiglia non è una sola, ma molteplice. È multiculturale, multirazziale e necessariamente multimusicale». Le parole dello scrittore Jean Claude Izzo riescono a centrare in pieno la vera faccia del capoluogo della Provenza: Marsiglia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Una grande città francese che rappresenta un’incredibile fusione di lingue, popoli e credi diversi che convivono in un luogo che mette insieme zone eleganti e turistiche ad aree scalcinate e pullulanti di immigrati. Se infatti nella maggior parte delle città europee il “ricco” e il “povero” sono di solito ben distinti in quartieri separati, a Marsiglia è invece possibile ritrovarsi in una strada sporca, colma di rifiuti, buia e insicura dopo magari essere usciti da un negozio alla moda sulla via dello shopping.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Visitare la città risulta quindi “difficile”: non è per tutti e di certo non per chi è alla ricerca del “bello” a tutti i costi. Il bello qui bisogna trovarlo nell'accoglienza del vivace vecchio porto, nella veracità della popolazione e negli evidenti e affascinanti contrasti. (Vedi foto galleria)
Il nostro viaggio inizia in pieno centro, in quella place Sadi Carnot costellata dai suoi monumentali palazzoni ottocenteschi che ospitano le più importanti istituzioni della pubblica finanza e che, illuminati da scenografiche luci blu e bianche, di sera sfoggiano il loro splendore. Immettendoci da qui nella elegante e commerciale rue de la Republique, giungiamo direttamente nel cuore pulsante e simbolo della città: il vecchio porto a forma di U, oggi solo turistico visto che le attività marittime sono state trasferite nel più vasto Gran porto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Brulicante di turisti e marsigliesi in tutte le ore del giorno e della notte, offre innumerevoli bar, locali e ristoranti ed è dominato dall’imponente mole della ruota panoramica che sormonta i mercatini aperti anche di sera. Qui poi si trova “l’Ombrière”, un’insolita pensilina in acciaio con una tettoia rivestita da uno specchio in cui i passanti si riflettono a testa in giù e diventano magicamente parte del paesaggio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lungo quai de Rive Neuve si può gustare la tipica zuppa di pesce “bouillabaisse” o ascoltare musica, mentre ci appare decisamente più desolata e insicura quai du Port sulla quale spiccano comunque bellezze architettoniche e storiche come la ville de Marseille (il Municipio del 1650) e il Fort Saint Jean (fortilizio sul mare del 1850).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tornandoci di giorno il vecchio porto regala il suo aspetto più caratteristico e verace: il mercato del pesce, appuntamento quotidiano animato da grida, colori e tanti avventori. Da qui ci immergiamo nella seicentesca arteria Canabière che si snoda per un chilometro alternando eleganti negozi a sontuosi palazzi. Ma da questa grande strada partono anche numerose traverse che danno accesso all’improvviso, senza che si abbia il tempo di rendersene conto, a un altro mondo in cui le donne sono velate e gli uomini hanno spesso lunghe vesti orientali. È il Belsunce, il vecchio quartiere degli immigrati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si tratta di una specie di grande bazar a cielo aperto, dove sono presenti i mercati delle verdure, delle spezie e della frutta secca tipicamente orientale: prodotti venduti da commercianti ebrei, libanesi e africani. Inciampando tra rifiuti e circondati da spavaldi ragazzini abituati a circolare da soli ad ogni ora, scorgiamo al di sopra degli sguardi sospettosi e diffidenti degli abitanti nobili e antichi palazzi oramai fatiscenti e spesso sventrati al loro interno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Percorrendo course Belsunce si giunge in rue d’Aix che culmina nella port d’Aix, l’arco trionfale che segna il vecchio punto di ingresso della città concepito nel 1784. Tale bellezza neoclassica oggi incornicia solo un enorme cantiere, macerie abbandonate, un improvvisato mercatino ambulante di roba usata gestito da immigrati e la desolata piazza Julese Guesde, popolata solo da uomini che stazionano inermi su sparuti tavolini di un bar.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Svoltando attraverso boulevard des Dames e incrociando nuovamente rue de la Republique da cui eravamo partiti, ci imbattiamo stavolta in larghe strade e eleganti palazzi, dai quali però sventolano immancabilmente variopinti panni stesi. Raggiungiamo così un altro vecchio quartiere di immigrati: il Panier, con i suoi vecchi palazzi e le antiche insegne e scalinate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Decidiamo a questo punto di raggiungere il versante estremo di quai de Rive Neuve, quello che ci conduce sull’alta collina che ospita a 162 metri di altezza la basilica di Notre-Dame de la Garde, luogo di pellegrinaggio costruito in stile romanico-bizantino intorno al 1860. È da questo punto che possiamo salutare l’intera Marsiglia. In un solo colpo d’occhio posiamo lo sguardo sui mille volti della città addossati gli uni agli altri e che trovano respiro unicamente nel mare, in quel golfo che ospita particolari isolotti e quel castello d’If nel quale Dumas ambientò il “Conte di Montecristo”.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Katia Moro
Katia Moro
I commenti
- Raf - Marseille....Je t aime!!!