Viaggio nel prezioso Conservatorio: il tempio nascosto della musica barese
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martedì 3 aprile 2018
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di Laura Villani e Luca Carofiglio
Approfittando di una visita organizzata dal Fondo ambiente italiano, abbiamo esplorato questo istituto che sorge in un’area periferica e particolare del quartiere Picone, contrassegnata da numerose antiche fabbriche in disuso. Siamo tra l’altro a due passi dal decadente "far west", dalla più grande moschea della Puglia, e dall’intricato complesso di sottopassi che portano al Quartierino e alla zona del Redentore del rione Libertà.
L’entrata principale, costituita da un cancello in ferro battuto, si trova su via Cifarelli, prolungamento dell’estramurale Capruzzi, ma ad accoglierci è un grande blocco di cemento che impedisce l’accesso. Il Conservatorio è infatti soggetto a lavori che vanno avanti da anni, ma che non hanno comunque paralizzato lo svolgersi delle normali attività didattiche che interessano ben duemila studenti.
Varchiamo quindi l’entrata secondaria di via Cimmarrusti, che ci permette di trovarci davanti all’antica villa (circondata da impalcature) che ospita le aule per le lezioni. Parliamo di un palazzotto di colore ocra costruito nel lontano 1822 come dimora rurale della famiglia Lamberti e poi acquistata dal ricco imprenditore austro-tedesco Guglielmo Lindemann, proprietario a Bari di una fiorente fabbrica metallurgica nel XIX secolo. L’edificio fu destinato nel 1954 a sede del liceo musicale che nel 1959 sarebbe diventato l’attuale Conservatorio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Entriamo e andiamo a esplorare subito lo studio dello storico direttore della scuola: il grande compositore Nino Rota, autore di straordinarie colonne sonore per il cinema quali quelle per “Amarcord”, “8½” e “Il Padrino”. Rota fu alla guida del Conservatorio dalla sua fondazione fino al 1976.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La stanza, dove pare il musicista avesse sistemato addirittura un letto, conserva il pianoforte Schiedmayer a mezza coda del maestro, uno strumento ottocentesco donato al Conservatorio dagli eredi del musicista nel 1979 ma stipato in un magazzino per ben 35 anni. Restaurato nel 2014, non è ancora chiaro come possa essere adeguatamente valorizzato, visto che ad oggi rimane comunque chiuso a chiave.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Mentre un pianista accarezza con devozione i tasti dello Schiedmayer, ci guardiamo attorno e notiamo le foto della villa ai tempi di Lindemann e il David di Donatello conquistato da Rota nel 1976 con "Il Casanova di Federico Fellini". (Vedi video)
Abbandoniamo ora il vano ed entriamo nel raffinato salone dei ricevimenti, dove è in corso l'esibizione di un trio di chitarristi. Ampio e rettangolare, è impreziosito da lampadari luccicanti, specchi dorati, dipinti, un organo d’epoca e un pianoforte a coda Bösendorfer.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lasciamo il suo sfarzo e usciamo all'esterno. Costeggiamo così l'immobile sul lato destro e approdiamo di fronte al moderno edificio esagonale dell’auditorium, realizzato a partire dal 1966 e inaugurato nel 1981. Una struttura che però nel 1991 fu chiusa per questioni di agibilità, rimanendo inutilizzata per ben 26 anni. Solo alla fine del 2017 è stata infatti riaperta al pubblico, dopo interminabili lavori e beghe burocratiche.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi però la sala da concerti ci appare in tutta la sua grandiosità, con i suoi tremila metri quadri di superficie, le 500 poltrone rosse e il palco su cui si staglia l'organo monumentale costruito nel 1980 dalla ditta Tamburini di Crema, la stessa che ha realizzato gli strumenti del Duomo di Milano e della Basilica di San Pietro a Roma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’organo pesa 20 tonnellate, è alto 7 metri e largo 12, conta 5000 canne, tre tastiere, una pedaliera e 75 timbri sonori. Numeri da record per un capolavoro rimasto troppo tempo abbandonato a se stesso, rinchiuso all’interno di quel periferico Conservatorio che si spera possa diventare reale patrimonio della città.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica di Gennaro Gargiulo)
Nel video (di Gianni de Bartolo) la nostra visita al Conservatorio di Bari:
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Nicola Moccia - Lieto del vostro ritorno, era da tempo che non ricevevo piùvostri servizi. Sapevo l'esistenza del conservatorio, ma mai ho approfondito la ricerca. Ottimo servizio.