di Nicola Imperiale

Stalattiti e stalagmiti, non solo a Castellana: ecco la nascosta grotta di Curtomartino
ACQUAVIVA DELLE FONTI - È innegabile: quando a un barese capita di sentire le parole "stalattiti" e "stalagmiti" il pensiero corre automaticamente alle famose grotte di Castellana. Pochi però sanno che nei dintorni del capoluogo pugliese ci sono altre cavità carsiche, meno conosciute ma comunque ricche di rocce dalla forma spettacolare. È il caso della grotta di Curtomartino, affascinante sito formatosi circa due milioni di anni fa situato ad Acquaviva delle Fonti, all'ombra dell'ospedale Miulli. (Vedi foto galleria)

Il sito è ubicato nell'omonima contrada, a pochi passi dal confine con Cassano delle Murge e fa parte di un terreno privato. Fino al 1968 era usato come discarica abusiva e frequentato da coppie in cerca di intimità: in quell'anno infatti una ricerca dell'Università di Bari ne mise in luce l'importanza geologica, salvandolo di fatto dalla storica situazione di incuria che lo affliggeva.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Gli studi rilevarono anche interessanti aspetti biologici, come la presenza di muffe, pipistrelli e insetti tipici degli ambienti umidi, ma soprattutto evidenziarono la scoperta di notevoli reperti. Oltre a primitivi strumenti di ossa e selce infatti sulle pareti sotterranee furono osservate incisioni artistiche che attestano la presenza dell'uomo in zona da almeno 20mila anni, praticamente dal Paleolitico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Raggiungere il luogo non è semplice, se non altro perchè mancano le indicazioni stradali necessarie a "guidare" il visitatore verso la meta. Conviene dunque seguire i segnali che conducono al Miulli. Partendo dal centro abitato di Acquaviva delle Fonti procediamo in direzione sud-ovest per circa sei chilometri percorrendo la strada provinciale 127, svoltando poi nella prima traversa a sinistra che si incontra dopo aver oltrepassato l'ospedale. Avanziamo quindi per altri 750 metri prima di girare nuovamente a sinistra: da questo incrocio basta qualche centinaio di metri per giungere alla grotta nascosta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'ingresso dell'area (almeno quello) è contrassegnato da un apposito cartello azzurro. Qui ad attenderci c'è Lorenzo Di Liso, lo speleologo noto per aver ritrovato nel 1993 il celebre scheletro di Homo neanderthalensis detto "l'Uomo di Altamura". Lo studioso è una delle guide della grotta e subito ci fa strada lungo la passerella metallica che attraversa l'intero sito, permettendo così ai turisti di ammirarlo in tutta sicurezza.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

L'entrata della grotta vera e propria, posta un paio di metri sotto il livello del terreno, è preceduta da un prato caratterizzato sulla sinistra da un'ampia rientranza della roccia. «Era lì che gli abitanti del Paleolitico passavano le giornate - spiega Di Liso -. Di solito rientravano nell'ipogeo solo per ripararsi dalle intemperie e dormire, effettuare riti propiziatori o cimentarsi in incisioni artistiche».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Ci immergiamo finalmente all'interno della cavità, ritrovandoci in un ammaliante ambiente lungo 50 metri e largo 20 illuminato con luci a led. Davanti ai nostri occhi appare un tripudio di stalagmiti e stalattiti: le prime si propagano con veemenza verso l'alto a partire dal pavimento, le seconde "pendono" dall'imponente soffitto alto almeno quattro metri. In diversi punti le due formazioni calcaree si incontrano e danno vita a maestose colonne di roccia, vere e proprie opere d'arte della natura.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

I colori dominanti delle "sculture" vanno dal bianco al marroncino, interrotti dal nero dall'oscurità che avvolge i mille buchi e cunicoli presenti lungo tutte le pareti. Per un attimo Lorenzo decide di spegnere le luci, facendoci provare l'inquietudine di trovarsi sotto terra nel buio pesto. Il silenzio assoluto viene scalfito soltanto dal nostro battito del cuore e dalle gocce d'acqua che da centinaia di migliaia di anni cadono dall'alto modellando questo posto primordiale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Di solito questi scenari fantastici sono il risultato della lentissima penetrazione dell'acqua dalla superficie attraverso diversi metri di spessore del terreno - sottolinea l'esperto mentre ripristina l'illuminazione -. Nel caso di Curtomartino è stata una colata di fango proveniente da una lama vicina a innescare il processo di erosione prodotto dal carsismo: ecco perchè lo strato di suolo sovrastante le colonne è alto appena due metri».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Attorno a noi ci aspetteremmo di vedere disseminati anche utensili quali raschiatoi, punte e lame dei nostri antenati. «Infatti ce n’erano – risponde lo speleologo – purtroppo la grotta è stata spesso oggetto di atti di vandalismo, per cui a un certo punto la Soprintendenza dei beni archeologici della Puglia si è vista costretta a "requisire" i vari reperti. L'idea delle guide sarebbe quella di usare questi cimeli per allestire una mostra permanente, ma mancano i fondi indispensabili per realizzarla. Del resto dal 2009, cioè da quando l'area è stata resa fruibile ai visitatori, operiamo senza alcun contributo pubblico».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Insomma, l'impegno dei privati è sufficiente per garantire il decoro di questo gioiellino preistorico, ma poco può fare in materia di promozione turistica. Il sito è visitabile su prenotazione a 7 euro, ma i pullman carichi di curiosi, a eccezione di qualche scolaresca locale, resteranno a lungo un'esclusiva della vicina Castellana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Qui i contatti per visitare la grotta di Curtomartino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

(Vedi galleria fotografica)


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Le grotte di Curtomartino sono ubicate nell'omonima contrada di Acquaviva della Fonti. Nel 1968 una ricerca dell'Università di Bari ne mise in luce l'importanza geologica, rilevando anche interessanti aspetti archeologici come la presenza di reperti risalenti al Paleolitico
Raggiungere il luogo non è semplice, se non altro perchè mancano le indicazioni stradali necessarie a "guidare" il visitatore verso la meta. L'ingresso dell'area (almeno quello) è contrassegnato da un apposito cartello azzurro
Qui ad attenderci c'è Lorenzo Di Liso, lo speleologo noto per aver ritrovato nel 1993 il celebre scheletro di Homo neanderthalensis noto come "l'Uomo di Altamura". Lo studioso è una delle guide della grotta e subito ci fa strada lungo la passerella metallica che attraversa l'intero sito
L'entrata della grotta vera e propria, posta un paio di metri sotto il livello del terreno, è preceduta da un prato caratterizzato sulla sinistra da un'ampia rientranza della roccia. «Era lì che gli abitanti del Paleolitico passavano le giornate - spiega Di Liso -. Di solito rientravano nell'ipogeo solo per dormire»
Ci immergiamo finalmente all'interno della cavità
Siamo in un ammaliante ambiente lungo 50 metri e largo 20
La cavità è illuminata con con luci a led
Davanti ai nostri occhi appare un tripudio di stalagmiti e stalattiti
Le prime si propagano con veemenza verso l'alto a partire dal pavimento, le seconde "pendono" dall'imponente soffitto alto almeno quattro metri. In diversi punti le due forrmazioni calcaree si incontrano e danno vita a maestose colonne di roccia
I colori dominanti vanno dal bianco al marroncino, interrotti dal nero dall'oscurità che avvolge i mille buchi e cunicoli presenti lungo tutte le pareti
«Di solito questi scenari fantastici sono il risultato della lentissima penetrazione dell'acqua dalla superficie attraverso diversi metri di spessore del terreno - sottolinea l'esperto -. Nel caso di Curtomartino è stata una colata di fango proveniente da una lama vicina a innescare il processo di erosione».
Attorno a noi ci aspetteremmo di vedere disseminati anche quegli utensili, raschiatoi, punte e lame dei nostri antenati rinvenuti dal 1968 in poi. «La grotta è stata spesso oggetto di atti di vandalismo - racconta però lo speleologo -, per cui a un certo punto la Soprintendenza dei beni archeologici della Puglia si è vista costretta a "requisire" i vari reperti»



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