Teatro Osservatorio, un laboratorio permanente «per aprire a tutti il nostro mondo»
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venerdì 30 novembre 2012
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di Rachele Vaccaro
Com’è nato il vostro gruppo?
Il Teatro Osservatorio è stato partorito circa diciotto anni fa dalla mente di Vittorio Cosentino, ma da allora è cambiato molto. Lui non lavora più con noi e tante altre persone sono entrate a far parte della compagnia più tardi. Oggi siamo una realtà in divenire: ci sono i fondatori, i principianti che muovono i primi passi nel mondo della recitazione, gli attori più esperti e quelli freschi di laboratorio. Sarebbe difficile definirci perché non abbiamo un’identità unica.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Questa frammentarietà non è un problema?
Lo è quando ogni gruppo organizza il proprio spettacolo senza sentirsi parte di una compagnia più grande. Ma da qualche anno, con la creazione di una commissione artistica, stiamo unendo i nostri sforzi per uniformarci almeno a livello qualitativo. La commissione nasce proprio come supervisore, per far incontrare i diversi gruppi e farli discutere tra loro sull’organizzazione degli spettacoli.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Come vi gestite?
Chi decide la regia degli spettacoli decide anche chi saranno gli attori e quale dovrà essere il percorso da seguire. Chi invece partecipa alle nostre attività ha diritto ad una tessera che gli permette di entrare a far parte ufficialmente dell’associazione. Ogni ultimo venerdì del mese organizziamo una serata aperta al pubblico con un contributo libero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Riuscite a presentare spettacoli nel vostro teatro-studio?
Nella nostra piccola sala in via Trento possiamo ospitare al massimo 40 spettatori. Cerchiamo però di proporre le nostre messe in scena nelle varie rassegne teatrali, così come fa ogni compagnia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Su che tipo di spettacoli puntate?
Il nostro "forte" è l'improvvisazione teatrale, sulla quale costruiamo soprattutto commedie, interpretando testi classici o sceneggiature scritte da noi. Cerchiamo però sempre di inserire nella rappresentazione quel tocco di "sociale".Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La vostra compagnia organizza diversi laboratori.
Sì, siamo partiti da un laboratorio singolo che serviva per raccogliere nuovi soci. Oggi abbiamo un corso di improvvisazione tenuto dal clown canadese Ian Algie che è cominciato un anno e mezzo fa, un laboratorio di tecnica vocale con Andrea Cramarossa, per imparare a modulare la voce e a liberarla da tensioni, un corso di dizione e uno di danze popolari (pizzica salentina e pizzica brindisina, tarantella e altre danze pugliesi).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma sono corsi solo per attori?
No, ogni laboratorio è studiato e pensato sia per gli attori sia per chi non è esperto di recitazione. Il Teatro Osservatorio porta avanti una filosofia, che è quella che la compagnia deve essere aperta verso l’esterno. Lavoriamo e organizziamo spettacoli con principianti per dar loro la possibilità di imparare qualcosa di nuovo e per crescere noi stessi: dai ragazzi impariamo l’ingenuità e riscopriamo la precisione, il voler seguire il copione alla lettera, l’ansia del sipario che si apre.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qual è il vostro obiettivo primario?
Rendere il pubblico partecipe, non farlo restare semplicemente spettatore. Prima il teatro aveva soprattutto una funzione educativa, al giorno d’oggi il pubblico vuole consumare il teatro stesso. Mi spiego meglio con un esempio: pochi giorni fa abbiamo inscenato “Domanda di matrimonio”, una rappresentazione teatrale che si conclude con una festa di matrimonio. Siamo scesi dal palcoscenico e abbiamo offerto al pubblico pasticcini e prosecco, tutti hanno iniziato a banchettare e si sono dimenticati dello spettacolo. Il pubblico si era talmente immedesimato che non c’è stato nemmeno l’applauso alla fine. Così dovrebbe essere il teatro: fatto per il pubblico e dal pubblico.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
La pagina web del teatro: www.teatroosservatorio.it/132216442
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Rachele Vaccaro
Rachele Vaccaro