di Antonio Giannoccaro

Sacralità e sperimentazione: guida alle chiese moderne più suggestive di Bari
BARI – Nella Bari del secondo Novecento, quella della spesso incontrollata espansione urbana, alla ingente produzione di edilizia residenziale si affiancò la nascita di un gran numero di nuove chiese. Questi moderni luoghi di culto in alcuni casi furono realizzati seguendo i principi della ricerca architettonica e della sperimentazione formale, riuscendo ad affrontare con personalità il delicato tema del progetto dello spazio sacro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Oltre alla particolare Chiesa del Salvatore di Loseto dell’architetto Ottavio Blasi, di cui scrivemmo già in un precedente articolo, abbiamo individuato altri quattro templi suggestivi che in futuro potrebbero essere oggetto di una doverosa rivalutazione artistica: Santa Croce, Santa Maria delle Vittorie, Santa Maria Maddalena e San Giovanni Battista. (Vedi foto galleria)

Santa Croce - Iniziamo il nostro viaggio con Santa Croce, situata in piazzetta dei Frati Cappuccini, l’unico angolo del murattiano non costituito da via parallele e perpendicolari. L’edificio religioso fu costruito nel 1967 in sostituzione di un santuario del XVI secolo facente parte del complesso monastico dei Cappuccini, oggi inglobato nella adiacente scuola Giovanni Modugno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La facciata, sobria ed elegante, è caratterizzata dal contrasto tra una parte inferiore scura ed una superiore chiara. Il basamento è realizzato infatti in pietra basaltina e presenta delle pareti che, curvando dolcemente verso l’interno, creano un accogliente atrio di ingresso “scavato” e sopraelevato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’area superiore invece è costituita da una “vela” di cemento leggermente concava e costituita da un bordo che piega verso l’alto nell’angolo destro, lì dove trova alloggio un piccolo campanile inglobato nel prospetto stesso che fornisce un appoggio per la croce.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’interno, a cui si accede tramite sette gradini la cui salita è facilitata da eleganti corrimano in legno, è a tre navate e si presenta come uno spazio puro in gran parte intonacato di bianco. Questo candore è però vivacizzato dalla particolare luce cangiante proveniente dalle “psichedeliche” vetrate policrome, che trasformano la luce naturale del patio interno tingendola di colori decisi.  

Il resto dell’illuminazione proviene poi sia da una sottile apertura orizzontale posta tra il soffitto piano e la parete sinistra della navata centrale, che da un lucernaio circolare posto sull’altare. Una particolarità: il santuario conserva al suo interno “L’invenzione della croce”, un dipinto del 500 attribuito a uno dei più grandi pittori rinascimentali italiani: il Veronese.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Santa Maria delle Vittorie – La “chiesa dei Carmelitani” si trova a Carrassi, alla fine di corso Benedetto Croce, quasi ad angolo con viale Papa Giovanni XXIII. Fu progettata da Vito Sangirardi, importante esponente del Movimento Moderno barese e costruita tra il 1979 e il 1981 su un precedente edificio del 1956.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’esterno non è particolarmente attraente, con forme astratte e severe. La facciata in cemento, originariamente a vista, è caratterizzata sul prospetto principale da una parete ricurva che, a seconda delle interpretazioni, simboleggerebbe il ventre della Madonna oppure l’Arca della salvezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Salendo la rampa di scale si accede all’interno del santuario, che stupisce subito al primo impatto. Si tratta di uno spazio fortemente “emozionale”, al tempo stesso austero e ricco e caratterizzato da un vivace gioco di luci e di ombre. Coppie di travi di cemento armato dal ridotto spessore scandiscono il soffitto, mentre ai nostri piedi si stende un pavimento in pietra di Apricena con inserti in basaltina.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La protagonista assoluta dell’ambiente è però la luce, che penetra nella sala in varie forme e colori. Particolarmente d’effetto risultano sia quella infiammata dal plexiglas ghiacciato color arancio che entra dalle finestre tra le travi e dal muro traforato dietro al presbiterio, sia quella improvvisa e netta che illumina l’altare dal lucernaio sovrastante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L’opera dell’architetto si può definire “totale”, dato che oltre alla struttura furono da lui disegnati anche gli arredi sacri realizzati in legno paduk e i principali manufatti artistici presenti, ovvero i mosaici parietali e il Cristo crocifisso sulla trasparente croce in plexiglas che “fluttua” sull’altare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Santa Maria Maddalena – Costruita nel 1970 a Carrassi, in zona “Contrada Padreterno”, Santa Maria Maddalena è conosciuta da tutti i baresi come la “chiesa di Goldrake”. Qui infatti le forme ipermoderne si fanno così astratte da apparire quasi “aliene”. L’edificio del resto fu progettato da Onofrio Mangini, architetto famoso per aver sempre ricercato un’originalità nei suoi lavori.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il tempio, che si affaccia su via Giulio Petroni, si presenta come una sorta di “tenda” alta 20 metri con sommità quadrata ma con una base cruciforme di cui una parte si estende verso ovest. Ciò che rende questo fabbricato straordinario è proprio la sua struttura complessa. L’aula liturgica vera e propria infatti è una delle poche architetture in cemento armato a Bari che non si reggono grazie al classico sistema a pilastri ma sta in piedi per l’equilibrio generato dalla geometria stessa dello stabile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attraversiamo il portone in bronzo che si apre in largo Spinelli per scoprire l’inconsueto spazio interno, dove il presbiterio si trova nel braccio ovest, mentre negli altri bracci e nella zona centrale si dispongono a raggera i banchi dell’assemblea.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ciò che ci fa trattenere il fiato è la “drammatica” verticalità dell’area centrale che sale restringendosi verso l’alto, lasciando cadere all’interno una pioggia di luce che entra sia dal lucernaio in sommità che dalle traforazioni a forma di croce sui quattro lati della “tenda”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

San Giovanni Battista – Sorta nel 1992 in Via Arcidiacono Giovanni, a Poggiofranco, la chiesa di San Giovanni Battista è una struttura la cui modernità si esplicita chiaramente nei pilastri in cemento, originariamente a vista, e nella grande trave reticolare che esce a sbalzo all’esterno reggendo il piccolo campanile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma l’opera dell’architetto e poeta Umberto Kuhtz può anche definirsi “neorealista”, per via della reinterpretazione della tradizione. Si veda il tetto a spiovente e l’uso di materiali naturali quali il tufo delle pareti, la pietra di Trani del pavimento e il legno lamellare del soffitto, che rendono l’ambiente caldo e accogliente.

(Vedi galleria fotografica di Alessandro Palermo)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Iniziamo il nostro viaggio con Santa Croce, situata in piazzetta dei Frati Cappuccini, l’unico angolo del murattiano non costituito da via parallele e perpendicolari
La facciata, sobria ed elegante, è caratterizzata dal contrasto tra una parte inferiore scura ed una superiore chiara
Il basamento è realizzato infatti in pietra basaltina e presenta delle pareti che, curvando dolcemente verso l’interno, creano un accogliente atrio di ingresso “scavato” e sopraelevato
L’area superiore invece è costituita da una “vela” di cemento leggermente concava e costituita da un bordo che piega verso l’alto nell’angolo destro, lì dove trova alloggio un piccolo campanile inglobato nel prospetto stesso che fornisce un appoggio per la croce
L’interno, a cui si accede tramite sette gradini la cui salita è facilitata da eleganti corrimano in legno, è a tre navate e si presenta come uno spazio puro in gran parte intonacato di bianco
Questo candore è però vivacizzato dalla particolare luce cangiante proveniente dalle “psichedeliche” vetrate policrome, che trasformano la luce naturale del patio interno tingendola di colori decisi
Il resto dell’illuminazione proviene poi sia da una sottile apertura orizzontale posta tra il soffitto piano e la parete sinistra della navata centrale...
... che da un lucernaio circolare posto sull’altare
Una particolarità: il santuario conserva al suo interno “L’invenzione della croce”, un dipinto del 500 attribuito a uno dei più grandi pittori rinascimentali italiani: il Veronese
La “chiesa dei Carmelitani” si trova a Carrassi, alla fine di corso Benedetto Croce, quasi ad angolo con viale Papa Giovanni XXIII. L’esterno non è particolarmente attraente, con forme astratte e severe
La facciata in cemento, originariamente a vista, è caratterizzata sul prospetto principale da una parete ricurva che, a seconda delle interpretazioni, simboleggerebbe il ventre della Madonna oppure l’Arca della salvezza
L'interno è però uno spazio fortemente “emozionale”, al tempo stesso austero e ricco e caratterizzato da un vivace gioco di luci e di ombre. Coppie di travi di cemento armato dal ridotto spessore scandiscono il soffitto, mentre ai nostri piedi si stende un pavimento in pietra di Apricena con inserti in basaltina
La protagonista assoluta dell’ambiente è però la luce, che penetra nella sala in varie forme e colori. Particolarmente d’effetto risultano sia quella infiammata dal plexiglas ghiacciato color arancio che entra dalle finestre tra le travi e dal muro traforato dietro al presbiterio, sia quella improvvisa e netta che illumina l’altare dal lucernaio sovrastante
L’opera dell’architetto si può definire “totale”, dato che oltre alla struttura furono da lui disegnati anche gli arredi sacri realizzati in legno paduk...
...e i principali manufatti artistici presenti, ovvero i mosaici parietali...
...e il Cristo crocifisso sulla trasparente croce in plexiglas che “fluttua” sull’altare
Costruita nel 1970 a Carrassi, in zona “Contrada Padreterno”, Santa Maria Maddalena è conosciuta da tutti i baresi come la “chiesa di Goldrake”. Qui infatti le forme ipermoderne si fanno così astratte da apparire quasi “aliene”
Il tempio si presenta come una sorta di “tenda” alta 20 metri con sommità quadrata ma con una base cruciforme di cui una parte si estende verso ovest. L’aula liturgica vera e propria è una delle poche architetture in cemento armato a Bari che non si reggono grazie al classico sistema a pilastri ma sta in piedi per l’equilibrio generato dalla geometria stessa dello stabile
Attraversiamo il portone in bronzo che si apre in largo Spinelli per scoprire l’inconsueto spazio interno, dove il presbiterio si trova nel braccio ovest, mentre negli altri bracci e nella zona centrale si dispongono a raggera i banchi dell’assemblea
Ciò che ci fa trattenere il fiato è la “drammatica” verticalità dell’area centrale che sale restringendosi verso l’alto, lasciando cadere all’interno una pioggia di luce che entra sia dal lucernaio in sommità che dalle traforazioni a forma di croce sui quattro lati della “tenda”
Sorta nel 1992 in Via Arcidiacono Giovanni, a Poggiofranco, la chiesa di San Giovanni Battista è una struttura la cui modernità si esplicita chiaramente nei pilastri in cemento, originariamente a vista, e nella grande trave reticolare che esce a sbalzo all’esterno reggendo il piccolo campanile
Ma l’opera dell’architetto e poeta Umberto Kuhtz può anche definirsi “neorealista”, per via della reinterpretazione della tradizione. Si veda il tetto a spiovente...
...e l’uso di materiali naturali quali il tufo delle pareti, la pietra di Trani del pavimento e il legno lamellare del soffitto, che rendono l’ambiente caldo e accogliente



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