Il ''tropicalismo mediterraneo'' degli Os Argonautas: «L'importante è navigare»
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martedì 21 maggio 2013
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di Maria Bruno
Partiamo dal nome che avete scelto (“navigatori” in portoghese), come nasce?
È il titolo di un fado (tipica musica popolare portoghese) scritto da Caetano Veloso su un testo di Fernando Pessoa, che incarna il nostro pensiero, è un po' il nostro "manifesto". Il brano dice: “Navigare è necessario, vivere non è necessario”. Lo spirito di questa frase è diventata la forma per raggiungere quello che siamo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Avete già “navigato” molto, considerando che siete attivi come gruppo solo dal 2011. Quale pubblico e quale meta vi hanno maggiormente gratificati?
Non sono i luoghi che ci danno soddisfazione ma chi li riempie. Puoi suonare in una stanza di fronte a due persone che “sono con te” ed emozionarti, ma anche in uno stadio con diecimila persone che al contrario “non sono con te” e non sentire niente. Il pubblico che ci soddisfa è quello che canta con noi, che si commuove durante i concerti: chiunque diventi parte, anche solo per un momento, della nostra ciurma in questo viaggio immaginario.
Volendo costringere la vostra musica in un genere ben definito?
Dare genere alla musica è sempre un compito arduo perché non esiste un genere che non nasca dall’unione di più generi. Potremmo però definirlo un mix tra cultura del Mediterraneo, fado e musica popolare brasiliana: se possibile una sorta di “tropicalismo Mediterraneo”.
Come nasce un vostro brano? Chi si occupa della musica e dei testi?
Nei brani finora composti, testi e musica sono miei ma non abbiamo una figura fissa di "paroliere". Cerchiamo di dare una veste musicale a qualsiasi cosa ci passi per le mani o per la mente. Musica e arrangiamenti hanno una testa di partenza, ma sono man mano sviluppati un po' da tutti durante il lavoro di incisione. E' la vita che scrive le nostre canzoni più che una persona. L'esperienza invece scrive gli arrangiamenti.
Voi cinque siete diplomati al conservatorio e avete, quindi, alle spalle anni di studio. Pensi che questo sia fondamentale per il successo?
Per "sfondare" credo sia necessario, purtroppo, avere una buona agenzia di comunicazione, un buon produttore, un buon distributore e qualche amico in politica! E' una riflessione amara ma è quello che viviamo giornalmente vedendoci spesso superare, a livello mediatico, da chi non ha competenze ma possiede tutte quelle caratteristiche che ho appena citato. Penso però che sia necessario studiare (e intendo innanzitutto ascoltare) per fare le cose bene e sconfiggere il mercato con una evidente superiorità artistica e una lunga esperienza sullo strumento e sul palco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Qual è il tema a voi più caro che domina nei testi?
Il tema del viaggio come metafora dell'esistenza occupa una grossa fetta della nostra produzione. Il viaggio inteso come qualcosa di misterioso, impervio e pericoloso. Si tratta di un viaggio che non ha una meta. Apriamo il nostro spettacolo con "Navegar é preciso (Navigare é necessario)" dicendo appunto che "la meta è solo metà del viaggio" e che "se la vita è come il mare, l'importante non è vivere ma navigare". Storie di andate e ritorni, dunque, di attese, di scoperte, di paure.
Cosa si augura la ciurma per il futuro?
Si augura di navigare. Navigare in ogni modo: con un secondo disco tutto di musica originale, con live all'estero e magari collaborazioni con i grandi "nostromo" della canzone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Os Argonautas, il brano "Lo stivale":
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Maria Bruno
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