Bari, centrale dell'Enel: la storia del colosso industriale in via di smantellamento
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mercoledì 28 novembre 2018
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di Vincenzo Drago - foto Antonio Caradonna
Il colosso sorge in via Bruno Buozzi, di fronte all'ex mulino Paradies e non lontano dall'unico frantoio tradizionale della città. Ma soprattutto confina con l'estesa area un tempo occupata dalla Stanic, la raffineria da cui prende il nome il quartiere in cui è situato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ha prodotto energia dal 1958 al 2013, anno in cui dopo essere stata danneggiata da un vasto incendio fu avviata di conseguenza alla progressiva chiusura. L'Enel infatti giudicò troppo costose le riparazioni rese necessarie dall'incidente.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L'idea di costruire una centrale prese corpo nel Secondo dopoguerra, quando si capì che le piccole strutture idroelettriche disseminate per la Puglia erano ormai insufficienti per fronteggiare il fabbisogno energetico del Mezzogiorno. Così nel dicembre del 1955 si decise si realizzare un complesso che potesse trasformare olio combustibile in energia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
I lavori proseguirono per tre anni, non senza intoppi. Durante gli scavi per la creazione dei pozzi si scoprì infatti che la falda dalla quale veniva attinta l'acqua era inquinata dalla nafta, rilasciata dalla vicina Stanic. Il liquido contaminato, non compatibile con l'impianto di raffreddamento, venne quindi scaricato in mare: una decisione che provocò proteste e diversi risarcimenti.
Nonostante l'inconveniente, l'edificazione, costata 19 miliardi di lire, giunse a buon fine. A condurla fu la Società generale pugliese di elettricità, azienda che cedette poi i propri impianti all'Enel nel 1963. L'industria vide la luce su un'area di quasi sette ettari, con una potenza prevista di 205.500 kilowatt, entrando in funzione il 9 luglio del 1958.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Oggi, a distanza di sessant’anni, siamo andati a visitare la centrale prima che venga definitivamente abbattuta (vedi foto galleria).
Non avendo i permessi per entrare, ci rechiamo nella vicina via Calace, in fondo alla quale campeggia la massiccia sagoma di uno dei tre serbatoi di olio della fabbrica. Saliamo quindi sull'attico del palazzo della Cgil, posizionato sul lato sinistro della strada, in modo da avere una visione panoramica. Ai nostri piedi, sulla destra, notiamo le intricate componenti della sottostazione, lì da dove partiva la trasmissione dell'energia e dietro di essa un'altra imponente cisterna.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Dinanzi a noi si staglia l'edificio bianco e azzurro della sala macchine, che nasconde in parte le tre caldaie e le due caratteristiche ciminiere di raffreddamento. Sulla sinistra infine spicca un altro elemento distintivo del complesso: le due file superstiti di ventilatori giganti, visibili anche a grande distanza. Il rivestimento cilindrico dall'intenso colore celeste fu adottato negli anni 80 per ridurre il rumore delle ventole, insopportabile per gli abitanti della zona, soprattutto di notte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Tutt’intorno ferve intanto il lavoro degli operai, che nelle ultime settimane hanno accelerato l’opera di dismissione. Qui in futuro, secondo vari progetti, potrebbe nascere un polo scientifico, un sito multifunzionale per usi turistici e commerciali o un parco urbano: un’occasione di riqualificazione per un quartiere nato e cresciuto all’ombra delle industrie.
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Martino - Bravo Enzo. Eccellente l'articolo sulla mitica centrale enel