La sobrietà del romanico pugliese?: «È un falso d'autore: fu inventata nel Novecento»
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giovedì 24 maggio 2018
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di Antonio Giannoccaro - foto Antonio Caradonna
La storia è questa. Nel 600 e 700 l’aspetto dei due monumenti cambiò notevolmente: architetti come Vaccaro o De Filippis misero in atto una serie di aggiunte barocche che di fatto stravolsero la precedente fisionomia degli edifici religiosi. Furono inseriti marmi policromi, stucchi, sculture e dipinti negli interni e varie volumetrie e decorazioni all’esterno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un’operazione che fu considerata con molto disprezzo dalla Sovrintendenza nei secoli successivi, che a partire dagli anni 30 del Novecento decise di “rendere giustizia” al vilipeso romanico, estirpando in numerose chiese pugliesi tutto ciò che era stato aggiunto dai “famigerati” artisti barocchi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il problema fu che nel momento in cui si andò a rimuovere le sovrastrutture vennero via alcune opere originarie dell’epoca normanno-sveva, in particolare gli affreschi che ricoprivano le pareti degli spazi sacri. Insomma avvenne un involontario disastro, a cui esperti quali Quintino Quagliati, Carlo Ceschi, Carlo Aru e Franco Schettini cercarono di porre rimedio. Come? “Reinventandosi” un’idea di architettura medievale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La pietra calcarea color avorio lasciata a vista, la nudità delle pareti, la pulizia degli interni, divennero preponderanti nel restyling delle chiese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Un modello questo però del tutto falso – afferma Ignazio Carabellese, professore di Restauro presso la facoltà di Architettura di Bari che sta curando una pubblicazione sull’argomento -. I lavori novecenteschi per quanto condotti con grande maestria ci restituiscono un’idea di romanico in parte inventata, visto che le cattedrali medievali non erano per nulla spoglie, ma al contrario interamente affrescate. Le iconografie servivano infatti ad “educare” i fedeli che non sapevano né leggere né scrivere, essendo all’epoca la popolazione profondamente non alfabetizzata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Per avere un esempio di come doveva apparire l’interno di questi edifici di culto basta visitare la Basilica di Santa Caterina a Galatina, un luogo che presenta ancora oggi tutte le pitture iconografiche parietali originali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Al contrario è veramente difficile trovare affreschi antichi nella Cattedrale di Bari, dove solo nell’abside sinistro sono sopravvissute parti di ricche decorazioni medievali, così come qualcosa è rimasto nell’abside destro della Basilica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma c’è di più. In alcuni casi gli architetti suddetti non si limitarono a “ripulire” l’ambiente ma anche a costruire interi elementi ex novo. E’ il caso ad esempio dell’angolo tra le facciate nord ed est della Basilica in cui si realizzarono in toto delle bifore scomparse nei secoli precedenti o ancora dell’esaforato del prospetto sud della Cattedrale (quello che da sul cortile interno dell’Arcivescovado), che fu costruito per intero. Anche il rosone di quest’ultima chiesa fu rifatto da zero per andare a sostituire il finestrone installato in epoca barocca, così come la parte terminale del campanile, il pulpito e il ciborio dell’altare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«La capacità degli architetti – sottolinea Carabellese - portarono alla creazione di forme perfettamente coerenti, ma non basate su dati scientifici certi sulla composizione originale di tali monumenti». Insomma con l’intento di ridare un’identità alle chiese si fece in modo di “ripensarle”, non però basandosi su disegni originari ma su un’idea verosimile sul come dovevano apparire nel Medioevo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E quindi oggi i due principali monumenti baresi nascondono elementi all’apparenza antichi ma di fatto realizzati in epoca molto recente: un falso d'autore.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Manufatti che comunque furono costruiti in maniera da essere distinguibili da quelli originari: ad esempio le nuove bifore di San Nicola si riconoscono da quelle precedenti per la loro superficie liscia, senza decorazioni. «Ma si tratta di particolari di cui potrebbe accorgersi solo un occhio esperto – conclude Carabellese – sfido qualunque barese a riconoscere quali sono i pezzi di Basilica e Cattedrale che hanno di fatto poco più di cinquant’anni di età».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Antonio Giannoccaro
Antonio Giannoccaro
Foto di
Antonio Caradonna
Antonio Caradonna
I commenti
- Nicola LARICCHIA - Parzialmente vero. Se è vero che le parti aggiunte sono moderne, è anche vero che sono state rifatte in maniera identica, soprattutto il rosone del quale vi sono immagini di quello precedente identico nelle quali si vede come fosse del tutto corroso dal tempo. L'ulteriore dimostrazione dell'identicità al preceedente è che, così come il precedente, il solstizio d'estate di ogni anno alle 12 in punto, l'ombra proiettata da quel rosone all'interno della Cattedrale va a coincidere perfettamente con il rosone in marmi policromi che si trova sul pavimento. La stessa cosa accade anche in altre chiese pugliesi costruite nello stile "romanico pugliese". Per quanto riguarda il ciborio di Alfano da Termoli dell'altare, esso è davvero un'aggiunta recentissima, di circa anni '60. Si tratta, infatti, di un furto da parte della Cattedrale, del ciborio sovrastante l'altare della Chiesa Matrice di Casamassima. Esso era stato spostato temporaneamente in un'altra chiesa di Casamassima, se non ricordo male la Cuore di Gesù oggi sconsacrata e di proprietà del Comune che ne ha fatto biblioteca, per consentire dei restauri nella Chiesa Matrice. Fu depredato proprio mentre era depositato nell'altra chiesa. Il tutto è documentato ne "La storia di Casamassima" di Mino Laricchia.
- Silvia Calvi - Buongiorno, potrebbe indicarmi la bibliografia usata per questo articolo sulla presunta sobrietà del romanico pugliese? sarei interessata ad approfondire la questione. inoltre, essendo l'articolo del 2018, mi sa dire se è oggi disponibile al pubblico il testo del prof. Carabellese che cita?